L’Università della Valle d’Aosta inaugura l’anno accademico rivendicando un primato che dura da oltre un decennio: la più alta quota di laureati di prima generazione in Italia. A ricordarlo è stata la rettrice Manuela Ceretta, che durante la cerimonia ufficiale ha illustrato gli ultimi dati disponibili: "nel 2024 il 73% dei diplomati UniVda proviene da famiglie senza precedenti titoli universitari, contro una media nazionale del 64%". Nel 2010 la distanza era ancora più ampia, con un 84% rispetto al 70% nel resto del Paese.
Ceretta ha richiamato anche l’importanza dell’intesa Stato-Regione del 2000, un accordo che – ha ricordato – “ha reso possibile per molti valdostani accedere a percorsi universitari di qualità senza affrontare costi e trasferimenti insostenibili, conciliando studio e professioni spesso stagionali”.
La rettrice non ha mancato di sottolineare i riconoscimenti conquistati dall’ateneo negli anni: “La classifica Censis ci colloca stabilmente al primo posto per internazionalizzazione tra le Università di piccole dimensioni. L’Agenzia Nazionale Erasmus+ Indire ha inoltre riconosciuto la nostra capacità di realizzare pienamente le attività di mobilità e di gestire in modo efficiente le risorse, in linea con la Carta Erasmus per l’istruzione superiore”.
All’inaugurazione è arrivato anche il messaggio dell’assessore regionale all’Istruzione, Erik Lavevaz, che ha collegato la crescita dell’Università a quella dell’intero sistema educativo valdostano. “La nostra scuola – ha spiegato – si conferma eccellente anche perché sa lavorare in rete e partecipare da protagonista al progetto europeo. Le esperienze transnazionali aiutano a valorizzare competenze e professionalità, offrendo un’educazione capace di affrontare le sfide globali”.
Il riferimento è andato in particolare al recente percorso formativo a Bruxelles dedicato a docenti, dirigenti e personale scolastico della Valle d’Aosta, pensato per rafforzare le competenze in europrogettazione e migliorare l’accesso alle opportunità del programma Erasmus+.
L’assessore agli Affari europei Leonardo Lotto ha rimarcato il valore formativo dell’apertura internazionale: “Confrontarsi con altre realtà permette di maturare nuove prospettive, favorisce un approccio più inclusivo e contribuisce a costruire una comunità educativa davvero europea. È un tassello essenziale per riaffermare, a partire dalla scuola, la centralità dell’Unione Europea nel nostro presente e nel nostro futuro”.
Il programma ha coinvolto un gruppo di insegnanti e operatori scolastici valdostani, con l’obiettivo di consolidare una cultura della progettazione europea sempre più radicata e accessibile.




