Cronaca - 02 dicembre 2025, 19:00

Inchiesta Casino: ecco come, secondo gli inquirenti, si sarebbero compiuti gli illeciti

Inchiesta Casino: ecco come, secondo gli inquirenti, si sarebbero compiuti gli illeciti

Secondo la ricostruzione contenuta nell’ordinanza del Gip di Aosta Davide Paladino e nei successivi approfondimenti investigativi, l’inchiesta coordinata dal pm Francesco Pizzato sul presunto sistema di riciclaggio e corruzione che avrebbe coinvolto il Casinò de la Vallée nasce nell’autunno 2023.

A spingere i finanzieri del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Aosta a scavare più a fondo sono alcune movimentazioni ritenute anomale, registrate nelle sale della Casa da gioco tra il 2023 e il 2024, che conducono gli inquirenti a una società piemontese: la Rigenera Italia Srl. Formalmente attiva nel settore dello stoccaggio di materiali ferrosi, la società, però, secondo la procura, non presenterebbe alcuna reale attività imprenditoriale: nessun conferimento effettivo di metalli, un magazzino pressoché inutilizzato, nessun ciclo produttivo riscontrabile. 

Gli investigatori accertano che Rigenera Italia emette un numero straordinario di fatture nei confronti di due imprese piemontesi ritenute sane, ma compiacenti: la Metalfer Srl e la Italfibre Srl. Le fatture, 141 verso la prima per oltre 3 milioni di euro e 120 verso la seconda per circa 574 mila euro, risultano – sempre secondo la procura – relative a operazioni inesistenti. Le due destinatarie, una volta ricevuti i documenti, provvedevano all’integrazione dell’IVA o all’emissione di autofatture, quindi saldavano gli importi tramite bonifici. Un passaggio che, per l’accusa, segna il coinvolgimento delle due società nelle ipotesi di falsa fatturazione e dichiarazioni fraudolente. I loro rappresentanti legali, Riccardo Castagna per Metalfer ed Eligio Boscaro per Italfibre, risultano indagati.

Parallelamente, il pagamento delle fatture diventava anche il primo snodo del percorso che, secondo l’ordinanza, permetteva la “ripulitura” del denaro. Gli incassi ottenuti tramite bonifici e assegni circolari venivano infatti trasferiti a un uomo del cuneese, Massimo Martini, individuato dagli inquirenti come il presunto “monetizzatore” del gruppo. Il suo ruolo sarebbe stato quello di trasformare le somme ricevute in denaro contante apparentemente lecito, sfruttando soprattutto le operazioni messe in atto al Casinò di Saint-Vincent.

È qui che l’indagine intreccia la seconda linea di sviluppo, quella legata alle presunte condotte corruttive di due funzionari della casa da gioco: Augusto Chasseur Vaser, responsabile di cassa assegni, giochi lavorati e Ufficio fidi e Cristiano Sblendorio, responsabile Ufficio marketing e gestione clienti e 'clienti Vip'. Secondo la ricostruzione dell’accusa, i due avrebbero ricevuto denaro da Martini in più occasioni – con importi documentati anche di mille euro ciascuno o poco meno – per favorire operazioni che, altrimenti, sarebbero state bloccate dai protocolli interni e dalla normativa antiriciclaggio.

Chasseur Vaser, in particolare, avrebbe agevolato il cambio di assegni intestati a Martini o a suoi fiduciari, in violazione delle regole di tracciabilità. Gli investigatori contestano anche numerosi episodi in cui il funzionario avrebbe gestito operazioni di cambio per imprenditori e intermediari, con consegne di contanti ampiamente superiori ai limiti normativi e distribuzione di fiches poi convertite in bonifici, senza mai attivare le segnalazioni di operazioni sospette. Tali operazioni sarebbero state remunerate con denaro o fiches trasformate successivamente in vincite apparenti.

Sblendorio, da parte sua, avrebbe offerto a Martini trattamenti riservati ai clienti di categoria Vip: soggiorni gratuiti all’hotel Billia, accesso ai tavoli e frequentazione delle sale senza restrizioni. Il suo nome entra in una intercettazione dell’agosto 2024: in quella telefonata, secondo gli inquirenti, Sblendorio arriva a paventare le dimissioni quando l’amministratore unico, Rodolfo Buat (foto sotto), gli comunica l’intenzione di inibire Martini dall’accesso al Casinò. Gli investigatori ritengono questo episodio significativo perché mostrerebbe il livello di coinvolgimento del funzionario nel meccanismo illecito descritto nell’ordinanza.

Il percorso del denaro ricostruito dalla Guardia di Finanza proseguiva poi con Martini che, dopo aver cambiato in fiches il denaro proveniente dalle fatture e aver simulato vincite ai tavoli, restituiva il contante “ripulito” all’amministratore di fatto di Rigenera Italia, Mariano Rossi. Anche qui, secondo l’ipotesi della procura, venivano trattenute delle commissioni che remuneravano i vari passaggi della catena. A quel punto, i soldi sarebbero tornati – attraverso persone di fiducia – alle due società che avevano ricevuto le fatture. Per queste, il vantaggio era doppio: detrarre fiscalmente l’IVA relativa a documenti ritenuti fittizi e ottenere, tramite il circuito del Casinò, liquidità costante sotto forma di contante.

Non mancano, nella ricostruzione dell’ordinanza e negli approfondimenti investigativi, altri elementi che vengono considerati anomali dagli inquirenti. Nel triennio 2022-2024, ad esempio, dalla casa da gioco sarebbero partite poco più di 130 segnalazioni di operazioni sospette, un numero che gli investigatori ritengono nettamente inferiore a quello atteso per un ambiente in cui transitano volumi importanti di fiches, contanti e assegni. La procura segnala anche rapporti considerati anomali fra alcuni porteur e i dirigenti del Casinò coinvolti nelle indagini. A Sblendorio, inoltre, viene contestato di aver alterato i proventi destinati a un porteur, Antonio Fiocca, gonfiandoli per mascherare la sua reale funzione di faccendiere di alcuni imprenditori. In cambio, gli sarebbero state riconosciute somme di denaro e due vacanze in Calabria.

Il quadro complessivo delineato dalla procura si completa con una domanda che gli inquirenti definiscono centrale: come abbia potuto un funzionario, nell’arco delle indagini, effettuare cambi in fiches per milioni di euro senza intercettare i controlli previsti dalla normativa antiriciclaggio e dai protocolli interni della casa da gioco. Una parte di questo quesito, secondo i finanzieri, trova risposta nelle condotte contestate ai funzionari e nell’utilizzo di società considerate cartiere. Altre risposte, però, potrebbero emergere solo con l’evoluzione dell’inchiesta, che resta ancora aperta.

Nel complesso, il quadro ricostruito dagli investigatori e dal GIP del Tribunale di Aosta mostra un sistema che, sempre secondo l’accusa, si reggeva su tre pilastri: la creazione di fatture false tramite società compiacenti; la trasformazione del denaro in vincite simulate al Casinò di Saint-Vincent, grazie alla complicità di funzionari interni; e il ritorno di contante alle stesse società che avevano alimentato il circuito, con benefici fiscali e patrimoniali. Tutti gli indagati restano, come sempre, presunti innocenti fino a eventuali pronunce definitive, mentre le indagini proseguono per definire eventuali ulteriori responsabilità e chiarire come un sistema così articolato sia potuto rimanere operativo per un periodo così prolungato.

pa.ga.

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