Cronaca | 13 novembre 2025, 12:30

Oggi l'addio a David, il poeta dell'anima e del tessuto

Le esequie di David Antonin, 'Le Tapissier', morto a 53 anni al termine di una malattia, sono celebrate oggi, giovedì 13 novembre, alle 14,30, alla chiesa parrocchiale di San Giorgio di Pollein. David lascia la compagna Raffaella Moniotto; i figli Marcello e Mario e la loro mamma Giada; sua madre, Christine Valeton; il papà Angelo e i fratelli Claudio e Loris

David Antonin, 'Le Tapissier'

David Antonin, 'Le Tapissier'

Avevi gli occhi di chi vede oltre. Sicuro, profondo, capace di leggere l’anima altrui con un solo sguardo. I tuoi capelli, sempre un po’ arruffati, erano la tua firma; un’eleganza senza tempo, un tratto distintivo di chi non ha bisogno di apparire per essere.

Camminavi come chi danza con la vita, David. Ogni passo era un gesto creativo, ogni movimento un atto di presenza. Avevi la grazia di un cavaliere e la leggerezza di un sognatore. Eri bello e non lo sapevi, ed è proprio questo che ti rendeva irripetibile.

Il tuo stile nasceva dal cuore, non dall’abito. Non ti curavi dei dettagli, eppure ogni dettaglio parlava di te. Eri un’opera d’arte vivente, inconsapevole e autentica.

Ricordo quella macchina da cucire, complice silenziosa dei tuoi primi sogni. Da piccoli scampoli e stoffe dimenticate, creavi mondi. La tua passione per i maggiolini e i furgoncini Volkswagen era solo l’inizio… fu lì che capisti cosa volevi essere. Non un semplice artigiano, ma un poeta del tessuto. Così sei diventato David le Tapissier, ma in realtà eri un artista dell’anima.

Nel lavoro ti muovevi come in una danza, con amore, con dedizione, senza mai inseguire il denaro. Il tuo vero guadagno era la gioia di creare, di dare forma all’invisibile. E in ogni tua creazione c’era un frammento del tuo spirito libero.

Eri fiero dei tuoi figli, li guardavi con occhi che brillavano d’amore e ne parlavi con orgoglio. E raccontavi della tua famiglia con una tenerezza che commuoveva. Avevi trovato l’amore, e lo vivevi con pienezza. Eri felice. Lo si vedeva nei tuoi gesti, nella tua voce, nel tuo modo di esserci.

Rispettavi profondamente la madre dei tuoi figli, e ne parlavi sempre con stima e gratitudine. Non ti ho mai sentito parlare male di nessuno. Se avevi un dolore, lo custodivi con discrezione, per non condizionare chi ti stava accanto. Non eri un giudicante, tutt’altro… eri comprensivo, accogliente, capace di vedere il buono anche dove altri non lo vedevano.

Il tuo sorriso: una costante, una luce che non si spegneva mai. Per te nulla era impossibile. Affrontavi la vita con la forza di chi crede, davvero, che ogni sogno meriti di essere vissuto.

La tua libertà interiore era contagiosa. Chi ti ha conosciuto ha respirato la tua leggerezza, la tua profondità, la tua capacità rara di essere serio senza mai essere pesante. Eri un equilibrista dell’anima, capace di stare in bilico tra il cielo e la terra con grazia e verità.

Eri fuori posto in questo mondo che ha dimenticato i valori. Ma proprio per questo eri necessario. Ottimista, dolce, protettivo, mai giudice nè 'pregiudice'. Cercavi l’amore, ma non ti bastava riceverlo; volevi donarlo, con generosità, con intensità. E lo hai fatto. Con tutto te stesso.

Poi è arrivata la malattia, l’ultima grande sfida. L’hai affrontata con il coraggio silenzioso di chi ha già vinto. Perché tu, in fondo, avevi già vinto. Avevi vissuto con verità.

Ora che non ci sei più, resta il tuo ricordo. Resta la tua voce che ancora riecheggia. Resta la tua luce, che non si spegne.

Hai vinto su questa terra. Perché sei stato autentico. Perché hai amato. Perché hai lasciato un segno.

Luce eri e luce sarai.

E allora, per salutarti, scelgo le parole di Rabindranath Tagore, che sembrano scritte per te:

“La morte non è spegnere la luce. È soltanto mettere fuori la lampada, perché è arrivata l’alba.”

Buon viaggio, anima gentile. Continua a sorridere, ovunque tu sia. Noi, quaggiù, continueremo a camminare anche per te.

 

a.a.