“L’inclusione non è uno slogan da progetto europeo, ma un impegno che si misura con i fatti. E qui i fatti dicono che qualcuno ha smesso di prendersi cura di ciò che avevamo costruito per tutti”. Non usa mezzi termini Egidio Marchese, presidente di Disval e dell’Associazione Valdostana Paraplegici-AVP dopo il sopralluogo effettuato nei giorni scorsi lungo il percorso naturalistico accessibile realizzato a Champdepraz, nella zona di La Ville a Chevrère, 1300 metri di quota, nel comprensorio ai piedi del Parco Naturale del Mont-Avic. Marchese si è recato sul posto dopo aver letto l'articolo de Laprimalinea.it che denunciava lo stato di incuria del tracciato. Ha voluto vederci chiaro e ha trovato conferma alle nostre perplessità.
Il sentiero, nato con l’obiettivo di offrire anche alle persone con disabilità motorie la possibilità di vivere la montagna in sicurezza e autonomia, fu realizzato una decina di anni fa nell’ambito del progetto “Integration et Bien-Être dans les Alpes”, promosso dalla Regione Valle d’Aosta con i fondi del programma europeo Interreg ALCOTRA 2007–2013. "La sua creazione era stata frutto di un attento lavoro di progettazione accessibile: fondo in terra e pietrisco rullato, larghezza regolamentare, pendenze contenute, panchine e pannelli informativi. In un punto particolarmente critico, per garantire la continuità della percorrenza, era stato anche realizzato un tratto in cemento battuto, oggi quasi del tutto sparito, sepolto dal tempo e dalla negligenza".
Un percorso oggi impraticabile
Oggi, però, quel sentiero – a suo tempo presentato come esempio virtuoso di progettazione inclusiva – versa in uno stato di completo abbandono. Lo testimonia per l'appunto Marchese, che si è recato sul posto con una carrozzina motorizzata dotata di Triride (una ruota elettrica che consente la trazione su fondi difficili): “Nonostante avessi uno dei migliori ausili disponibili, ho fatto fatica a proseguire sin dall’inizio - commenta il presidente di Avp e Disval in un'articolata nota -. La superficie è discontinua, invasa da pietre, erba alta e buche profonde. In alcuni tratti la larghezza scende ben sotto al metro, impedendo qualsiasi incrocio. A metà percorso ho dovuto rinunciare e tornare indietro. Per chi usa una carrozzina manuale, oggi quel sentiero è semplicemente inaccessibile. E anche per altri utenti, come famiglie con passeggini o persone anziane, presenta rischi oggettivi”.
Il quadro è aggravato dal degrado degli arredi: panche rotte, pannelli informativi scoloriti o caduti, vegetazione invadente. Una situazione che vanifica anni di impegno, progettazione e risorse spese per rendere la natura accessibile a tutti. “Parliamo di soldi pubblici, di fondi europei – sottolinea Marchese – ma soprattutto di una visione di società più equa. Oggi tutto questo è compromesso da una mancanza di manutenzione ordinaria, che era peraltro prevista all’interno del progetto”.
Secondo Disval e Avp, le responsabilità vanno chiaramente individuate. Il percorso sorge su una strada poderale a uso agro–silvo–pastorale, e ricade sotto la competenza del Comune di Champdepraz e del Consorzio di Miglioramento Fondiario (CMF) della zona. presieduto da Lucia Bertorello, che è anche vicesindaca. “Mi è stato riferito da residenti – spiega Marchese – che una fuoriuscita d’acqua da una vasca situata a monte ha ricoperto parte del tracciato con pietrisco, rendendolo ancor più sconnesso. Nessuno ha fatto nulla per ripristinarlo. Né il Comune (sindaco è Monica Cretier) né il CMF si sono mossi. Francamente, se fossi nei loro panni, non dormirei tranquillo. C’è in ballo la sicurezza delle persone fragili”.
Non manca un appello anche alla Regione Valle d’Aosta, ente promotore del progetto iniziale, e più in generale al mondo politico. “L’accessibilità in montagna non è un lusso né un’opzione – continua Marchese – ma un diritto. La nostra associazione ha contribuito fin dall’inizio all’identificazione dei percorsi più adatti: oltre a Champdepraz, ricordo quelli di Champlong a Verrayes, Chevrère ad Antey-Saint-André, Lexert a Bionaz, il lago di Villa a Challand-Saint-Victor, le aree umide di Les Îles a Brissogne e del Marais a Morgex. Oggi, una parte di quel patrimonio rischia di andare perso. E noi non possiamo tacere”.
Un progetto nato dal basso, oggi ignorato
La genesi del sentiero di Chevrère – così si chiama la località da dove inizia il percorso – non fu una scelta casuale. Come ricorda Marchese, che fu incaricato dalla Regione per l’individuazione dei percorsi, “la selezione avvenne dopo numerosi sopralluoghi, in collaborazione tra l’assessorato alla Sanità e quello all’Agricoltura. Si voleva offrire a residenti e turisti con disabilità la possibilità di trascorrere una giornata in natura, magari con un pic-nic al fondo del tracciato. In passato abbiamo anche organizzato gite con persone da fuori Valle. Era una piccola grande conquista”.
Per questo, la constatazione odierna pesa ancora di più. Disval aveva inserito Chevrère tra le mete di possibili uscite estive, ma il sopralluogo di questi giorni fa cadere ogni possibilità. “È frustrante – ammette Marchese – dover rinunciare a un’esperienza all’aperto per mancanza di manutenzione. Non stiamo chiedendo miracoli: solo che chi ha la responsabilità del territorio se ne prenda cura, come promesso, come previsto”.
Disval e Avp chiedono un intervento immediato
Le associazioni chiedono ora agli Enti competenti un intervento immediato per ripristinare le condizioni minime di sicurezza e accessibilità, e una presa di responsabilità pubblica da parte degli enti coinvolti. “Non basta tagliare nastri e fare conferenze stampa. L’inclusione si misura nel tempo, nella capacità di garantire diritti e opportunità giorno dopo giorno. Noi continueremo a vigilare. Lo dobbiamo a tutte le cittadine e i cittadini che credono in una montagna aperta, sicura e condivisa”.