Non è più un episodio isolato. Pochi giorni dopo aver ricevuto un plico anonimo contenente la copia di una vecchia perizia calligrafica, la nostra redazione ne ha ricevuto un secondo. Ancora una volta senza mittente, ancora una volta con riferimenti a vicende locali datate ma tutt’altro che sepolte.
La sensazione è che un particolare ‘corvo’ sia tornato a volare, oppure che non abbia mai smesso, perché a distanza di quasi quindici anni dal primo clamore, continuano a giungere missive anonime che raccontano, o pretendono di raccontare, le zone d’ombra della gestione pubblica tra Champdepraz e altri comuni della bassa Valle fino a Pont-Saint-Martin. Per quanto riguarda la nostra testata, la circostanza di ritrovarci in buca materiale di possibile stampo diffamatorio inizia a darci un certo fastidio, allora proviamo a spiegarci con maggiore chiarezza.
Il nome usato per firmare quelle lettere – fin dal 2010 – è sempre lo stesso: Pietro Pinet. Peccato che Pietro Pinet, residente nella zona, sia deceduto circa vent’anni fa. Un nome strappato all’oblio e trascinato, post mortem, dentro una lunga sequenza di esposti anonimi recapitati ad amministratori pubblici, alla magistratura aostana e alla Corte dei Conti della Valle d’Aosta. Almeno otto, stando a fonti riservate, con toni via via più aspri, accusatori, a tratti apertamente diffamatori.
Già nel 2010 una perizia calligrafica – firmata da Alfredo Ghio, noto consulente torinese – aveva permesso di attribuire con precisione la paternità di almeno due di quelle lettere. L’autore? Una figura politica ben nota in Valle d’Aosta: ex sindaco, ex assessore regionale. Il suo nome venne reso pubblico all’epoca durante una seduta della Giunta comunale di Champdepraz dall’allora sindaco Luigi Berger, che lesse la perizia calligrafica commissionata dalla sua Amministrazione e ne distribuì copia a ciascun consigliere. Nessuna smentita ufficiale seguì quell’iniziativa.
Non è intenzione di nessuno riesumare antiche guerre di campanile, ma è difficile dimenticare che l’ex assessore regionale ed ex sindaco di Champdepraz Angelo Lanièce fu indicato, nero su bianco, come autore materiale di quelle missive. Non un’illazione giornalistica o politica, bensì le risultanze di una qualificata perizia tecnica.
Eppure, da allora, il fenomeno non si è interrotto. Al contrario: le lettere anonime – scritte a mano o dattiloscritte (tutte con una sola macchina da scrivere, senza ombra di dubbio), firmate 'Pietro Pinet' o 'Cittadini delusi' – hanno continuato a circolare. Dal 2010 fino ad almeno il 2024. Denunciano, accusano, screditano amministratori, imprenditori, professionisti. Una trama che si è intrecciata col tempo senza mai approdare a una verità processuale o a una querela pubblica. O meglio, una denuncia relativa a una lettera dattiloscritta a firma di fantomatici 'cittadini' fu inoltrata in Procura dalla Giunta di Champdepraz nel 2011, ma le indagini furono archiviate per mancanza di prove concrete sul possibile autore del testo.
Chi, semmai, ha raccolto, negli anni successivi l’eredità del 'corvo'? Chi ha continuato a usare l’identità del defunto Pietro Pinet per dare voce a sospetti e rancori? Chi, oggi, ha interesse a recapitare copie di una vecchia perizia e missive a firma falsa, anonimamente, a un giornale locale?
Resta un dato: per la seconda volta in pochi giorni, siamo destinatari di plichi senza firma, ma con un chiaro intento. Che sia intimidazione o solo un messaggio cifrato, poco importa. L’anonimato resta, il fango pure.
E allora la domanda è: cosa si vuole ancora nascondere, o peggio, esibire?
Una comunità piccola, come quella della bassa Valle, può convivere così a lungo con sospetti, accuse e lettere anonime, senza mai pretendere un chiarimento definitivo?
L’ombra del ‘corvo’ non si dissolve. Cambia forse solo il becco.