Con l'approvazione di un ordine del giorno al Piano regionale faunistico-venatorio presentato dal gruppo 'Rassemblement valdotain', il Consiglio Valle d'Aosta ha impegnato la Giunta a prevedere, entro i prossimi 12 mesi, una bozza di norma di attuazione da proporre alla Commissione paritetica che apre alla possibilità di una caccia di selezione dello stambecco.
Il provvedimento ha avuto 33 voti a favore e un'astensione; il Piano faunistico nel suo complesso è stato approvato con 22 voti a favore e 10 astensioni e aggiorna quello precedente 2008-2012.
"Nelle sue oltre 400 pagine - si legge in una nota - disciplina la tutela della fauna selvatica e le modalità di censimento e monitoraggio; i criteri di gestione e zonizzazione (oasi di protezione, zone di ripopolamento, aziende venatorie, centri di riproduzione); gli indici di densità venatoria e la distribuzione dei cacciatori, anche non residenti; i criteri per il ripopolamento e la reintroduzione della fauna; i programmi di conservazione delle specie autoctone e delle zone umide per la tutela dell'avifauna migratoria; gli impegni finanziari e la cartografia tematica con le potenzialità faunistiche del territorio. Il Piano è corredato da documenti tecnici: relazione generale, linee guida per la gestione dei cervidi e dei galliformi alpini, monitoraggio della lepre variabile, rapporti ambientali e parere Vas".
Quanto ai cambiamenti verificatisi nel settore venatorio negli ultimi anni, l'assessore regionale all'Agricoltura e Risorse naturali, Marco Carrel (foto sopra), è intervenuto in Aula spiegando che "dal 2012 ad oggi la fauna ha avuto cambiamenti radicali, dovuti principalmente al fenomeno di radicamento del lupo. Questo predatore ha cambiato la fauna valdostana e non solo; dobbiamo prenderne atto e porre in essere delle politiche che vadano a 'compensare' questa situazione. Il nuovo Piano è la base da cui partire, consapevoli che non possiamo in poco tempo moltiplicare la fauna valdostana, ma possiamo lavorare con prospettiva per porre in essere regole chiare per far fronte alla situazione esistente".
Carrel ha poi sottolineato che "le associazioni naturalistiche hanno messo in evidenza alcune criticità sulle Oasi: riteniamo che non debbano essere fisse, per non trasformarle da aree di rifugio ad aree di alimentazione facile per i predatori (in particolare del lupo). In questo Piano si propone una quota del 13% della superficie agro-silvo-pastorale destinata a protezione della fauna selvatica".
"Anche il mondo venatorio - ha detto Carrel - ci ha fatto pervenire le proprie osservazioni: nel Piano sono confermate le otto circoscrizioni, per garantire il legame tra cacciatore e territorio. Non possiamo, però, non vedere la situazione in diverse circoscrizioni dove, vista la scarsità di fauna, i piani di abbattimento non permettono di raggiungere la quota di un capo per cacciatore: per questo motivo ho voluto inserire la previsione di una diversa metodologia di assegnazione dei capi cacciabili a livello sovra circoscrizionale a valle della modifica della legge di riferimento. Abbiamo inoltre reso chiara la nostra volontà politica di rafforzare il ruolo delle circoscrizioni per le quali si ipotizza che diventino delle strutture di riferimento per la gestione della procedura di assegnazione dei capi. In ultimo, in questo Piano si prevede la possibilità, sostenuta anche da Ispra, di predisporre gli strumenti normativi e operativi per il prelievo selettivo dello stambecco, che potrebbe eventualmente essere avviato con modalità rigorosamente conservative con piani selettivi inferiori al 5%".
Infine l'assessore si è soffermato "sulla necessità di trovare un equilibrio tra le esigenze delle aziende agricole che chiedono la riduzione dei cervidi, dei corvidi e dei cinghiali (sui quali vanno fatti anche dei distinguo vista la situazione legata all'aspetto sanitario) e il mondo venatorio".