Cultura | 21 settembre 2022, 08:50

Friuli; dette, proverbi e tradizioni popolari - audio inclusi

Passiamo di nuovo al nord come in un balletto, saliremo e scenderemo in tutta la nostra penisola per scoprire le loro tradizioni più antiche e ascoltare in dialetto i loro proverbi

L'ira dei Krampus per l'uscita di Babbo Natale per le vie del paese. Credit Friuli Oggi

L'ira dei Krampus per l'uscita di Babbo Natale per le vie del paese. Credit Friuli Oggi

"Mior che un bon mus che un trist miedi"

Traduzione: meglio un buon asino che un cattivo medico

Significato : meglio una persona non erudita che sa fare bene il proprio lavoro, piuttosto che un laureato che non sa esercitare la sua professione.

 

"Nancje il cian nol  mof la code dibant"

Traduzione: nemmeno il cane muove la coda per niente.

Significato: nessuno fa nulla gratuitamente, c'è sempre un tornaconto.

 

"Ogni dì si fas la lune, ogni dì si impare una"

Traduzione: ogni giorno si fa la luna ogni giorno si impara una.

Significato: ogni giorno si possono imparare cose nuove.

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Tradizione Friuliana

Nel Tarvisiano, come in Carinzia e in Slovenia, San Nicolò vestito da Vescovo, accompagnato dai “Krampus” (diavoli), passa di casa in casa per lodare i bimbi buoni che recitano in ginocchio le preghiere come vuole l’usanza, e ammonisce quelli più birichini.

Nel frattempo, per le vie bianche di neve, i ragazzini del paese sfidano i Krampus lanciando palle di neve e qualche petardo. Naturalmente i terribili Krampus hanno la meglio, e paura e divertimento vanno di pari passo. La tradizione vuole che l’indomani mattina, al risveglio, i bambini trovino sul davanzale di una finestra i piatti posti la sera prima, pieni di frutta secca come fichi, noci, pistacchi, carrube, e un Krampus di pane dolce, con in mano una verga più o meno lunga, a seconda del merito.

Una leggenda narra che…

una di queste narra che, tanti anni fa, nei periodi di carestia, i ragazzi dei villaggi di montagna si travestivano usando pelli e corna di animali. Resi, così, irriconoscibili, terrorizzavano gli abitanti dei villaggi vicini, derubandoli delle provviste necessarie per l’inverno. In breve i ragazzi si accorsero, però, che tra loro c’era un impostore: era il diavolo vero, in carne e ossa, che approfittando del suo volto terrificante, si era introdotto nel gruppo rimanendo riconoscibile solo dai piedi a forma di zoccolo di capra. Venne, allora, chiamato un vescovo, Nicola, per esorcizzare la terribile presenza. Da allora, sconfitto il demonio, ogni anno i ragazzi mascherati da diavolo, continuarono a recarsi nei villaggi vicini, non più a depredare ma a portare doni, accompagnati dalla figura del vescovo che aveva sconfitto il male. Nasceva, così, la tradizione della festa di S.Nicolò e i Krampus

Un’altra leggenda…

un’altra leggenda narra di un certo vescovo Nicola di Slovenia (o di Carinzia) vissuto attorno al 1500 e solito a far regalie in occasione del proprio compleanno. La festa, secondo questa leggenda, si sarebbe ripetuta in onore del Vescovo Nicola anche dopo la sua morte. Nel corso degli anni, al vescovo vestito con i paramenti bianchi e contraddistinto da una fluente barba dello stesso colore si affiancò un codazzo di krampus dalle sembianze infernali, corna appuntite, armati di catenacci, campane e gerla.

File audio in dialetto dei proverbi in fondo in pdf 

Files:
 AUDIO-num 1 (83 kB)
 AUDIO -num 2 (6.5 kB)
 Audio num 3 (10.0 kB)

red.laprimalinea.it

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