Cronaca | 17 giugno 2025, 17:17

Omicidio a La Salle; Auriane non poteva difendersi, sedata prima di essere uccisa

Alberto Randazzo depone in aula

Alberto Randazzo depone in aula

Questa mattina, al terzo piano del Palazzo di Giustizia di Aosta, le testimonianze hanno dato corpo all'accusa nel processo a carico di Sohaib Teima (foto sotto), 23 anni, residente a Fermo, imputato per l’omicidio dell’ex fidanzata, la 21enne (all'epoca della morte) francese Auriane Laisne (foto in basso). Il cadavere della ragazza fu scoperto il 5 aprile 2024 all’interno della cappella sconsacrata e in rovina di Equilivaz, a La Salle. Su quel ritrovamento si è concentrata oggi la deposizione di Andrea Sarasino, il testimone che, insieme alla madre, incappò per caso nel corpo nascosto tra le macerie dell’edificio: "Ho messo la testa dentro dalla porta – ha raccontato – e ho visto delle gambe e degli scarponi. Mi sono spaventato, sono uscito e ho chiamato il 112". Sarasino ha aggiunto che era uscito per una passeggiata nel villaggio di Equilivaz: "Mia madre è rimasta indietro, si è affacciata nella cappella e mi ha chiamato. Era tutto buio, oltre a quelle gambe non si vedeva nulla. Non avevo capito che fosse una persona morta".

In aula, Teima è rimasto in silenzio per l’intera udienza, seduto accanto ai suoi legali, gli avvocati Lucia Lupi e Luca Tommaso Calabrò, mentre venivano escussi i sette testi dell’accusa. Tra questi anche Philippe Bethaz, giovane residente a Valgrisenche, che ospitò la coppia la notte del 25 marzo 2024:"Erano arrivati tardi e non avevano trovato l’hotel prenotato. Sembravano in difficoltà, così li ho accolti. Lei parlava pochissimo, quasi niente. Abbiamo bevuto una tisana insieme. Lui mi ha chiesto se conoscevo luoghi diroccati in zona. Gli ho spiegato che quelli qui non erano praticabili in quel periodo. Poi siamo andati a dormire e il giorno dopo li ho accompagnati alla fermata dell’autobus".

Ha deposto anche l’ufficiale di polizia giudiziaria francese Alberto Randazzo, che ha condotto le indagini su Teima su richiesta dell’autorità giudiziaria italiana. Ha riferito delle perquisizioni compiute nell’alloggio dell’imputato in Francia, nel campus universitario e nell’abitazione di una zia, nonché delle analisi telefoniche e bancarie: "Le tre utenze – due intestate a Teima, una a Laisne – hanno registrato il passaggio alla rete italiana alle 13,55 del 25 marzo, al traforo del Monte Bianco. Poi sono state disattivate fino al 27 marzo, quando hanno riagganciato la rete francese".

Randazzo ha anche ricostruito un episodio avvenuto durante il prelievo del DNA: "Teima aveva inizialmente acconsentito, ma quando stavamo andando via ha avuto una crisi e ha cercato di strapparci di mano la provetta".

Il processo è stato aggiornato a domani mattina, mercoledì, quando saranno ascoltati i familiari della vittima e il genetista della Procura. Nel corso dell’udienza è emerso anche un dato rilevante sul piano medico-legale. Auriane Laisne, secondo quanto riferito dal dottor Roberto Testi – che ha eseguito l’autopsia – aveva nel sangue un’elevata concentrazione di ansiolitici, tale da impedirle una reazione efficace contro l’aggressore: "Il livello riscontrato era molto alto, potenzialmente compatibile con un'intossicazione. Sul corpo erano presenti tre ferite da arma da taglio: due al collo, una all’addome. Quelle al collo, sul lato sinistro, avevano un’inclinazione dall’alto verso il basso. Il sangue aveva invaso le vie aeree e i polmoni presentavano grosse chiazze scure: è sopravvenuta l’asfissia". Una sola ferita di difesa, lieve, era visibile sulla mano destra: "Segno – ha concluso il medico – che la ragazza non era in condizione di difendersi".

red.laprimalinea.it