Attualità | 07 marzo 2024, 13:55

'Noi, voci invisibili', la luce possibile in fondo alla depressione

'Noi, voci invisibili', la luce possibile in fondo alla depressione

Winston Churchill, il grande statista che guidò la resistenza inglese fino alla vittoria sul nazismo, affermò che il nemico che temeva di più era il suo “cane nero”. Così chiamava la sua depressione contro la quale si trovò a combattere più volte nel corso della sua vita. Dare un nome alle cose significa riconoscerne l’esistenza e significa anche segnare un confine. Proprio questo desiderio sembra essere all’origine degli scritti di Elisa Schininà recentemente raccolti nel volume “Noi, voci invisibili” edito da “Le Chateau” e curato con grande attenzione e amore dalla famiglia dell’autrice.

Un libro non per chiunque, come recita a ragione la seconda di copertina. Non per chiunque perché non tutti e non sempre possiamo avere la forza e le capacità di reggere ad un dolore così forte come quello narrato dall’autrice in pagine che sono un resoconto lucidissimo e straziante del proprio delirio, della propria lotta, ma anche della speranza di non lasciare alla malattia l’ultima parola.

Elisa scrive per sé, perché la scrittura ha da sempre un forte valore terapeutico, ma scrive soprattutto per gli altri, per dare voce a chi quella sofferenza non può o non vuole farla conoscere. Elisa strappa il velo di Maya che nasconde la sofferenza mentale rendendola inaccettabile in una società che fa della competizione e del successo le sue cifre peculiari. Sotto questo velo ingannatore ci finiscono i malati e le loro famiglie risucchiati in un vortice di sofferenza che sembra non avere fine. Elisa si ribella al silenzio e alla vergogna e lotta fino alla fine con tutte le energie che la malattia non è riuscita a fiaccare definitivamente. L’ esito della vicenda esistenziale di Elisa ci appare crudele e la sua subdola malattia, la depressione bipolare, sembra avere totalmente trionfato. Elisa si toglie la vita a trent’anni. Potrebbe finire tutto nello strazio di un funerale che lascia una famiglia distrutta.

Invece non è così. I genitori scelgono di non chiudersi in un legittimo e più che comprensibile silenzio, si fanno carico dell’eredità che Elisa ha lasciato, tengono viva la sua voce perché diventi la voce di tanti. La fine della storia di Elisa è l’inizio di una nuova storia, che non vuole essere il resoconto del dramma della malattia mentale, ma la promozione e la sensibilizzazione sul tema della salute mentale.

Nasce così “La voce di Elisa”, organizzazione di volontariato che si radica sul territorio cuneese in stretta collaborazione con il Progetto Giovani, il programma di intervento precoce in età adolescenziale e giovane adulta del Dipartimento di Salute mentale dell’ASL Cuneo1.

“La nostra associazione – hanno raccontato Antonia (nella foto sopra al Salone del Libro di Torino) e Maurizio, i genitori di Elisa che hanno presentato il libro della figlia sabato 2 marzo presso la libreria Brivio di Aosta – è formata da varie figure professionali con il supporto di genitori e volontari e ha lo scopo non solo di offrire supporto e ascolto, ma anche di aiutare a leggere e a interpretare i segni del disagio psichico a partire dalle sue prime avvisaglie in età giovanile”.

Una necessità che si fa urgenza visto che il suicidio risulta essere la seconda causa di morte per i giovani tra i 15 e i 29 anni dopo gli incidenti stradali. In una regione come la Valle d’Aosta, che vanta il triste primato di questo genere di morti, il messaggio di Elisa e della sua famiglia diventano uno sprone per seminare con sempre più forza la cultura della prevenzione e della conservazione del benessere mentale nella consapevolezza che solo una rete territoriale che vede impegnate in primo luogo la sanità e la scuola possa fare la differenza.

red.laprimalinea.it

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