Raccolte al Mercato | 31 dicembre 2023, 08:15

San Silvestro tra festa, tradizione e fede

La redazione de Laprimalinea.it augura ai lettori un raggiante 2024 nell'auspicio, per ognuno di noi, di poter vivere con gioia e libertà la realizzazione delle proprie aspirazioni lasciandoci alle spalle anni contraddistinti da incertezze, ansie e paure

PhotoCredits:Ignas.com

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Raramente sentendo parlare della notte di San Silvestro il nostro primo pensiero va a Silvestro I, trentatreesimo Papa della Chiesa cattolica, morto il 31 dicembre 335.  Si dice sia stato suo il merito della conversione dell’Imperatore Costantino il Grande, che riconobbe il Cristianesimo come religione e contribuì largamente alla sua diffusione. Inoltre durante il pontificato di San Silvestro, durato ventun anni, venne convocato il primo Concilio Ecumenico a Nicea, presieduto da Costantino in persona, con l’obiettivo di sanare i contrasti che dividevano i cristiani, legati a dottrine come l’Arianesimo, per approdare a pace e unità religiose.

Nonostante questo, sebbene la notte di Capodanno sia festeggiata in tutto il mondo, non tutti conoscono la correlazione tra il 31 dicembre e San Silvestro.

Ma chi è San Silvestro: Papa Silvestro fu tra i primi pontefici a non dover affrontare le persecuzioni che condannarono l’esistenza dei primi cristiani. Addirittura l’Imperatore Costantino gli fece dono del palazzo del Laterano come residenza privata, e per sua volontà fondò la prima basilica di San Pietro sul Colle Vaticano, perché accogliesse i resti dell’apostolo Pietro.

Ma sebbene il Cristianesimo fosse ormai accettato e riconosciuto come religione, era minacciato da controversie interne, che minacciavano di dilaniarlo in tante diverse professioni di fede, proprio nel momento in cui stava ottenendo il proprio riconoscimento.

Silvestro come Papa dovette fare i conti con l’Imperatore Costantino stesso che, se da un lato riscattò i cristiani dalle persecuzioni, dall’altro esigeva di intervenire direttamente nelle questioni di fede e nei dibattiti relativi ai dogmi. Per questo sia nel Concilio di Arles (314 d.C.), in occasione del quale si combatté contro l’eresia dei Donatisti, sia nel primo Concilio Ecumenico a Nicea (325 d.C.), convocato per contrastare l’eresia Ariana, Silvestro non poté partecipare ai dibattiti, ma solo accettare le decisioni prese dall’Imperatore e dai Vescovi a lui sottoposti.

Questo non gli impedì di impegnarsi grandemente per migliorare la vita dei cristiani a Roma, dove fece costruite otto basiliche e si dedicò all’assistenza dei più poveri e bisognosi. I suoi contemporanei non mancarono di apprezzarlo come pontefice tanto da soprannominarlo Confessore della fede, titolo onorifico usato dal IV secolo in poi per celebrare uomini di Fede che si fecero portatori della parola di Cristo in virtù del loro coraggio e della loro sapienza, con scritti, azioni e predicazioni. Silvestro fu uno dei primi a meritarlo.

Per le sue virtù e le sue meravigliose capacità a Silvestro venne dedicata la festa del 31 dicembre ad appena un anno dalla sua morte.

A parte la data non sembra esserci nulla che lega la commemorazione di San Silvestro con la festa di Capodanno nonostante, non poco importante, la sera di San Silvestro c’è da sempre la tradizione di recitare il Te Deum per ringraziare Dio per l’anno appena trascorso.

Ma in realtà le tradizioni legate alla notte di San Silvestro hanno origini molto lontane dalla vita e dalla morte del Santo. Molte di esse affondano in un passato pagano, legato a popoli e civiltà antiche che abitarono il continente europeo molto prima dell’avvento del Cristianesimo.

A tal proposito dobbiamo tener presente che la fine dell’anno non ha sempre coinciso con il 31 dicembre. Per i celti l’anno finiva con il solstizio d’inverno, quando le giornate iniziavano impercettibilmente ad allungarsi, rispetto alle notti buie. Gli antichi romani invece festeggiavano l’inizio dell’anno nuovo il 1 marzo. Anche dopo l’affermarsi del calendario gregoriano, in alcune zone il popolo preferì continuare a celebrare la fine dell’anno vecchio e l’inizio di quello nuovo in date variabili e secondo riti antichi, legati al trionfo della luce sulle tenebre, della vita sulla morte, che col passare del tempo andarono a coincidere con la Resurrezione di Cristo, con la Sua vittoria sulla morte e sul male.

Alcune tradizioni della Notte di San Silvestro ancora oggi diffuse in tutto il mondo, seppur con molte varianti, si rifanno alle antiche usanze popolari e pagane. Esse vanno ben al di là delle tradizioni culinarie delle feste Natalizie, ma esattamente come le tradizioni Natalizie anche quelle di Capodanno cambiano da paese a paese.

Pensiamo alle classiche lenticchie, un grande "rito" della notte di San Silvestro, simbolo di fortuna e prosperità per l’anno nuovo. Già gli antichi romani avevano notato la somiglianza di questi legumi rotondi con piccole monete e le regalavano dentro un borsellino di cuoio, la scarsella, con il buon auspicio che si trasformassero in vere monete. La loro forma, e il fatto che quando cotte raddoppiano di dimensione, ha portato avanti questa loro fama legata al denaro e alla ricchezza. Se si mangiano lenticchie a Capodanno, magari accompagnate da cotechino e zampone, si potrà sperare in un anno nuovo ricco e fortunato.

In ogni paese, nel corso dei secoli, si sono affermate molteplici usanze, alcune derivate da antiche credenze e leggende: "Chi mangia l’uva per Capodanno conta i quattrini tutto l’anno" recita un vecchio proverbio. Anche l’uva era considerata dai romani sinonimo di ricchezza e abbondanza. Mangiare acini d’uva, o anche solo tenerli in mano, allo scoccare della mezzanotte, promette un anno nuovo ricco e prospero.

In Spagna e nei paesi sud americani, dove Capodanno si chiama nochevieja, quando suona la mezzanotte c’è l’usanza di mangiare dodici acini d’uva, al ritmo dei rintocchi delle campane. Ogni chicco corrisponde a un mese dell’anno. Altrove al posto dei chicchi d’uva si possono mangiare dodici frutti rotondi, o chicchi di melograno, altra pianta considerata sacra fin dall’antichità, simbolo di fertilità e ricchezza. Negli USA, ma anche in Germania e in Irlanda tutte le verdure verdi, e in particolare cavoli, verze, broccoli, bietole non possono mancare al cenone di Capodanno per garantire fortuna e ricchezza per l’anno nuovo.

Sempre restando in ambito alimentare molte culture sconsigliano di mangiare gamberi o aragoste per Capodanno, perché si tratta di animali che camminano all’indietro, e potrebbero essere di pessimo auspicio per l’anno nuovo. Lo stesso vale per il pollo e i volatili in genere, che potrebbero far volare via la fortuna. Invece il maiale, che col suo simpatico grugno va sempre avanti alla ricerca di cibo, è considerato simbolo di prosperità e fortuna.

L’usanza di far scoppiare botti, petardi e fuochi d’artificio si può ricondurre alla volontà di scacciare gli spiriti maligni e i demoni col rumore, e di rischiarare la notte con la luce purificatrice del fuoco. Anche il semplice ‘botto’ del tappo dello spumante vale come rimedio contro il malocchio.

Così come gettare oggetti vecchi e cocci dalla finestra è un modo per lasciarsi alle spalle l’anno trascorso, magari liberandosi di qualcosa che ci tiene legati al passato in modo anche dannoso. In Germania e Giappone si rompono dei piatti e roba vecchia per liberarsi della rabbia.

Per quanto riguarda la biancheria rossa di buon augurio, già gli antichi romani indossavano indumenti rossi, l’ultima notte dell’anno, perché quel colore richiamava il sangue ed esorcizzava la paura della guerra. Oggi è diverso: la cosa fondamentale è che la biancheria non sia comprata, ma regalata da qualcuno, e che venga utilizzata solo una volta. 

E voi siete adeguatamente preparati ad accogliere come conviene l'anno 2024 lasciandovi alle spalle gli ultimi anni contraddistinti da incertezze, ansie e paure? Siamo pronti al cambiamento?

red.laprimalinea.it

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