Cronaca - 23 maggio 2024, 17:30

Si è uccisa in carcere la 64enne residente a Cogne accusata di violenza sessuale

Il suo legale, Massimiliano Bellini, 'avevamo chiesto per tre volte al gip di Aosta la revoca della misura cautelare in cella. Ricordiamoci che nelle carte processuali c'è la vita delle persone'

Si è uccisa in carcere la 64enne residente a Cogne accusata di violenza sessuale

Da due mesi era detenuta nella sezione femminile della Casa Circondariale di Torino. Alle 7,30 di questa mattina la 64enne originaria di Caltanissetta e residente a Cogne, accusata dalla Procura di Aosta, in concorso con il marito, di violenza sessuale a danni del loro padrone di casa 65enne, è stata trovata priva di vita dagli agenti della Polizia Penitenziaria.

La donna si è appartata nel bagno della propria cella approfittando della momentanea assenza della sua compagna di detenzione e si è poi soffocata con un sacchetto di plastica sulla testa, legato attorno al collo con un laccio. A nulla sono valsi i soccorsi scattati immediatamente e proseguiti poi fino all’arrivo dell’unità del 118 che non ha potuto far altro se non constatare il decesso della detenuta. 

"Sono molto addolorato ma anche profondamente arrabbiato - ha detto il legale della donna, Massimiliano Bellini, all'Ansa - avevamo chiesto per tre volte al gip di Aosta la revoca della misura cautelare in cella. La carcerazione preventiva talvolta si trasforma in una grave ingiustizia che la Giustizia con la 'G' maiuscola non può tollerare. Ricordiamoci che nelle carte processuali c'è la vita delle persone".

“Come da prassi in questi casi - spiega Vicente Santilli, segretario per il Piemonte del Sindacato di polizia penitenziaria-Sappe - sono in corso le attività di indagine per ricostruire gli ultimi momenti di vita della donna, ma parrebbe non siano stati rinvenuti messaggi o biglietti utili a comprendere le cause dell’insano gesto. Salgono così a tre i decessi dall’inizio dell’anno nelle carceri del Piemonte”.

Il sindacalista evidenzia che “questi tristi eventi ci fanno comprendere l’importanza di intercettare per tempo il disagio delle persone private della libertà personale ed è per questo che il Sappe è da sempre impegnato nel sensibilizzare l’Amministrazione ed il Governo sulla necessità di formazione adeguata del personale di Polizia Penitenziaria, ma anche sull’esigenza di potenziare le aree trattamentali degli istituti di pena con figure professionali appartenenti alle materie umanistiche come educatori, psicologi, medici e psichiatri".

“Si continua a parlare se ci sono azioni da intraprendere per poter evitare tale gesto estremo - interviene sull'accaduto Donato Capece, segretario generale del Sappe -. Il suicidio è sicuramente un evento imprevedibile, pertanto se una persona decide di suicidarsi prima o poi troverà il modo di farlo. Il problema è preventivo, non successivo.  Con il passaggio della sanità penitenziaria alle Regioni, la situazione è purtroppo estremamente peggiorata”, prosegue. “La carenza di operatori sanitari, psicologi e psichiatri è il punto cruciale della questione. A nostro avviso servono concorsi regionali e assunzioni di personale sanitario da destinare esclusivamente alle carceri piemontesi”, conclude Capece.

pa.ga.

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