Pubbliredazionali | 08 febbraio 2024, 23:14

'Autostrada A5 aperta? Merito nostro...' ma un bel tacer non fu mai scritto

Sicuramente tutto si stava già muovendo (anche sul piano politico) ben prima della pubblicazione del nostro articolo del 20 gennaio, ma forse Laprimalinea.it è riuscito a dare una 'scossa' necessaria, quella tirata di giacca che ha potuto favorire un'accelerazione delle cose giuste da fare

'Autostrada A5 aperta? Merito nostro...' ma un bel tacer non fu mai scritto

Ho letto, ascoltato e riflettuto, prima di mettermi a scrivere. Poi ho pensato che, per una volta, se qualche piccolo merito questo nostro giornale ce l'ha, è giusto che se lo prenda.

'Un bel tacer non fu mai scritto' e così sulla soluzione, che soluzione davvero non è, alle code sulla A5 alla bretella di Santhià diversi esponenti politici in questi giorni si sono levati a paladini, si sono appuntati medaglie, sono saliti su podi. Tutti avevano comunque i loro buoni motivi. Lo hanno fatto, con evidente ardore, leader locali e nazionali della Lega, perché il ministro delle Infrastrutture e Trasporti - ente direttamente interessato alla vicenda - è Salvini. Lo hanno fatto con identico convincimento leader locali e nazionali di Forza Italia, perché il Presidente della Regione Piemonte  - altro ente direttamente coinvolto - è il forzista Cirio.

Lo ha fatto in ultimo anche il Presidente della Giunta, Renzo Testolin, probabilmente anch'egli in buonissima fede pur sbagliando i tempi perché mentre lui lunedì pomeriggio insieme a parte della Giunta era in riunione con associazioni di categoria e parti sociali per decidere, finalmente, di far valere i diritti della Regione Valle d'Aosta - la realtà territoriale più direttamente e negativamente coinvolta dall'odissea autostradale - e chiedere di partecipare alle riunioni in Prefettura a Torino, contemporaneamente i vertici di Ativa, tecnici ministeriali, Prefetto torinese e dirigenti della Polizia stradale piemontese al termine di un sopralluogo alla bretella di Santhià già concordavano tra loro (e senza chiedere alcun parere valdostano) sulle misure da adottare per, se non eliminare, quantomeno ridurre il più possibile i disagi causati dalle maxicode.

Misure rese note in tempo reale da Laprimalinea.it quello stesso lunedì e ratificate soltanto nel pomeriggio del giorno dopo al termine della riunione del Comitato Operativo Viabilità-Cov a Torino, alla quale per la prima volta, seppur in videoconferenza, ha finalmente preso parte anche il Presidente del Gouvernement che ha chiesto a gran voce di 'esserci'. Misure, va ricordato, non politiche ma tecniche perché decise non da politici ma da tecnici.

Non c'è nessun elemento per dubitare dell'impegno di leghisti e forzisti per trovare una quadra, né tantomeno c'è da dubitare sulla volontà di Testolin e della Giunta tutta, ma sono stati dirigenti e funzionari operativi, non strateghi di partito, a trovare l'accordo sullo spostamento dei restringimenti da Pavone ad Albiano e sull'apertura del viadotto Chiusella a due corsie. E francamente non credo che se al posto di un leghista al dicastero Trasporti o di un fedelissimo di Forza Italia al vertice della Regione Piemonte vi fossero stati esponenti di altri partiti, le cose sarebbero andate diversamente. Arrogarsi meriti 'politici' in simili circostanze rischia di trasformare i comunicati stampa in slogan da comizio.

Un appunto diverso, invece, voglio farlo sulla genesi dell'affaire 'A5'. Ricapitolando la cronistoria, il 16 gennaio il Mit scrive ad Ativa, concessionaria autostradale, contestando i collaudi effettuati al 'nodo idraulico' di Ivrea e diffidandola "dal disporre l'esercizio della tratta autostradale A5 dal km 36+000 al km 37+420 e delle rampe di svincolo dell'interscambio di Pavone Canavese" per entrambe le carreggiate "fino all'assunzione delle determinazioni" da parte del Concedente ovvero il ministero stesso. Due giorni dopo, 18 gennaio, Ativa risponde a vari uffici del ministero dei Trasporti comunicando l'intenzione di chiudere l'autostrada alle ore 14 di lunedì 22 gennaio e invia la lettera, per conoscenza, a Presidenze Regioni e Prefetture di Valle d'Aosta e Piemonte. 

Una copia di quella lettera, nel primo pomeriggio di sabato 20 gennaio finisce non casualmente sul tavolo della nostra redazione: dal novembre scorso, ovvero dai primi giorni del 'caso Sitrasb' (che peraltro è lungi dall'essere risolto) la nostra testata si occupa attivamente e con la maggior intensità possibile delle problematiche - molteplici e tutte complesse - del settore trasporti e comunicazioni in Valle d'Aosta. Il contenuto della missiva è, com'è noto, gravissimo e al limite del credibile. Dopo averla riletta tre volte decidiamo che non è uno scherzo e quindi di pubblicarla, chiedendoci perché sino a quel momento ancora nulla si sapesse, pubblicamente, del rischio di definitivo isolamento che sta correndo la Valle d'Aosta.

Poi, però, dopo la pubblicazione del 'pezzo' su Laprimalinea.it sembra che tutto finalmente si muova: quello stesso giorno, nel tardo pomeriggio il Presidente Testolin esterna in un comunicato la propria preoccupazione e verso le 19 mi giunge notizia di una riunione urgente del Cov in Prefettura a Torino per le 9 di lunedì mattina. Obiettivo: scongiurare la chiusura. Poi da quel lunedì si alternano note stampa di partiti e Movimenti, si sommano le iniziative consiliari e la Valle prova persino ad 'alzare la voce' a Torino e a Roma.

Sono ovviamente convinto che tutto si stesse già ugualmente muovendo (anche sul piano politico, certamente) ben prima della pubblicazione del nostro articolo 'bomba' (sic!), ma quando sopra parlavo di piccolo merito mi riferivo proprio al fatto che, forse, il nostro giornale è riuscito a dare una 'scossa' necessaria, quella tirata di giacca che ha potuto favorire un'accelerazione delle cose giuste da fare, così come anche la tempestiva narrazione del susseguirsi degli accadimenti proseguita nei giorni seguenti su Laprimalinea.it può aver minimamente contribuito a una maggiore presa di posizione 'forte' della Presidenza di Giunta della Vallée, che ora partecipa al tavolo delle decisioni.

Se così è stato e non ho motivo di dubitarne, stando ai fatti, ci concediamo una punta di orgoglio. 

patrizio gabetti

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