Finestra sull'Arte | 27 settembre 2023, 10:00

Omaggio a Fernando Botero, pittore e sculture a 'tutto tondo'

"Occorrono occhi freschi, liberi da ogni pregiudizi. Fortunatamente l'arte ha una grande dote, quella di essere inesauribile. È un processo senza fine, nel quale non si smette mai di imparare". F.Botero

Omaggio a Fernando Botero, pittore e sculture a 'tutto tondo'

Fernando Botero, con la sua scomparsa, il 15 settembre all'età di 91 anni, porta via anche un tema molto discusso: i "detrattori" affermavano spesso che le sue opere non avevano nulla a che vedere con l'arte contemporanea, nonostante i grandi ammiratori hanno sempre amato i ritratti da lui creati. Quei corpi abbondanti e rassicuranti, oversize, frutto e merito del mix di influenze presenti nella sua arte condizionata da tracce del muralismo messicano di Diego Rivera, sprazzi del monumentalismo di Paolo Uccello e segni evidenti del primitivismo naturalista e naif di Henri Rousseau.

Tutti  elementi che, uniti e fusi  insieme, fanno di lui il suo originale stile: le forme oversize, marchio di fabbrica attraverso cui il pittore sudamericano racconta l’uomo, il mondo e la natura. Volumi esagerati, che esaltano la bellezza assoluta. Volumi guerrieri, così li definiva, impegnati nella battaglia quotidiana della vita.

"L'arte - diceva - è una tregua spirituale e immateriale dalle difficoltà dell’esistenza umana".

 Ma chi era Fernando Botero Angulo?

Nato il 19 aprile 1932 a Medellín, in Colombia, crebbe lontano dalle istituzioni artistiche ufficiali, ispirato dalla pittura locale e dagli affreschi barocche nelle chiese. Dopo aver debuttato come illustratore all'età di 16 anni, aver lavorato come scenografo e aver viaggiato in Europa (a Barcellona, Madrid, Parigi e Firenze), nel 1958 vince il primo premio al Salón de Artistas Colombianos, facendosi apprezzare per le creazioni e per il suo stile già distintivo di esagerare le masse corporee delle figure che ritraeva (poi noto come boterismo).

E' nel 1956, infatti, quando realizza quasi involontariamente un mandolino più robusto e allargato rispetto alle forme ordinarie. In quel momento Botero comincia ad appassionarsi di forme all'occhio sfalsate e sensuali e comincia ad allargare e ingrassare tutto, quasi come se volesse allargare anche gli orizzonti della nostra stessa osservazione. Afferma: "Non dipingo donne grasse. - dice -  Ciò che realizzo sono volumi. Quando dipingo una natura morta o un animale lo faccio sempre in modo volumetrico. Lo stesso vale per un paesaggio. Sono interessato alla sensualità della forma. Se io dipingo una donna, un uomo, un cane o un cavallo, ho sempre quest’idea: non ho affatto un’ossessione per le donne grasse…".

Naturaleza muerta con mandolina (fecha incierta) 1956. Fernando Botero

A partire dagli anni Settanta, dopo essersi trasferito a Parigi, iniziò a dedicarsi anche alla scultura.

Per diversi decenni non smise mai di declinare la sua predilezione per le forme nei contesti e nelle situazioni più disparate: “Un'artista è attratto da alcune forme senza sapere perché. Adotti una posizione intuitivamente e solo dopo cerchi di razionalizzarla o giustificarla”, disse. Le sue rappresentazioni immaginifiche e surrealiste, però, spesso incontravano anche un sottotesto sociale e politico più forte: dal 1999 al 2004, per esempio, realizzò una serie di disegni e dipinti dedicati a rappresentare la violenza che funestava il suo paese, mentre è del 2005 il famoso dipinto Abu Ghraib, divenuto poi ispirazione per una serie completa di opere di oltre 85 pezzi, in cui sublima la brutalità delle torture americane commesse durante la guerra in Iraq.

Fernando Botero - Abu Ghraib Trittico

Serie più recenti, come 'Une famille' o 'The Circus', tornano invece a temi più quotidiani o fantasiosi ma non di minore intensità.

Le sue figure femminili, in particolare, sono spesso state prese ad esempio - seppur esagerate e spesso oniriche - per portare avanti un discorso più inclusivo sulla rappresentazione dei corpi delle donne: quando altrove, soprattutto nella pubblicità e nei media, sono quasi sempre raffigurati come atletici e dalla magrezza irreale, Botero né da invece una raffigurazione voluminosa, rotonda e incontenibile.

Botero-Circus-People 2007- olio su tela

L'artista è anche famoso non solo per la prolificità delle sue opere ma anche per la generosità con cui le ha donate a varie istituzioni, tra cui in particolare il Museo Botero di Bogotà, a cui ha concesso 123 delle sue opere e una parte della sua collezione privata che comprendeva artisti come Chagall, Picasso e gli impressionisti francesi.

Nel 2016, al culmine del processo di pace che ha messo fine ai conflitti in Colombia, ha anche scolpito e donato al governo La paloma de la paz', auspicio di pacificazione universale.

Secondo Botero, il dipingere deve essere inteso come una necessità interiore, un bisogno che porta a un’esplorazione ininterrotta verso il quadro ideale; tuttavia, questo bisogno rimane sostanzialmente inappagato. Il colore rimane tenue, mai esaltato, mai febbrile, generalmente steso in campiture piatte e uniformi, senza contorni. Da notare l’assenza totale delle ombreggiature nei suoi dipinti, perché essi, secondo Botero "sporcherebbero l’idea del colore che desidero trasmettere".

"Ci sono quelli  -  disse a un giornalista - che mi dicono che non si sono mai interessati all’arte, poi hanno visto una mia opera e da allora si sono messi a studiare le opere antiche e moderne. Non credete che questa debba essere la massima ambizione da parte di un artista? Io sì“. 

Fonti: Wired-Gq Italia

 

red.laprimalinea.it

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