Cronaca - 04 dicembre 2025, 17:40

Contributi Arev in Corte dei conti: una parte delle erogazioni è legittima, per il resto decide Bruxelles

Contributi Arev in Corte dei conti: una parte delle erogazioni è legittima, per il resto decide Bruxelles

La Corte dei conti della Valle d’Aosta ha depositato oggi giovedì 4 dicembre la sentenza 'parziale' sul caso dei contributi regionali erogati nel 2018 all’Associazione regionale degli allevatori valdostani-Arev. Scaturito dalle indagini del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Aosta, il procedimento coinvolge sedici tra ex e attuali assessori, ex e attuale presidente di Regione e dirigenti regionali, accusati dalla Procura contabile di aver provocato un danno erariale di quasi quattro milioni di euro.

I convenuti sono i politici Laurent Viérin, Emily Rini, Mauro Baccega, Luigi Bertschy, Jean-Pierre Guichardaz, Aurelio Marguerettaz, Alessandro Nogara, Renzo Testolin, Nicoletta Spelgatti, Elso Gerandin, Stefano Aggravi, Claudio Restano, Paolo Sammaritani e i dirigenti e funzionari Cristoforo Cugnod, Fabrizio Savoye e Patrizia Mauro.

Dopo la sentenza parziale di maggio, che aveva respinto tutte le eccezioni preliminari e disposto un importante approfondimento istruttorio affidato alla Guardia di finanza, il quadro cambia sensibilmente.

Dall’esito dell’istruttoria emerge che una parte rilevante dei contributi contestati non costituisce danno erariale. La Corte ha infatti riconosciuto come pienamente legittimi 1.066.873,30 euro, rientranti nel regime “de minimis” agricolo secondo il Regolamento UE 1408 del 2013, sulla base del calcolo degli aiuti percepiti nel triennio 2016-2018 dai 1.133 allevatori coinvolti.

Un’ulteriore quota di 60.652,59 euro è stata qualificata come spesa conforme al Regolamento UE 702 del 2014, in quanto riferita all’effettiva organizzazione di fiere, rassegne e concorsi zootecnici. In totale, 1.127.525,89 euro escono definitivamente dal perimetro del presunto danno indicato dalla Procura. 

Rimane invece controverso l’importo principale, pari a 2.872.192,20 euro, relativo ai cosiddetti “premi genetici” erogati agli allevatori tramite AREV. Secondo la ricostruzione della Procura, questi premi non sarebbero riconducibili alle tipologie di aiuto ammissibili previste dal Reg. 702 del 2014, supererebbero la soglia di 1.000 euro consentita per i “premi simbolici” e non potrebbero essere considerati “de minimis” per una parte significativa dei beneficiari. La Corte osserva che la questione non riguarda i singoli allevatori, che non sono parte del giudizio, ma la legittimità dell’erogazione dei contributi dalla Regione ad AREV e la loro compatibilità con le norme europee sugli aiuti di Stato. 

Poiché la valutazione della compatibilità di un aiuto con il mercato interno è materia di competenza esclusiva della Commissione europea, la Corte ha adottato un’ordinanza con cui chiede formalmente alla Commissione di pronunciarsi sulla natura dei “premi genetici”, in applicazione dell’articolo 29 del Regolamento UE 2015/1589. Solo dopo il parere di Bruxelles il Collegio potrà definire il giudizio di responsabilità e stabilire se la parte residua dei contributi configuri un aiuto di Stato illegittimo e dunque un danno erariale.

La decisione non chiude dunque il procedimento (udienza aggiornata al 25 marzo 2026) ma ridimensiona sensibilmente il quadro accusatorio della Procura e concentra l’intero esito del processo sulla risposta della Commissione europea, dalla quale dipenderà la sorte dei quasi tre milioni di euro ancora in discussione e, con essi, la posizione degli esponenti politici e amministrativi coinvolti.

patrizio gabetti

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