“Per evitare costanti richieste di deroga ed evitare aggiustamenti in corso d’opera, come a volte accaduto, è necessario lavorare a monte per fissare dei punti fermi sin dalla prima stesura della prossima Pac 2028-2034”.
È l’appello lanciato dall’assessore regionale all’Agricoltura e risorse naturali, Marco Carrel, aprendo oggi gli Stati generali dell’agricoltura alpina, evento promosso dalla Regione e dall’Università della Valle d’Aosta come momento di confronto tra istituzioni europee, nazionali, regionali e mondo agricolo.
Carrel ha proposto la definizione di “un decalogo delle esigenze dell’agricoltura alpina italiana”, da sottoporre alle istituzioni europee, auspicando che in futuro “possano aderire anche altri Stati dell’arco alpino per avere un peso maggiore e incidere sulla politica agricola europea del futuro”.
L’obiettivo, ha spiegato, è quello di contrastare “un processo di centralizzazione che i territori di montagna guardano con preoccupazione” e la prospettiva, “gravosa e pericolosa”, di una riduzione dei fondi destinati all’agricoltura. Nel suo intervento, l’assessore ha ricordato alcune delle sfide affrontate nel corso del mandato: “Ho dovuto più volte confrontarmi con il territorio e poi interfacciarmi con i livelli politico, tecnico e amministrativo, sia nazionali che europei, per adeguare gli strumenti normativi alla realtà valdostana e far valere le nostre diversità territoriali”. Tra gli esempi citati, la deroga sulla stabulazione fissa e il ricorso al pascolo nell’ambito della certificazione Sqnba per il benessere animale: “Abbiamo lavorato insieme alle altre regioni alpine – ha ricordato Carrel – ottenendo l’innalzamento del limite per il riconoscimento degli allevamenti familiari da 50 a 90 capi. Ma riteniamo comunque che in Valle d’Aosta tutti gli allevamenti possano considerarsi familiari secondo la normativa nazionale”.
Carrel ha poi richiamato i risultati raggiunti sul Csr, con l’aumento dei premi per l’agricoltura biologica nelle colture ortofrutticole e viticole, “oggi tra i più elevati a livello nazionale”.
Ceretta: “Un cambiamento epocale, ma evitiamo la ghigliottina”
Un parallelo storico ha aperto invece l’intervento della rettrice dell’Università della Valle d’Aosta, Manuela Ceretta (foto sopra), che ha evocato gli Stati generali del 1789: “Allora si aprì la Rivoluzione francese senza che nessuno sapesse di quel cambiamento epocale. Oggi siamo consapevoli del mutamento che stiamo vivendo. Evitiamo però di finire nel terrore, come allora – ha sorriso – evitiamo la ghigliottina, ma ringraziamo chi ha partecipato a questo importante processo”. Ceretta ha sottolineato il ruolo strategico dell’agricoltura valdostana: “È uno dei pilastri dell’identità culturale e dell’economia regionale, ma anche il motore che tiene vive le montagne, custodisce il paesaggio e rinnova le tradizioni. Con la nuova Pac dovrà affrontare le sfide della sostenibilità, della competitività e del cambiamento climatico”.
Testolin: “Le aziende agricole sono presidio di comunità”
Nel suo saluto, il presidente della Regione, Renzo Testolin (foto sotto), ha ricordato il legame tra agricoltura e tenuta sociale dei territori di montagna: “Abbiamo paesi di 100, 150, 200 abitanti che resistono grazie alla presenza di due o tre aziende agricole, di qualche attività commerciale e dei servizi che la Regione cerca di mantenere. Questi equilibri sono parte del nostro modo di vivere il territorio”.
Guardando al futuro, Testolin ha auspicato che il confronto degli Stati generali “aiuti a rendere concrete queste sfumature per trasformarle in opportunità”, soprattutto in vista di un possibile ridimensionamento dei fondi agricoli europei: “Se non ci sarà più un fondo esclusivo per l’agricoltura – ha osservato – occorrerà comunque garantire che il settore continui ad avere un peso decisivo nei processi decisionali, a livello regionale, nazionale o europeo”.


pa.ga.



