Cultura | 23 ottobre 2022, 10:06

'Guernica', particolare -1937- Pablo Picasso; a cura di don Paolo Quattrone

"Picasso ha voluto creare un’opera simbolica per denunciare il male e gli orrori che in ogni tempo l’uomo è in grado di compiere ma allo stesso tempo vi ha inserito dei simboli di speranza per non dimenticare che l’umanità è in grado anche di scegliere e di creare la vita e il bene"

'Guernica', particolare -1937- Pablo Picasso; a cura di don Paolo Quattrone

Domenica scorsa abbiamo riflettuto sull’importanza di pregare con costanza; in questa continuiamo nella lettura del capitolo 18 di Luca e il tema è ancora la preghiera. Gesù racconta la parabola del fariseo e del pubblicano con l’intenzione di rivolgersi a coloro che avevano la presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri.

Dal testo possiamo dedurre alcuni spunti di riflessione. In primis, Dio è pronto ad ascoltare tutti, senza alcuna distinzione proprio come ci ricorda un passaggio della prima lettura: “Il Signore è giudice e per lui non c’è preferenza di persone. Non è parziale a danno del povero e ascolta la preghiera dell’oppresso. Non trascura la supplica dell’orfano, né la vedova, quando si sfoga nel lamento”.

Nessuno deve cadere nella terribile tentazione di pensare di non essere degno di rivolgersi a Dio: in qualsiasi momento, situazione e stato ci troviamo ci si può mettere in preghiera.

Seconda riflessione importante: poniamoci in un atteggiamento corretto quando preghiamo, evitiamo di giudicare gli altri così come fa il fariseo che si illude di avere l'esclusiva dell’amore del Signore disprezzando gli altri, facendosi forte delle sue pratiche religiose. Se preghiamo ogni giorno e se partecipiamo alla Messa non lo facciamo per sentirci migliori ma perché ci riconosciamo bisognosi del sostegno divino, consapevoli che siamo tutti sulla stessa barca e respiriamo la stessa aria. La  vita è complessa, a volte riusciamo a viaggiare sui sentieri del bene ma altre volte ci perdiamo e allora abbiamo necessità di rivolgerci quotidianamente al Signore.

Un ultimo spunto di meditazione: con quella parabola Gesù ci insegna che pregare è parlare con Dio, è intrattenere un dialogo con Lui dove è essenziale metterci in ascolto, sentire cosa ha da suggerirci, sostando in silenzio, accogliendo la sua Parola; successivamente si tratta di aprirsi per manifestargli ciò che portiamo nel cuore con grande verità, senza trassare ed addolcire la pillola.

Durante la preghiera è bene se abbiamo l’abitudine di recitare delle orazioni e delle formule che ci sono care, imparate a memoria magari da bambini ma è altrettanto fondamentale avere uno spazio per dire le cose con spontaneità, almeno con Dio perché con Lui  possiamo e dobbiamo dire tutto così come ci viene affidandogli luci ed ombre della nostra esistenza. A volte corriamo il rischio di parlare molto di Dio e di parlare raramente con Lui. Qualcuno obietterà: “Ma il Signore non sa cosa viviamo? Cosa serve dirgli ciò che già conosce?”.

Pregare serve innanzitutto e soprattutto a noi, è un’occasione propizia per aprire il nostro animo davanti a Dio ed osservare la complessità della nostra vita sotto la sua luce riconoscendo che non siamo mai abbandonati in ciò che viviamo, proprio come afferma san Paolo nella seconda lettura, il quale raccontando tutte le peripezie affrontate afferma: “Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza”. Chiediamoci allora: ma io parlo con Dio? Mi sfogo, mi arrabbio, so ringraziarlo, sono capace di  chiedergli aiuto? Al Signore si può dire ciò che si vuole e come si vuole, non con tutti lo si può fare ma con Lui sì. Tutto questo ci aiuta a non tenere le cose dentro alleggerendo l’animo. Quanto dolore ci portiamo interiormente: ferite, dubbi, pesi, delusioni, amarezze e rabbia. Possiamo decidere di trattenere oppure di buttare fuori confidandoci ed affidandoci.

Quasi tutti sappiamo cos’è Guernica (1937), un dipinto monumentale nato di getto alla luce del bombardamento dell’omonima cittadina spagnola. Picasso ha voluto creare un’opera simbolica per denunciare il male e gli orrori che in ogni tempo l’uomo è in grado di compiere ma allo stesso tempo vi ha inserito dei simboli di speranza per non dimenticare che l’umanità è in grado anche di scegliere e di creare la vita e il bene. Mi soffermo su un particolare: una donna con le braccia alzate al cielo urla, si dispera e sopra di essa vi è un’apertura. Dio è quella finestra sempre spalancata dalla quale è sempre disposto ad ascoltarci, dalla quale ci invia la sua luce per aiutarci ad osservare la realtà con altri occhi, per aprirci nuove prospettive e farci percepire che non siamo mai abbandonati a noi stessi, qualsiasi cosa accada c’è sempre.

Qualcuno al quale possiamo rivolgerci, con il quale sfogarci e dire tutto ciò che siamo e viviamo.

don Paolo Quattrone-red.laprimalinea.it