I 27 Paesi dell'Unione Europea hanno dato il via libera al cambio di status da protezione 'rigorosa' a 'semplice' per il lupo.
Per Legambiente della Valle d'Aosta si tratta di una decisione “insensata, un grave errore e un duro colpo per la tutela di questa specie".
L'abbassamento del livello di protezione per la specie selvatica 'lupus' riunione del Coreper, il 25 settembre scorso, quando hanno dato il via libera all’inserimento del lupo nell’allegato III della Convenzione di Berna. La modifica della Convenzione declassa così la protezione della specie da “rigorosa” a “semplice” nel continente europeo. Per diventare effettiva, la riduzione deve essere approvata dal Comitato Permanente della Convenzione e, in caso di esito positivo, deve essere rimandata in Unione Europea per un aggiornamento della Direttiva Habitat e il conseguente adeguamento delle leggi nazionali.
Dal momento che la Convenzione di Berna è attuata mediante direttiva, resta salva la possibilità per gli Stati membri di mantenere una disciplina più forte per la riduzione dello status di protezione come previsto dalla Convenzione stessa.
Il declassamento del lupo comporterebbe la possibilità di prelievo venatorio su autorizzazione del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica una volta ottenuto il parere favorevole di ISPRA, sempre a patto di mantenere uno stato soddisfacente della specie.
“La decisione presa dagli Stati membri Ue alla riunione del Coreper con il via libera al declassamento dello status di protezione del lupo non solo mette a rischio decenni di sforzi di conservazione, ma rappresenta una decisione insensata e soprattutto una significativa battuta d’arresto per quello che è stato uno dei più importanti successi dell’Unione Europea in materia di conservazione della fauna selvatica – commenta Stefano Raimondi, responsabile nazionale biodiversità di Legambiente – cioè il ritorno del lupo dopo un periodo in cui la specie ha rischiato l’estinzione. L’Italia per altro è tra i Paesi che ha votato a favore di questo declassamento, dimenticando che i lupi sono protetti sia dalla Convenzione di Berna che dalla Direttiva Habitat dell’Unione Europea e rappresentano una specie fondamentale per la salute degli ecosistemi e della biodiversità in tutta Europa. Indebolire la loro protezione ostacolerà il recupero in corso delle popolazioni di lupi e metterà a rischio gli sforzi per promuovere la coesistenza tra l’uomo e i grandi carnivori, optando invece per l’approccio a breve termine del controllo letale che rappresenta solo una grande sconfitta”.
Legambiente ricorda che con questa decisione gli Stati membri hanno scelto di ignorare l’appello di oltre 300 organizzazioni della società civile e di centinaia di migliaia di persone che li esortavano a seguire le raccomandazioni scientifiche e a intensificare gli sforzi per favorire la coesistenza con i grandi carnivori attraverso misure preventive. L’associazione ambientalista ricorda che in Italia, secondo i dati raccolti nel suo dossier “Biodiversità a rischio”, negli ultimi due anni, nel 2022 e 2023, sono morti in tutto oltre 200 lupi. Tra le cause principali di morte ci sono gli investimenti e il bracconaggio. E si tratta, precisa Legambiente, di un dato sottostimato perché non esiste a oggi una banca dati ufficiale aggiornata. Ciò favorisce la nascita di fake news oltre che spesso “attacchi politici” a discapito della gestione della specie e dei conflitti in maniera scientifica.