Annullamento di tutte le sentenze precedenti (tre condanne e un'assoluzione) e ritorno degli atti processuali in Corte di Appello a Torino, dove sarà rifatto, per la terza volta, il processo. Così ha deciso oggi la Corte di Cassazione sul processo “Geenna”, l’inchiesta che nel 2019 aveva portato alla luce infiltrazioni della ’ndrangheta in Valle d’Aosta (confermate in parte dalle sentenze definitive del processo torinese 'Geenna bis' che non riguarda gli attuali imputati) e rapporti tra esponenti della criminalità organizzata calabrese e ambienti politici ed economici locali.
Il giudizio di legittimità riguarda i quattro imputati che hanno scelto il rito ordinario: Antonio Raso, ristoratore di Aosta, condannato in appello a otto anni di reclusione; Alessandro Giachino, ex dipendente della casa da gioco di Saint-Vincent, condannato a sei anni e otto mesi; Nicola Prettico, ex consigliere comunale di Aosta dell’Union Valdôtaine, anch’egli condannato a sei anni e otto mesi; Monica Carcea, ex assessora comunale di Saint-Pierre, assolta in appello-bis lo scorso 30 settembre 2024 dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.
Durante l’udienza dello scorso ottobre, la Procura generale di Torino, che aveva impugnato la sentenza d’appello-bis, aveva chiesto l’annullamento con rinvio dell’assoluzione di Carcea, sostenendo la necessità di un nuovo giudizio per chiarire i rapporti tra l’ex amministratrice e gli ambienti legati all’organizzazione criminale.
Al contrario, per gli altri tre imputati la stessa accusa aveva chiesto il rigetto dei ricorsi difensivi, chiedendo quindi di rendere definitive le condanne inflitte in appello per associazione di tipo mafioso (articolo 416-bis del codice penale).
Ora tutto torna in Appello, per la terza volta. "Per Monica Carcea attendevamo il rigetto del ricorso della Procura, questa decisione non ci soddisfa ma resta il fatto che l'annullamento con rinvio ci dice che le tesi accusatorie sono state respinte e questo possiamo definirlo un 'mezzo successo'" commenta a Laprimalinea l'avvocata torinese Francesca Peyron, che con il collega aostano Claudio Soro assiste Carcea e Alessandro Giachino.
"I Supremi giudici hanno concordato con gli aspetti più importanti della nostra linea difensiva e questo è per noi motivo di grande soddisfazione" è il commento dei legali del foro di Aosta Pasquale Siciliano e Ascanio Donadio, che assistono Antonio Raso.




