Ambiente | 29 maggio 2025, 12:48

Champdepraz, il giallo del torrente Chalamy: concessione di pesca nel mirino

Champdepraz, il giallo del torrente Chalamy: concessione di pesca nel mirino

La gestione del diritto di pesca nel torrente Chalamy, in territorio di Champdepraz, rischia di trasformarsi in un caso. Atti amministrativi 'mancanti', firme apparentemente prive di copertura deliberativa e una concessione esclusiva che coesiste con un divieto assoluto: una sequenza che ha sollevato interrogativi non solo di natura politica, ma potenzialmente anche giuridica.

Nel febbraio 2021, il vicesindaco del Comune sottoscrisse un accordo con la Regione  nell’ambito del progetto “Life GrayMarble”, che imponeva il divieto di pesca per circa sette anni lungo l’intero corso del torrente. Obiettivo, la tutela della trota marmorata autoctona. Ma la firma di quell’atto, secondo fonti ben informate, sarebbe avvenuta in assenza di una deliberazione di Giunta che ne autorizzasse formalmente l’adesione. Un dettaglio tutt’altro che marginale, se si considera che si tratta di una scelta con impatto patrimoniale sul Comune e che richiederebbe un chiaro indirizzo politico.

Non solo: pare che all’interno del Municipio non esista traccia ufficiale del documento sottoscritto, rendendone impossibile la consultazione e sollevando dubbi sulla regolare protocollazione.

Pochi mesi dopo, con delibera di aprile 2021, l’Amministrazione comunale ha di punto in bianco valutato di affidare a un operatore specializzato il diritto esclusivo di pesca nello Chalamy. E il 17 giugno 2021 è stata siglata una convenzione con un'ATI composta dalla Associazione Amici della Pesca e dall'Hotel Parc Mont Avic”, per un valore annuo di 4.500 euro. La concessione copre quasi interamente il corso del torrente, ma cozza con il divieto già in vigore. Due atti potenzialmente in contraddizione: si vieta la pesca per tutelare la fauna ittica, ma si concede il diritto di pescarvi.

Il punto non è solo tecnico. C’è chi ritiene che la vicenda possa configurare più di una semplice irregolarità amministrativa. L’attenzione, a quanto risulta, si sta già concentrando su alcuni passaggi-chiave, tra i quali l’assenza di autorizzazioni formali, la mancata conservazione di documenti pubblici, fino alla possibilità di atti pubblici irregolari (se in buona o in malafede potranno essere uffici preposti a stabilirlo).

A sollevare il caso non sono semplici osservatori: tra chi ha acceso i riflettori vi sono anche soggetti istituzionali con ruolo di controllo all’interno delle Amministrazioni e sono paventati accertamenti in ogni sede competente, affinché vengano verificate eventuali responsabilità.

Nel frattempo, resta il danno potenziale: economico per il Comune, che rischia contenziosi o perdite patrimoniali; reputazionale per l’ente; operativo per i pescatori e gli operatori turistici, alle prese con regole poco chiare e atti che sembrano smentirsi a vicenda.

Se vi siano state leggerezze o forzature lo stabiliranno, eventualmente, le autorità preposte. Ma un dato è certo: la trasparenza amministrativa, in questa vicenda, appare ben più torbida delle acque dello Chalamy.

pa.ga.