Sono arrivate puntuali al loro posto di lavoro, lì alla microcomunità Notre Maison in località Paquier a Valtournenche, alle 7 di giovedì 18 dicembre. Ad aspettarle, però, questa volta c'erano non gli anziani al servizio dei quali - in base al giuramento delle Oss - avrebbero dovuto "dedicare la propria vita", ma i carabinieri del Nucleo antisofisticazioni-Nas di Aosta, che hanno sbarrato loro l'ingresso della struttura. I militari hanno poi notificato alle due donne, ancora incredule per quanto stava accadendo, la misura cautelare interdittiva di allontanamento dalla micro e possono dire di averla 'sfangata', almeno per ora, perchè il pm della procura aostana Manlio D'Ambrosi per entrambe aveva chiesto il carcere, che però il gip Davide Paladino ha negato. Sono accusate di gravi maltrattamenti a un'anziana ospite ultraottantenne della 'Notre Maison' le due operatrici socio-sanitarie straniere, di 59 e 61 anni, che quando avevano varcato per la prima volta la soglia di quella moderna microcomunità inaugurata nel 2010 erano state accolte con gioia dalle loro colleghe, una decina, tutte residenti in Valle.
Ecco, le colleghe; sono una decina, da oggi devono sobbarcarsi anche il lavoro delle due indagate. "Delle nostre Oss di Valtournenche posso solo dire il meglio possibile, sono persone straordinarie, tese al benessere dei pazienti e al rispetto della loro dignità e della loro privacy" sottolinea con forza Gabriella Sortenni, segretario generale della Unité des Communes Mont-Cervin e diretta responsabile delle strutture per anziani sul territorio. Non entra minimamente nel merito delle indagini, Sortenni, ma ribadisce che "le operatrici della 'Notre Maison' sono preparate, sensibili, cooperanti con il resto del personale e amorevoli con gli ospiti. Non voglio e non posso spendere parole di alcun tipo nei confronti delle loro colleghe indagate per ipotesi di reato sulle quale ho mantenuto e intendo continuare a mantenere il doveroso silenzio. Certo, però, posso dire che la microcomunità non deve ora e non dovrà mai risentire di una vicenda che vede coinvolte due sole persone, eventuali 'mele marce' in un cesto composto però in massima parte di eccellenze. Non sarebbe giusto nei confronti di chi ha lavorato e continua a lavorare con il cuore, dando il massimo impegno".
L’attività investigativa, avviata nel mese di novembre - con il supporto di videoregistrazioni che non lasciano spazio a particolari dubbi - a seguito di una denuncia, ha fatto emergere un quadro ritenuto grave dagli inquirenti. Secondo quanto ricostruito dai militari del Nucleo, le due Oss avrebbero agito con accanimento e crudeltà verso l’anziana che, in alcuni casi, sarebbe stata bruscamente strattonata nel letto per facilitarne i movimenti e in una circostanza costretta a portarsi al volto una mano - dopo averla rimestata nel pannolone - contenente le proprie feci.
Condotte videoregistrate dagli inquirenti che, se confermate, configurerebbero un trattamento incompatibile con qualsiasi standard assistenziale e con i doveri professionali richiesti a chi opera nella cura delle persone più vulnerabili.
Nei confronti delle due donne il gip ha disposto il divieto temporaneo di esercizio dell’attività professionale non solo come operatrici socio-sanitarie, ma anche come infermiere o in qualsiasi altra mansione che comporti la cura di persone inferme.
Raggiunto telefonicamente, l'assessore regionale alla Sanità, Carlo Marzi, spiega che "la Sanità regiionale non gestisce direttamente queste strutture. Gli inquirenti ci hanno coinvolto solo per verificare lo stato di salute degli altri ospiti, che è risultato buono. Seguiamo la vicenda e siamo vicini alle famiglie".




