Cultura - 25 dicembre 2025, 02:00

Auguri di Buon Santo Natale; dal cristianesimo all'ebraismo fino ad arrivare a quello pagano

La storia, il mito, il vero significato di questa festa e...perché l'Albero di Natale

Photo Credtis: Olga Ilina

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Il Natale, per la cultura occidentale, è forse la festività più sentita dell’anno. È il tempo della famiglia, della convivialità, della gioia condivisa, ma anche della memoria religiosa: il 25 dicembre si celebra la nascita di Gesù Cristo, colui che per molti ebrei fu il Messia annunciato dalle Scritture. La sua venuta al mondo si colloca tra gli anni 0 e 4, e la Chiesa cristiana ha fissato questa data come simbolo universale della nascita del Salvatore.

Non tutte le tradizioni, però, coincidono. Le Chiese ortodosse orientali festeggiano il Natale il 6 gennaio, giorno che per la Chiesa occidentale corrisponde all’Epifania, la manifestazione di Gesù ai Magi. I cristiani iniziarono a celebrare il Natale solo dal IV secolo, innestando la nuova fede su riti e festività già esistenti e caricandoli di un significato diverso.

Accanto al Natale cristiano, dicembre porta con sé altre ricorrenze. La festa ebraica di Hannukkah, ad esempio, ricorda la consacrazione del Secondo Tempio di Gerusalemme ordinata da Giuda Maccabeo dopo l’occupazione ellenica del II secolo a.C. Per otto giorni, a partire dal venticinquesimo di Kislev, gli ebrei accendono progressivamente le candele della Chanukiah, rievocando la leggenda dell’olio che miracolosamente durò otto giorni.

Ma il Natale ha anche radici pagane e laiche. I Celti celebravano il solstizio d’inverno, il giorno più corto dell’anno, il 25 dicembre, collegandolo al culto del Sole. I Romani festeggiavano i Saturnali, giorni di gioia e scambio di doni dedicati a Saturno, dio dell’agricoltura. Il Cristianesimo si innestò su queste tradizioni, reinterpretandole: il sole divenne simbolo del Cristo, luce che vince le tenebre.

E proprio da queste radici nasce uno dei simboli più amati del Natale, l’albero. Colorato e illuminato, insieme al presepe è l’emblema della festa. La sua origine si deve ai popoli d’oltralpe, soprattutto di lingua tedesca, che veneravano il Tannenbaum, l’abete sempreverde. L’usanza di adornare gli alberi è antichissima e diffusa in molte culture come simbolo di vita. I popoli nordici decoravano rami di abete con frutti per augurarsi prosperità, mentre Celti e Vichinghi li portavano nelle case durante il solstizio d’inverno. Altri li ardevano come rito di buon auspicio, da cui derivano i falò natalizi.

Con il Medioevo, il cristianesimo fece propri molti di questi riti. L’albero divenne simbolo di vita, di perdono e di rinascita. In Germania, durante la vigilia, si rappresentavano gli “Adam und Eva Spiele”, con l’albero del peccato al centro, trasformato in segno di redenzione. Inizialmente si usavano alberi da frutto, poi sostituiti dagli abeti, sempreverdi e resistenti. L’albero di Natale cristiano unisce così il peccato originale e la nascita di Cristo, celebrando anche il legno della Croce.

La diffusione dell’albero fu lenta. Fino al XIX secolo era considerato un simbolo protestante. Dopo il Congresso di Vienna, però, si impose anche nel mondo cattolico. A Vienna comparve nel 1816 grazie alla principessa Henrietta von Nassau-Weilburg, in Francia nel 1840 con la duchessa d’Orléans, e in Italia fu Margherita di Savoia a introdurlo al Quirinale. Goethe lo immortalò nella letteratura con I dolori del giovane Werther. Da allora, l’albero di Natale ha conquistato l’Europa e il Nord America, fino a diventare tradizione universale.

Oggi l’albero continua a evolversi. Se un tempo era addobbato con frutti e grano, poi con nastri e ghirlande, oggi si arricchisce di vetro soffiato, decorazioni artigianali e luci a led. Sempre più persone scelgono soluzioni ecologiche, come alberi artificiali, per salvaguardare i boschi. E ogni anno, in piazza San Pietro, un grande abete ricorda la forza di questa tradizione, grazie all’iniziativa voluta da Giovanni Paolo II.

Il Natale, dunque, non è solo consumismo, ma un intreccio di storie, miti e simboli che attraversano secoli e culture. Che sia cristiano, ebraico o pagano, resta il tempo della luce che ritorna, della vita che rinasce e della speranza che si rinnova.

La redazione de Laprimalinea.it ringrazia i suoi lettori e collaboratori per la passione e l’affezione dimostrate, augurando a tutti serene feste e un Buon Natale. Che questi giorni non siano di frenesia, ma di raccoglimento, e che l’abbondanza di amore, salute e prosperità accompagni ciascuno verso il nuovo anno.

 

red.laprimalinea.it

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