Quali e quanti siano i danni ancora non lo ha detto nessuno, ma la centrale idroelettrica di Valpelline, la più grande di tutta la Valle d'Aosta - impianto che è inserito nel Piano nazionale di riaccensione della rete elettrica in caso di emergenza - è da un mese ferma, non opera e non produce perché colpita dall'evento alluvionale del 29 e 30 giugno scorsi.
"E' una situazione anomala visto che impianti di queste dimensioni e importanza hanno, o dovrebbero avere, sistemi di protezione anche nei confronti di eventi alluvionali come quello verificatosi a fine giugno - sostiene Chiara Minelli (foto sotto), consigliera regionale di PCP, che sul caso ha presentato una interrogazione con risposta scritta (risposta che potrebbe arrivare entro la prima metà di agosto) per conoscere l'entità dei danni strutturali e di quelli da mancata produzione di energia.
La centrale è gestita da CVA, società pubblica interamente controllata dalla Regione, "e in quanto tale CVA dovrebbe rendere pubbliche le motivazioni e le conseguenze di una situazione che appare sorprendente - afferma Minelli -. Oltretutto sul sito ufficiale del Turismo in Valle d'Aosta è comparsa la notizia che è stata annullata la visita guidata alla centrale di Valpelline, prevista per il 13 agosto che aveva raggiunto il massimo delle prenotazioni. E' un dato indicativo di una situazione di permanente incertezza".
Ieri il Presidente della Giunta, Renzo Testolin, ha reso noto che CVA e la sua società controllata hanno subìto dal maltempo di fine giugno danni per almeno sei milioni di euro. Se la chiusura della centrale di Valpelline dovesse protrarsi, la cifra potrebbe aumentare notevolmente.
"A causa del blocco dell'attività della centrale di Valpelline - si legge nell'interrogazione di Minelli - le condotte di adduzione che trasportano grandi quantitativi di acqua dalla diga di Place Moulin alla centrale stessa non hanno potuto essere utilizzate per il deflusso e si è quindi determinata la necessità di un rilascio diretto nel torrente Buthier per impedire un eccessivo innalzamento del livello dell'acqua nel bacino (...) Si è trattato di rilasci ingenti, di 14-15 metri cubi al secondo, con grossi quantitativi di acqua limacciosa che scorrevano attraverso la Valpelline e arrivavano fino ad Aosta e anche oltre (...) questa situazione ha creato difficoltà anche ad altre centrali idroelettriche a valle di Valpelline".