Enrico Grosso sarà il presidente onorario del Comitato a difesa della Costituzione e per il No al referendum sulla riforma della Giustizia, promosso dall'Associazione nazionale magistrati-Anm.
Avvocato, professore ordinario di diritto costituzionale all'università di Torino, Grosso ha fornito di recente il parere 'pro veritate' in merito al limite dei mandati nella giunta regionale della Valle d'Aosta, che ha riconosciuto al presidente uscente Renzo Testolin e al suo vice Luigi Bertschy la possibilità di riassumere incarichi esecutivi nel Gouvernement per i prossimi cinque anni. Nato a Torino il 12 settembre 1966, Grosso si è formato alla scuola di Gustavo Zagrebelsky, di cui è stato allievo, e vanta una ricca produzione scientifica dedicata ai temi della democrazia rappresentativa e diretta. Professore ordinario di diritto costituzionale, è considerato tra i più autorevoli studiosi italiani delle dinamiche di equilibrio tra poteri dello Stato e partecipazione popolare.
Per il professore, il diritto è una questione di famiglia. Suo padre, Carlo Federico Grosso, scomparso nel 2019, è stato uno dei più noti penalisti italiani: difensore in processi di grande risonanza come quelli per la strage di Bologna, la strage del Rapido 904, il crack Parmalat e il delitto di Cogne.
Anche il nonno, Giuseppe Grosso, fu una figura di primo piano nel mondo accademico e politico del Novecento: giurista di fama, esperto di diritto romano e storia del diritto, esponente della Democrazia cristiana, ricoprì la carica di presidente della Provincia di Torino e fu sindaco del capoluogo piemontese alla fine degli anni Sessanta.
L’elezione di Enrico Grosso alla presidenza onoraria del Comitato segna dunque una continuità ideale tra cultura giuridica e impegno civile, nel solco di una tradizione familiare che ha intrecciato per tre generazioni diritto, etica pubblica e servizio alla collettività.
“La prima cosa che vorremmo spiegare ai cittadini - ha sottolineato il professore - è il fatto che bisogna sventare una mistificazione. Questa riforma non è sulla separazione, ma è sulla delegittimazione e l’indebolimento del Consiglio superiore. Non è stata fatta per separare le carriere dei pm da quelle dei giudici, che ormai sono già lontane tra loro, ma solo per minare l’autonomia e l'indipendenza della magistratura, di cui il Csm è presidio fondamentale”.


pa.ga.



