Scientia | 20 febbraio 2023, 12:55

Il microbo è niente, il terreno è tutto

Seconda tappa di un'analisi a puntate - pensata e organizzata dal ricercatore medico Diego Tomassone per LAPRIMALINEA.IT - la più approfondita e chiara possibile su un tema che, lungi da scelte ideologiche o 'di campo' necessita di un approccio scientifico

Il microbo è niente, il terreno è tutto

Difficile comprendere cosa sia normale, ossia conforme alla consuetudine e alla generalità, e cosa invece non abbia le caratteristiche intrinseche della prassi più corretta, soprattutto se la normalità tanto decantata e accolta dalla moltitudine legittima abitudini e comportamenti alquanto stravaganti, in stridente contrasto con l'ordinaria regolarità, e si allinea a una costante indeterminatezza delineata con estrema precisione.

Purtroppo la menzogna risuona con fragore e ogni aspetto della quotidianità viene abilmente trasformato e mistificato. Come già affermato in precedenza nella prima tappa di quest'analisi, anche la scienza diventa preda ambìta dell'ipocrisia ed è estremamente complesso tentare di ricondurla al significante e al significato che le appartengono dal principio.

Cercando di rendere il più possibile intelligibile e semplice un mondo che appare tanto oscuro, torniamo oggi a parlare di un argomento che inevitabilmente ci conduce a Louis Pasteur che, dopo aver trascorso la vita onorando e plaudendo alla teoria microbica, prima di esalare l'ultimo respiro avrebbe confessato che il microbo è niente, mentre il terreno è tutto.

Vi è sempre stata una vera e propria lotta tra il modello monomorfico, a cui il chimico e microbiologo francese era estremamente legato, e quello pleomorfico, dunque tra due visioni opposte, una più "microbiologica" e l'altra più "fisio-patologica".

La prima fervida sostenitrice del nesso causale tra il microbo e la malattia, la seconda fautrice dell'idea secondo cui l'origine della malattia sia da attribuire ai cambiamenti ambientali e alla diminuzione della vitalità di un organismo. Come dimostrato dal fisiologo Claude Bernard, è proprio lo stato del terreno a essere determinante nel favorire la proliferazione o la regressione degli agenti patogeni, che solo quando trovano situazioni favorevoli al loro insediamento riescono a generare un'alterazione funzionale. Pertanto la concezione che dovrebbe sempre predominare è quella che prevede lo studio delle condizioni propizie alla salute individuale, degli attributi che riescono a forgiare un terreno alquanto ostile e difficilmente deteriorabile.

Tutti gli esseri viventi grazie alle caratteristiche peculiari del DNA che possiedono potrebbero contare su un organismo in perfetto equilibrio con il proprio ambiente interno e con l'esterno. Come spiegato anche da Antoine Béchamp, medico e chimico, i microrganismi che hanno la proprietà di modificare il proprio profilo morfologico e quelli che non ne sono in grado non costituiscono la causa ma il risultato di qualsiasi patologia, poiché la vera sorgente di ogni malessere risiede in ciò che già c'è e solo l'apparenza cela. Una ricerca imperniata su una tale visione si modifica e si indirizza sul soggetto sano e non più su quello malato.

Addirittura il Maestro Samuel Hahnemann, fondatore dell'omeopatia, si orientò verso la teoria pleomorfica e lo ribadì proprio parlando di "terreno" e di "miasma". Egli infatti estese il significato di quest'ultima parola, con cui nella sua epoca si intendeva il veleno, a una condizione ereditaria o acquisita e la rese capace di abbracciare la modalità di reazione di un organismo. Oggi tale concetto è stato ribattezzato FEFP, ovvero Forza Energetica Fisio-Patologica. Riscontrando che alcuni dei sintomi che aveva già trattato tendevano a riproporsi nel tempo Hahnemann era arrivato a distinguere le patologie acute da quelle croniche, a differenza delle prime saldamente ancorate a squilibri originari. 

In quest'ottica l'individuo va sempre considerato nella sua peculiarità e di esso va fatto emergere un quadro dettagliato ed esaustivo, in grado di disegnare minuziosamente le tendenze e le suscettibilità personali e di restituire vigore alla medicina predittiva che si allontana dalla mera constatazione della malattia, ma individua le fragilità e le rinforza.

Proprio per giungere a questa scoperta e ai fondamentali risvolti che ne conseguono si rivelano preziose le consulenze immunogenetiche consigliate dal dottor Diego Tomassone, che forniscono una chiara immagine scientificamente dimostrabile delle predisposizioni individuali e consentono l'impostazione di adeguate misure preventive per poterne evitare l'attivazione epigenetica. Sono spesso poco considerate e troppo sottovalutate, ma rappresentano una risorsa davvero importante, una vera fonte di informazione per il calcolo del rischio predittivo di problematiche e permettono di intervenire prima che queste possano insorgere. Ci si focalizza dunque sul potenziamento dell'immunità adattiva o innata, prima ancora di concentrarsi sull'immunità specifica o cellulare e si agisce sulla modulazione delle caratteristiche di reazione dell'organismo ospite. 

È sempre più evidente che semplicemente spiegandola e osservandola attraverso lo sguardo attento e scrupoloso di chi la vive con incrollabile perseveranza e profonda integrità morale è possibile illuminare qualunque sfaccettatura della vera scienza.

CONTINUA

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CHI E' DIEGO TOMASSONE

Medico chirurgo piemontese, esercita la libera professione occupandosi prevalentemente di immunologia, pediatria e medicina predittiva, avendo conseguito diversi master post laurea e un dottorato di ricerca in malattie infettive, microbiologia e sanità pubblica.

Esperto di medicine non convenzionali (iscritto nel Registro dell’OdM di Torino per la disciplina Omeopatia), oltre alla laurea in medicina e chirurgia, ha conseguito la laurea triennale in scienze matematiche, e le lauree magistrali in fisica e chimica.

Revisore scientifico della linea editoriale di 'Nature', la più importante rivista scientifica al mondo; editorial board (membro di redazione) di riviste di medicina e fisica; ricercatore affiliato 'Foundation of Physics Research Center' affianca il lavoro di medico a quello di fisico; attualmente dottorando di ricerca in fisica teorica, si occupa prevalentemente di fisica quantistica e biofisica.

Valentina Adiutori