L’ho infilato nella borsa di plastica del negozio di dischi , un tardo pomeriggio di dicembre, buio, freddo e anche umido per via di una pioggia fine e ipnotica. Camminavo proteggendo il disco, come fosse una reliquia sconosciuta, un mistero ancora da decodificare. Era il 1980 e io ero reduce da un anno intero di ascolto spasmodico e devozionale di TheWall, che era uscito alla fine del 1979.
Mi aveva invaso letteralmente, partendo dal tormentone radiofonico di Another Brick on the Wall part. 2, il quale mi aveva spinto a comprare il doppio album dei Pink Floyd.
La cover era severa, occulta e avara di indicazioni. Niente titolo, niente nome del gruppo, solo un grande nero attraversato da arcobaleni tesi e inquietanti. Lo aprii e cominciai ad osservarlo. All’interno una sorta di cardiogramma attraversava la doppia pagina e separava le notizie di registrazione dai testi delle canzoni, scritti in bianco, lapidari e non particolarmente lunghi. Notai che nella tasca oltre al disco c’erano dei posters e degli adesivi, il tutto sempre più lunare e alieno, anche se comparivano piramidi notturne e altre suggestioni terrestri.
Arrivato a casa lo appoggiai dolcemente su uno dei miei due technics sl1200 che già smanettavo parecchio per la mia passione, che divenne poi un lavoro, e mi resi conto subito che non mi trovavo di fronte a un ascolto ordinario di una lista di brani, ma che ero salito a bordo di qualcosa disconosciuto, per un viaggio nel lato oscuro non solo della luna, ma anche mio. Battiti cardiaci, risate sinistre, orologi impazziti, gemiti, urla da manicomio e morbide ballate quasi sussurrate, chitarre scorticanti e un basso cosmico, tastiere che diventavano portatrici di suoni oltre la sfera dell’ascolto e scendevano dritte nel subconscio, o comunque nei fondali di quelle acque che ciascuno di noi ha.
La ritmica sempre a tenerti a bordo, mentre tutto il resto si snodava tra le pareti infinite di ciò che puoi immaginare nel cosmo e dentro la tua stessa infinita galassia interiore. Ora lo guardo, qui, appoggiato sulla solita mensola, e gli faccio tanti
auguri di buon compleanno, una festa alla quale siamo presenti in tantissimi. Se dici di amare la musica e non hai mai ascoltato questo disco sei un bugiardo.
Fonte:https://www.mescalina.it/musica/special/27/02/2023/pink-floyd
A cura di Paolo Fassino- SpazioMusica, Aosta