Saggezza Popolare | 27 marzo 2023, 11:00

Perle di saggezza abruzzese che non tramontano mai

Questa rubrica, semiseria, raccoglie e propone ai nostri lettori i detti, i proverbi e le antiche tradizioni che da secoli arricchiscono l'Italia di un patrimonio inestimabile di cultura locale

Abruzzo: l'eremo di San Bartolomeo in Legio

Abruzzo: l'eremo di San Bartolomeo in Legio

Montagna, mare, colline: oggi la nostra rubrica ci porta in una regione piccola ma suggestiva e sincera, che racchiude in sé tre distinti territori e tanta tradizione popolare.

All'ombra del Gran Sasso (un memorabile scorcio qui nella foto), alcuni dei proverbi tipici abruzzesi. In fondo all'articolo sono scaricabili gli audio. 

Proverbio 1:

A lavà la cocce all'asin 'c sà 'rmette tempe e sapone.

Traduzione :

A lavare la testa all'asino, si sprecano tempo e sapone.

Morale:

Imbarcarsi in imprese difficili e fallimentari è una perdita di tempo, energie e risorse, che non vale la pena affrontare

Proverbio 2:

Ogne ccas' tèn' nu peng' rett'.

Traduzione:

 Ogni casa ha una tegola rotta

Morale:

In ogni famiglia vi è un problema e che è bene riflettere e guardare alle proprie magagne, prima di esprimere giudizi e sentenze verso quelle degli altri.

3-Proverbio

Trist'a cchi nen dé' niènde, ma chiù ttrist'a cchi nen dé' nisciune.

Traduzione:

Triste chi non ha niente, ma più triste chi non ha nessuno.

Morale:

Meglio vivere poveri ma in famiglie piene di affetto, in cui poter contare l'uno sull'altro

4-Proverbio:

Vocca vasciata nen perde ventura, ma s'arrinova come fa la luna.

Traduzione:

Bocca baciata non perde fortuna, ma si rinnova come la luna

Morale:

Un bacio non  può intaccare la reputazione di una persona. Dunque la ragazza che compie degli sbagli non deve pensare che per questo motivo la fortuna possa averla abbandonata

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Da Sulmona un rito antico: 'La Madonna che scappa in piazza'

La 'Madonna che scappa in piazza' è una delle manifestazioni più importanti che si tengono a Sulmona e una tra le più partecipate in Abruzzo.

Si svolge la domenica di Pasqua nella piazza più grande e scenografica della città, piazza Garibaldi, in un grande afflusso di turisti e sulmonesi stessi che accorrono sempre numerosi all’evento.

Il rito, che ha una forte valenza religiosa, con il trascorrere del tempo si è arricchito anche di contenuti antropologici tanto che la manifestazione da sempre richiama anche i media locali e nazionali che vi partecipano con estremo interesse e devozione.

Dai documenti pervenutici dagli archivi locali e non, si può affermare che la rappresentazione sia anteriore al 1860.

La manifestazione

La 'Madonna che scappa in piazza' deve essere presa in relazione ad un ciclo sacro che nel periodo pasquale ha inizio il Giovedì Santo per poi proseguire il Venerdì Santo con la Processione del Cristo Morto, gestito dalla Confraternita della Trinità.

La 'corsa' in piazza della Beata Vergine (credit Yes Abruzzo)

A gestire la manifestazione pasquale è invece la Confraternita di Santa Maria di Loreto i cui membri sono chiaramente riconoscibili dal vestiario: mazzetta verde su camice bianco.

La piazza

Viene occupata da una miriade di persone che si affollano ovunque, lasciando libero solo il percorso che la Madonna dovrà compiere per arrivare a suo Figlio risorto (le transenne delimitano l’area di corsa).

La piazza in quel giorno speciale appare nello sguardo di chiunque abbia il privilegio di poter assistere alla manifestazione pittoresca e suggestiva, vestita di colori, intrisa di emozioni, ansie, aspettative. Cosicché anche a distanza di tempo è possibile riviverla e rivederla nella memoria dove si è fissata indelebile come un’istantanea fotografica.

La folla tutta la riempie; terrazze, balconi, tetti, finestre, scalinate: tutto è un pullulare di curiosi e appassionati che aspettano con trepido entusiasmo le 12.00, ora in cui ha inizio la manifestazione.

Svolgimento del rito

Mentre nella piazza dominano la confusione e un’ebbrezza frizzante, sul lato orientale, nella chiesa seicentesca di San Filippo Neri un’altra dimensione regna, quella della sacralità. Qui la Vergine Maria è chiusa nel suo dolore e vestita a lutto non può far altro che compiangere il Figlio morto, immolatosi per salvare l’umanità.

Oltre alla presenza della statua della Madonna il rito vede la partecipazione di due santi, San Pietro e San Giovanni, che hanno il compito di annunciare alla Vergine che suo Figlio è risorto.

Le statue, precedute da una lunga fila di portatori di lampioncini e portate da quattro lauretani, arrivano nella piazza alle 11.30 ed iniziano ad avanzare verso la chiesa di San Filippo (nella foto), dove si arrestano sulla soglia.

La tradizione prevede che, prima che la Vergine esca dal luogo in cui si è ritirata, siano tre le chiamate fatte dai santi per annunciare la resurrezione di Cristo.

Il primo a bussare al portone della chiesa è San Giovanni, ma a questa prima chiamata la Madonna non risponderà. Il secondo tentativo è quello di Pietro, che ottiene lo stesso risultato fino a quando con il terzo tentativo, fatto di nuovo da San Giovanni (l’apostolo prediletto da Gesù), il portale si apre.

A questo punto la Vergine, ancora non del tutto persuasa dalle parole degli apostoli, esce dal luogo di preghiera recandosi lentamente al centro della piazza, scortata a distanza dalle statue dei Santi.

La Madonna procede con la stessa andatura lenta fino all’altezza del Fontanone (più o meno alla metà della piazza) in un’atmosfera di suspence e trepida attesa dei partecipanti.

E mentre la tensione sul volto dei Confratelli sale insieme alla loro  concentrazione, all’altezza del Fontanone la Vergine scorge il Figlio risorto  e inizia la sua folle corsa per ricongiungersi a Lui che La aspetta trionfante alla fine della piazza, sotto un baldacchino rosso posto tra gli archi dell’acquedotto.

Mentre la Madonna compie la sua corsa speranzosa anche il suo aspetto muta: il manto nero cade lasciando emergere il vestito verde, sulla mano destra il fazzoletto bianco, che accompagnava il corredo da lutto, lascia il posto ad una rosa rossa, mentre dodici colombe bianche si librano in volo accompagnate dal rimbombo degli spari dei mortaretti. Applausi, spari e volo delle colombe esplodono in un clima di partecipazione generale e commozione, poiché questa è una rappresentazione che riesce a toccare le corde dell’animo umano, chiamando in causa valori più autentici, come il profondo legame che lega una madre a suo figlio.

Durante tutta la rappresentazione quei simulacri simbolici sembrano avere vita propria, quella Vergine sembra aver pianto e sofferto davvero per la morte di suo figlio ed ora, dopo averlo ritrovato, appare felice di aprirsi di nuovo alla vita. Una volta avvenuto l’incontro queste tornano ad essere delle semplici statue e vengono disposte per prendere parte alla processione cittadina alla quale partecipano le Autorità e tutte due le Confraternite.

Superstizioni e credenze

La corsa della Madonna viene tenuta sotto stretto controllo dai partecipanti. La tradizione e la credenza popolare vuole, infatti, che se la Madonna nel compiere la sua corsa proceda senza incidenti di percorso l’anno che verrà sarà positivo per la città e la natura sarà benigna nell’elargire i suoi frutti. Anche altri elementi sono importanti per trarre buoni auspici, come il volo delle colombe (che devono librarsi in aria e non volare basso) o il velo della statua che, nel momento in cui cade per lasciare il posto ai bei boccoli della Vergine, deve liberarsi senza rimanere impigliato.

 

 

 

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