Negli ultimi anni, il Governo ha riscontrato "un aumento delle richieste di cittadinanza da parte di persone con legami molto deboli con l’Italia". In alcuni casi, la cittadinanza veniva richiesta solo per ottenere un passaporto europeo, senza un reale interesse per la cultura e la comunità del nostro Paese.
La riforma mira a rafforzare il senso di appartenenza alla nazione e a garantire che la cittadinanza sia concessa solo a chi mantiene un legame effettivo con il Paese. Nel marzo 2025, è stata introdotta quindi una riforma significativa in materia di cittadinanza italiana, modificando le regole per l’ottenimento della cittadinanza per discendenza (ius sanguinis). Essa mira a rendere più stringenti i criteri di accesso alla cittadinanza per gli italo-discendenti residenti all’estero, allineandosi alle normative europee e contrastando fenomeni di abuso.
La nuova legge non elimina il principio dello ius sanguinis, ma lo ridefinisce con nuove limitazioni, ovvero solo i discendenti entro la seconda generazione (cioè chi ha almeno un genitore o un nonno nato in Italia) potranno ottenere automaticamente la cittadinanza italiana. Inoltre i figli di italiani nati all’estero potranno acquisire la cittadinanza solo se almeno uno dei genitori ha vissuto in Italia per due anni continuativi prima della loro nascita. Per mantenere la cittadinanza, sarà necessario dimostrare un legame concreto con l’Italia, esercitando almeno un diritto o dovere civico ogni venticinque anni.
La legge è già entrata in vigore e le nuove richieste di cittadinanza saranno valutate secondo i criteri aggiornati, però fra i referendum abrogativi dell'8 e 9 giugno prossimi ve n'è uno contro il dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana.