Politica | 16 agosto 2022, 22:57

Non correte verso il Parlamento come skyrunners che hanno perso le scarpe...

Non correte verso il Parlamento come skyrunners che hanno perso le scarpe...

Una cosa che mi ha sempre fatto sorridere è quando, nelle presentazioni degli ultratrail e dei vertical che si moltiplicano di anno in anno in Valle (ne corro uno anche io domenica prossima con il solo obiettivo, difficile da raggiungere, di terminarlo e fregiarmi della preziosa maglietta di finisher...) si magnificano i mirabolanti panorami e i paesaggi che gli atleti attraverseranno e potranno ammirare durante la gara.

Ma da quando in qua si corre in montagna per ammirarne il paesaggio? Uno skyrunner, un trailer, sale e scende da un sentiero per vincere, non per fotografare villaggi fantasma e cime innevate. Chi invece sale la montagna per goderla lo fa a passo lento, in punta di piedi, con le giuste soste, assaporando gli odori, appagando l'occhio vetta per vetta, scorcio per scorcio. Oppure sì, si iscrive a un vertical ma lo fa come faccio io, per ritirare il pacco gara (che attrae il principiante come i bambini di un tempo erano ammaliati dalle buste con la sorpresa che vendeva il tabaccaio) e riuscire poi magari anche a terminarla, la gara, ma senza nessuna pretesa di classifica. Così nel mezzo c'è il tempo per le soste ammirate e anche per qualche foto nostalgica.

Al contrario, chi fa trail per agonismo se si prende troppo sul serio può rischiare di assomigliare a quell’atleta che tre anni fa ho incontrato mentre si allenava dalle parti del Bertone: ha raggiunto la fontana, si è abbeverato (mi spiace ma è il termine giusto) soffiando aria dal naso come un mantice e con gli occhi spiritati è ripartito subito di corsa, senza cagare nessuno ma riuscendo a danneggiare un vaso di fiori che i gestori del rifugio avevano posto vicino alla fontana. L’immagine di un pazzo in fuga, piuttosto che di uno sportivo amante della montagna…Allora senza nulla togliere al sacrosanto (e sempre più redditizio) movimento degli ultratrail ben venga talvolta la celebrazione del passo adagio, della lentezza che aiuta a riflettere e a meditare. 

Invece tornando alle presentazioni bucolico-agresti piuttosto fuori luogo di alcuni trail, mi ricordano diversi cahiers de bonnes intentions che rispondono al nome di ‘programmi elettorali’ che anche per le imminenti Politiche abbiamo iniziato nostro malgrado ad ascoltare/leggere un po’ ovunque e che, volenti o nolenti, ci saranno somministrati  per oltre un mese da tutte le forze in campo.

Anche qui tratteggi di paesaggi d’incanto, promesse di panorami mai visti prima, rassicurazioni su percorsi lineari, coerenti e animati dall’unico interesse del bene altrui. Ed è giusto chiedersi: a questi candidati interessa davvero il rispetto dei programmi, la responsabilità verso il mandato degli elettori? Saranno in grado di portare a termine con coerenza e competenza la scaletta degli impegni presi?

In questo caso, però, il ragionamento da fare è esattamente l’opposto di quello che ho appena suggerito per l'agonismo di montagna. Perché il politico realmente interessato a stravolgere il sistema, a portare un vero cambiamento nell’amministrazione della cosa pubblica - che poi vuol dire rivoluzionare l’utilizzo di tutti i patrimoni disponibili – deve percorrere il sentiero con l’ostinato rigore e la furia di quel trailer che, proprio come un pazzo in fuga, punta all’obiettivo e non si cura di ciò che lo circonda: deve avere un traguardo preciso e correre dritto davanti a sé senza vedere altro, magari rovesciando tavoli, sedie, palchi e vasi di fiori. Può non piacere il modo, ma giustifica ampiamente la necessità di risultato.

Il mio timore invece, che ritengo concreto e giustificato da anni di semiparalisi politico-amministrativa, è che gli eletti che si avvicenderanno sugli scranni del Parlamento romano finiscano per assomigliare ai corridori a tempo perso, ai runner per finta che amano gustare ma mai ‘guastare’ il panorama.

Come i partenti che non saranno mai finishers, i nuovi eletti potranno così trascorrere gli anni di Legislatura percorrendo lentamente corridoi e sale riunioni, fermandosi a sorseggiare le offerte della buvette prima di andare a sedersi sulle comode (così si dice che siano) poltrone delle Camere per poi dedicarsi alla grande fatica di alzare o tenere abbassata una mano. Se ne avranno il tempo, però, perché il vento del cambiamento non giungendo da loro potrebbe comunque soffiare da direzioni impreviste e contrarie. 

Nell’assoluta speranza di sbagliarmi, per quanto mi riguarda correrò il mio vertical armato di webcam e con tutta la serenità possibile. D'altronde mica sono in campagna elettorale, io.

patrizio gabetti

Ti potrebbero interessare anche: