Da settimane un’intera comunità di residenti al quartiere Cogne nella zona ovest di Aosta, vive in una condizione che il locale Comitato Casa per Tutti definisce “di terrore quotidiano”.
Al centro del problema, secondo il Comitato, c’è un 29enne, figlio della titolare di un alloggio Arer, che secondo le testimonianze raccolte avrebbe dato vita a una serie di episodi violenti e minacciosi culminati, il 9 ottobre, con una minaccia di sgozzamento ai danni di un’anziana davanti al Carrefour Market in piazza Salvo d'Acquisto. Pochi giorni prima, nella stessa zona, lo stesso giovane si era reso protagonista di una brutale aggressione a un anziano.
Il Comitato, che segue da vicino la situazione abitativa del quartiere, parla apertamente di un “quartiere tenuto in ostaggio” dall’uomo, le cui aggressioni e minacce sarebbero proseguite anche davanti alle Forze dell’ordine, senza che seguissero provvedimenti risolutivi.
Secondo la ricostruzione contenuta nel documento inviato oggi, sabato 11 ottobre, alle autorità, l’escalation è iniziata il 20 settembre, con atti di vandalismo e intimidazioni, tra cui la rottura di un portone condominiale e danni ad alcune auto. In quella stessa giornata, nonostante l’intervento dei carabinieri, l’uomo avrebbe continuato con le minacce “in presenza dei militari, dimostrando – scrive il Comitato – totale spregio per l’Autorità dello Stato”. Da allora gli episodi si sarebbero moltiplicati: il 28 settembre un passante è stato aggredito “con mano armata di punteruolo” e la polizia, intervenuta, dopo aver identificato l'aggressore lo ha ricondotto alla sua abitazione; il 2 ottobre un nuovo intervento dei carabinieri presso l’abitazione del giovane avrebbe evidenziato “una situazione di manifesto disagio” del soggetto, trovando l’aostano solo e in evidente stato di alterazione. A fronte di questi fatti, il Comitato riferisce di aver inviato due PEC formali all’ARER Valle d’Aosta (20 e 28 settembre), chiedendo l’avvio della procedura di decadenza dell’assegnazione dell’alloggio, poiché la titolare – la madre del giovane – “non abita più con il figlio”. Tuttavia, non sarebbe giunta alcuna risposta né da ARER né dai Servizi sociali del Comune, che non sarebbero stati attivati nemmeno dopo gli interventi delle Forze dell’ordine.
“L’inerzia burocratica e il silenzio politico stanno mettendo a rischio l’incolumità dei residenti”, si legge nella nota diffusa dal Comitato, che invoca un intervento immediato e coordinato tra autorità di pubblica sicurezza, ARER e servizi sociali. Un quadro che, alla vigilia delle elezioni comunali, diventa anche un banco di prova per la capacità delle istituzioni di garantire sicurezza, tutela e legalità nei quartieri popolari della città.