Al momento non c'è ancora un collegamento con l'inchiesta milanese sulla curva rossonera del pm Storari, ma si rifornivano di cocaina e marijuana principalmente negli ambienti rossoneri di Sesto San Giovanni, i sette valdostani indagati insieme a un lombardo a vario titolo per spaccio, detenzione e approvvigionamento di sostanze stupefacenti, principalmente cocaina. Le indagini sono state svolte dalla Squadra Mobile della questura aostana; ieri tutti sono stati sentiti in interrogatorio precautelare dal gip del tribunale aostano Davide Paladino, che dovrà decidere se accogliere o meno le richieste di misura cautelare formulate dal pm Giovanni Roteglia.
Le complesse, articolate indagini svolte dalla polizia sono durate circa un anno e orbitano attorno alla sede della sezione aostana Curva Sud del Milan, dove secondo gli inquirenti avveniva la maggior parte dello spaccio. Sono indagati il 29enne presidente, Domenico Cataldo, di Aosta (già supporter del VdA Aosta Calcio 911); il cugino Gianluca Fazari, di 45 anni; l'aostano Edoardo Laface (21); Massimiliano Boga, residente nel milanese e altri quattro giovani valdostani i cui profili risultano però marginali nell'inchiesta (facevano perlopiù 'staffetta' con le auto a protezione del 'carico' quando il gruppo rientrava da Sesto con lo stupefacente): Matteo Girardi, Andrea Agostino, Mattia Raffa e Nicolas Cannatà.
Il giovane lombardo è una figura centrale delle indagini insieme a Fazari e Cataldo nell'organizzazione del 'giro' di spaccio. Inchiesta avviata dalle rivelazioni di una persona "a conoscenza dei fatti" e ricca di intercettazioni probanti secondo gli inquirenti della polizia, che hanno sequestrato circa 800 grammi di stupefacente (300 di 'coca' e 500 di sostanze 'leggere') e 12 sigarette elettroniche 'taroccate' per fumare hashish ed 'erba'. In una di queste, Fazari spiega a un interlocutore che "se vogliamo prenderci Aosta dobbiamo fare fuori mio cugino", intendendo ovviamente un'eliminazione 'economica', 'politica', 'sociale' ma non certo fisica. Il 'giro' avrebbe fruttato dai 35 ai 50mila euro al mese.