Dieci lebbrosi vanno verso Gesù ma tenendosi a distanza, infatti la legge vietava loro di accostarsi ai sani e per questo erano condannati alla solitudine e all’emarginazione dalla vita sociale e religiosa.
Essi esclamano ad alta voce: “Gesù, maestro, abbi pietà di noi!”, riconoscono di avere una lebbra non solo fisica ma anche interiore che simboleggia il peccato.
Anche noi possiamo essere lebbrosi, afflitti da forme di male che inquinano, deformano e riducono a brandelli la nostra esistenza, allontanandoci dagli agli e da Dio. Quali forme di lebbra ci abitano? Quali sono i nostri peccati? Quali quei comportamenti che ci imbruttiscono e che contagiano chi ci sta accanto rovinando le relazioni?
Quotidianamente, a fine giornata, dovremmo sostare in silenzio ed individuare quali gesti e parole hanno contribuito a diffondere il male nelle sue più svariate forme e varianti. Quante relazioni e situazioni risultano malate e ferite semplicemente perché non riconosco le mie responsabilità e le mie mancanze. Impariamo a fare ogni giorno un buon esame di coscienza serale nel quale, davanti a Dio e alla sua misericordia (non dimentichiamoci che di fronte ai nostri errori il Signore ci invita non a piangerci addosso o a sentirci delle schifezze ma ci guarda con profondo amore e ci invita a rialzarci e a ripartire con entusiasmo) per riconoscere ed affidargli i nostri peccati, le sbavature della giornata ma anche le ferite, i pesi che ci portiamo dentro e che ci rallentano.
I lebbrosi stanno a distanza da Gesù mentre noi sappiamo che possiamo sempre avvicinarci a Lui senza alcuna paura qualsiasi cosa accada: non dobbiamo mai cadere nella tentazione di pensare di non essere degni di stare alla sua presenza.
Tutti e dieci vengono guariti ma Luca ci tiene a sottolineare che solo uno torna indietro per ringraziare. Ecco un altro punto che non dovrebbe mai mancare nel nostro esame di coscienza serale ed è ringraziare.
Dopo aver riconosciuti limiti e peccati giornalieri si tratta di tornare indietro come fa il lebbroso, cioè ripercorrere la giornata ed individuare i motivi per dire grazie, riconoscendo anche gli aspetti positivi della mia vita o del giorno trascorso. Possono esserci stati imprevisti, arrabbiature, puoi aver preso 4 di matematica, qualcosa è andato storto ma questo non è sufficiente per buttare tutto a mare perché qualcosa di buono c’è sempre.
Impariamo oltretutto a non farci rovinare l’intera giornata da un singolo evento spiacevole perché posso viverla ancora bene, posso dare qualcosa di bello di me a chi incontrerò; quanto successo non può inquinare tutto e tanto più persone che non c’entrano nulla.
Il francese Robert Delaunay (1885-1941) ha coniugato nella sua arte il cubismo nell’intento di mostrare il soggetto da più punti di vista contemporaneamente giocando sulla scomposizione e frammentazione ed allo stesso tempo lo stile dei fauves (selvaggi)rendendo il colore il protagonista assoluto in quanto il solo in grado di conferire espressività ad un’opera.
L’ottava edizione dei giochi olimpici del 1924 di Parigi sono stati di grande ispirazione per l’artista che produrrà una serie intitolata, Corridori, affrontandoc osì un tema nuovo per l’epoca. L’opera che vi presento è del 1924 e rappresenta alcuni atleti impegnati in una gara di corsa su pista.
Cosa centra tutto ciò con quanto detto finora a commento del Vangelo? Come tanti si allenano per mantenersi in forma fisicamente così ogni giorno dobbiamo imparare a dedicarci ad un allenamento interiore fondamentale per saper affrontare un’esistenza spesso frenetica ed impegnativa; esso si basa su due esercizi: ogni sera prima di addormentarmi dire a me stesso e a Dio per cosa chiedo perdono e poi per cosa ringrazio.
Se si vive in coppia questo lo si potrebbe fare insieme e sarebbe meraviglioso perché aiuterebbe a superare fatiche, lamentazioni e incomprensioni.