Eventi e appuntamenti | 11 luglio 2025, 07:14

Al Centro Saint-Bénin la mostra 'Brassaï. L’Occhio di Parigi'

Venerdì 18 luglio alle 18 l’inaugurazione dell'esposizione che ha avuto già largo successo in Lombardia e Veneto

Brassaï autoritratto in Boulevard Blanquì

Brassaï autoritratto in Boulevard Blanquì

La mostra fa parte di un progetto più ampio della Regione, in cui - si legge in una nota stampa - è stato intrapreso “un percorso che si è posto obiettivi educativi, culturali e civili, secondo una visione di ampio respiro”.

Curata da Philippe Rybeyrolles, nipote del fotografo, si pone come retrospettiva dei lavori del fotografo ungherese, proponendo più di 150 stampe oltre che a sculture, documenti ed oggetti a lui appartenuti. Si colloca inoltre come terza tappa dell’esposizione, seguendo quelle del Palazzo Reale di Milano e del Museo Civico di Bassano del Grappa.

Couple au Bal des Quatres Saisons (1932)

Nato in Ungheria il 9 settembre 1899 e trasferitosi a Parigi tre anni dopo con la famiglia, Gyula Halász vi si ristabilì nel 1924 dopo aver vissuto e lavorato a Berlino per quattro anni come giornalista. Adottò il nome Brassaï in onore della sua città d’origine, Braşov, che nonostante ora faccia parte della Romania all’epoca era ancora territorio ungherese.

Lavorò come corrispondente estero per alcune pubblicazioni ungheresi e rumene, convincendosi pian piano dell’idea che la fotografia fosse l’unico mezzo con cui poter rappresentare davvero la realtà.

Dal 1929 si dedica quindi a ritrarre Parigi e il quartiere di Montparnasse, centro anche di sue personali frequentazioni, ad ogni ora della giornata, soprattutto in quelle notturne, ritraendo scorci della città, dettagli di essa e le persone che la popolano.

Le Baiser (1935/37)

“Nelle sue passeggiate il fotografo non si limitava alla rappresentazione delle vedute architettoniche, ma si avventurava anche in spazi interni più intimi e confinati, dove le persone si incontravano e si divertivano”, si legge ancora nella nota. "Nonostante le sue opere, in bianco e in nero dai toni spesso soffusi e quasi 'dark', siano sovente accostati alla corrente surrealista (di cui lui frequentava alcuni esponenti come André Breton), il fotografo non si considerava affatto parte di essa, volendo mostrare un ritratto soggettivo della realtà. Effettivamente, egli sosteneva che “il surrealismo delle mie immagini non è altro che il reale reso fantastico dalla visione. Cercavo solo di esprimere la realtà, in quanto niente è più surreale”.

Nei giorni successivi all’inaugurazione, la mostra aprirà dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 18 dal martedì alla domenica. I biglietti sono a 8 euro a prezzo intero e 6 ridotto, con ingresso gratuito per i minori di 18 anni e sconti per chi possiede l’Abbonamento Musei.

Simone Mombelli