Cronaca | 10 gennaio 2024, 13:13

All'avvocato Giunti 6.000 euro di risarcimento per l'interdittiva antimafia illegittima

All'avvocato Giunti 6.000 euro di risarcimento per l'interdittiva antimafia illegittima

La sentenza era attesa: il Tar della Valle d'Aosta ha condannato il ministero dell'Interno a risarcire con 6.000 euro l'avvocato aostano Andrea Gino Giunti per il danno da lui patito - secondo i giudici del Tribunale amministrativo regionale - per l'interdittiva antimafia cui fu sottoposto nel gennaio 2022 dalla questura di Aosta. Lo stesso Tar aveva poi annullato il provvedimento nell'ottobre dello stesso anno, perché nella normativa non è presente "il riferimento all'adozione di informazioni interdittive nei confronti di persone fisiche non imprenditori".

La Regione Valle d'Aosta, che aveva chiesto il rilascio della comunicazione antimafia, non aveva impugnato la sentenza, divenuta quindi definitiva.

Nel 2020 Giunti aveva ottenuto un contributo regionale a compensazione delle perdite di fatturato derivanti dall'emergenza pandemica da Covid-19.    Dalle verifiche della questura era emerso che Giunti, come la moglie, l'avvocata Maria Rita Bagalà, era stato iscritto nel registro degli indagati nell'inchiesta Alibante contro la 'ndrangheta condotta dalla Dda di Catanzaro e aveva emesso l'interdittiva. Il Tar della Valle d'Aosta ha accolto il ricorso di Giunti, assistito dall'avvocato Hebert d'Herin. "Non vi è dubbio" secondo i giudici amministrativi "che il provvedimento adottato dall'amministrazione sia illegittimo e che dallo stesso il ricorrente abbia subito un pregiudizio, correlato proprio all'interdizione dalla possibilità di contrattare con la pubblica amministrazione e, dunque, anche di assumere" incarichi "in favore di enti pubblici per tutto il periodo di efficacia della misura adottata dalla questura di Aosta".

La quantificazione del danno tiene conto del reddito documentato nell'anno precedente all'interdittiva "limitatamente alle commesse pubbliche ricevute" e del fatto che il "principio di rotazione nelle commesse pubbliche rende quantomeno aleatoria la possibilità di ottenere gli stessi incarichi pubblici ogni anno".

Il Tar trasmetterà la sentenza alla Corte dei conti "per gli eventuali profili di competenza".

red.laprimalinea.it