Scientia | 11 agosto 2023, 07:28

La decarbonizzazione integrale è impossibile. Lo dicono la scienza e il buon senso

La decarbonizzazione integrale è impossibile. Lo dicono la scienza e il buon senso

Gli estremi non si toccano sempre, anzi. Nei giornali, nelle televisioni, sui social, in qualunque tribuna insomma i (tanti) paladini dell’Apocalisse ambientale provocata dalle emissioni umane si stanno scontrando con i (pochi) negazionisti del cambiamento climatico e se le diatribe politico-culturali potessero generare effetto serra addio Pianeta Terra...

Ci sono poi, però, fortunatamente, specialisti e giornalisti di settore che due domande in più, da una parte e dall'altra, se le fanno. Persino nella piccolissima e montanara redazione de Laprimalinea.it ci siamo detti "beh, certo che il clima è cambiato e sta cambiando, basta salire un pochino in quota per accorgersene. Ma se stiamo assistendo allo scioglimento delle riserve di acqua che sono i ghiacciai, siamo davvero sicuri che le vetture elettriche siano la risposta 'green' allo scatafascio, visto che l'energia elettrica si nutre, principalmente, di acqua? E poi, non eravamo molto ma molto più inquinati e inquinanti in passato, quando la sensibilità ambientale era sottozero e nei fiumi e nei torrenti correvano detersivo, olii esausti e monnezze varie? Eppure negli anni Sessanta e Settanta il permafrost era bello spesso...". Vabbeh, sono considerazioni di giornalisti di provincia appassionati di montagna, che lasciano il tempo che trovano...ma non sono le sole. 

Adriana Cerretelli sul Sole 24 ore del 27 luglio 2023  nell’articolo 'Materie prime, la Ue predica bene e razzola male' scrive: "Il buon senso avrebbe richiesto anche un’analisi intellettualmente asettica e preventiva della sostenibilità economico-finanziaria e socio-politica della transizione verde verso la neutralità climatica nel 2050. Nessuno l’ha fatta a Bruxelles prima di lanciare il Green Deal. Nessuno nemmeno nei paesi Ue“.

Sergio Giraldo su La Verità del 30 luglio 2023 le fa eco: “Nessuno rivela quanto costerà e chi pagherà la rivoluzione verde...la transizione ecologica… è un intreccio colossale di norme, investimenti, attività, trattati internazionali, sviluppi tecnologici e industriali, conseguenze socioeconomiche che ha dell’incredibile e che non ha precedenti nella storia. Mai prima d’ora il genere umano si è dedicato a una trasformazione globale, sincronizzata e pervasiva come questa. Mai prima d’ora si è verificata una tale potente convergenza di spinte politiche e interessi privati, tanto che siamo entrati di fatto in una fase di economia pianificata e diretta. Va da sé che la transizione ecologica rappresenta un business enorme. Considerata la portata dei cambiamenti in atto, che ci debba essere un dibattito dovrebbe essere pacifico. Invece, la cosa più incredibile che abbiamo letto in questi giorni è che non si deve discutere neppure delle soluzioni proposte… gli urlatori si guardano bene dal parlare dei paradossi, delle incongruenze, dei costi, dei vicoli ciechi a cui conducono i vari Green deal mondiali, e quello europeo in particolare. Il loro scopo è quello di creare una situazione emotiva di perenne emergenza, nella quale 'non ci sono alternative'”.

Luca Ricolfi, che è docente di analisi dei dati a Torino, sul Mattino del 28 luglio 2023 nell’articolo 'Punire il “negazionismo climatico?' commenta: “il punto della discussione non è se oggi faccia più caldo di 50, 100, o 150 anni fa, ma se il cosiddetto riscaldamento globale possa essere attribuito prevalentemente all’azione dell’uomo. Chi ha dimestichezza con le tecniche statistiche di imputazione causale su dati osservativi (cioè non sperimentali), e ha un minimo di conoscenza dei limiti intrinseci dei modelli di simulazione, sa perfettamente che tale attribuzione può essere effettuata solo in via congetturale, e che i margini di errore sono di entità sconosciuta“.

Sull’ultimo numero della Rivista Energia, Valeria Palmisano Chiarelli ha pubblicato 'Auto e casa: l’Unione Europea e la rinuncia del fuoco: “Non ci è dato sapere con precisione a quando risalga la scoperta del fuoco e la sua 'domesticazione' da parte della nostra specie, ma siamo certamente nell’ordine di milioni di anni fa… C’è da chiedersi cosa penserebbero i nostri preistorici antenati ad apprendere milioni di anni dopo che la loro trovata sia tacciata di mettere a rischio la sopravvivenza della specie sul Pianeta e che per preservare la vita in un clima ostile si stia valutando – perché così viene chiesto – di fare a meno da qui in avanti proprio di quella scoperta che ci hanno lasciato come testamento evolutivo: la combustione… Uno dei motivi per cui alcune delle ricette per la decarbonizzazione proposte da questa Commissione europea restano così controverse va forse ricercato nel fatto che, in modo draconiano, hanno toccato quanto, nell’immaginario collettivo, più rappresenta l’emancipazione delle famiglie italiane nella ripresa economica del dopoguerra: la casa e l’automobile… Che questo ciclo istituzionale sia stato affetto da bulimia normativa è ormai sotto gli occhi di tutti. Al coro degli esterrefatti per la mole di provvedimenti da esaminare, valutare negli impatti, negoziare e immaginare di recepire negli ordinamenti nazionali, si è aggiunto recentemente anche il Presidente francese Emmanuel Macron“.

Per comprendere perché la 'decarbonizzazione integrale' sia scientificamente impossibile, dovrebbero bastare alcuni dati sui consumi di carbone asiatici, in crescita esponenziale – e senza che se ne scorga una fine – pubblicati dalla Staffetta Quotidiana del 31 luglio 2023: “Il consumo di carbone nel 2022 è aumentato del 3,3% a 8,3 miliardi di tonnellate, stabilendo un nuovo record, secondo il Coal Market Update di metà anno dell’Aie. Quest’anno rimarrà vicino al livello record, poiché la forte crescita in Asia, sia per la produzione di energia che per le applicazioni industriali, supererà il declino negli Stati Uniti e in Europa. Nel 2023 e nel 2024 è probabile che i piccoli cali della produzione di energia elettrica da carbone saranno compensati da aumenti dell’uso industriale, prevede il rapporto… Continua lo spostamento della domanda di carbone verso l’Asia. Nel 2021, Cina e India rappresentavano già i due terzi del consumo globale, il che significa che insieme hanno utilizzato il doppio del carbone rispetto al resto del mondo messo insieme. Nel 2023 la loro quota sarà vicina al 70%. Al contrario, Stati Uniti e Unione Europea – che insieme rappresentavano il 40% tre decenni fa e oltre il 35% all’inizio di questo secolo – rappresentano oggi meno del 10%…  Il carbone più economico ha reso le importazioni più attraenti per alcuni acquirenti sensibili al prezzo. Le importazioni cinesi sono quasi raddoppiate nella prima metà di quest’anno e il commercio globale di carbone nel 2023 è destinato a crescere di oltre il 7%“.

pa.ga.

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