Religio et Fides - 23 novembre 2025, 06:03

'Gesù in croce tra i due ladroni', 1620; Peter Paul Rubens (1577-1640)

Lettura d'arte domenicale a cura di Don Paolo Quattrone

'Gesù in croce tra i due ladroni', 1620; Peter Paul Rubens (1577-1640)

Sono innumerevoli i sovrani e i re che si sono affacciati sul scenario della storia, più o meno celebri, come il re Davide citato nella prima lettura che ci rimanda al suo predecessore Saul che si perse nel proprio orgoglio e al suo successore Salomone noto per la sua grande sapienza; non possiamo poi non ricordare tra i faraoni egiziani il mitico Tutankhamon o la regina Cleopatra, il babilonese Hammurabi, gli imperatori romani tra i quali Augusto, Nerone oppure un grande politico come Giulio Cesare; degni di nota sono Carlo Magno, Alessandro Magno e in oriente Gengis Khan, andando avanti troviamo Napoleone, Luigi XIV detto il re Sole e Luigi XVI ghigliottinato sulla scia della rivoluzione francese; guardando a tempi più recenti possiamo citare la longeva regina Elisabetta II e l’attuale re Carlo III, tutti personaggi con le loro luci ed ombre.

E’ bene ricordare che vi sono sovrani che sono stati proclamati santi dalla Chiesa cattolica, ne cito qualcuno: Stefano I d'Ungheria, Edoardo il confessore e per l’epoca moderna merita di essere citato re Baldovino del Belgio (1930-1993) di cui è in corso il processo di canonizzazione. I re della storia hanno governato su porzioni più o meno vaste di territori ma con la loro morte il loro potere si è esaurito ed è passato ad altri. La solennità di Cristo Re che celebriamo ha innanzitutto lo scopo di richiamarci ad una realtà: Gesù è realmente esistito, nessuno storico nemmeno ateo oserebbe sostenere la sua non esistenza, non tutti comprensibilmente concordano sul fatto che sia il Figlio di Dio ma non c’è dubbio che un uomo che ha detto e fatto ciò che è riportato nel Vangelo ha davvero calcato la scena della storia; non si tratta perciò di un personaggio d’invenzione e tanto meno una favola per bambini. Seconda considerazione: Gesù ha predicato e vissuto l’umiltà e la povertà, il titolo di re sembra andargli stretto e invece gli si addice perché come ogni sovrano che si rispetti detiene un’autorità e un potere che a differenza degli altri re non ha confini territoriali e non si esaurisce mai perché è sempre attivo in ogni epoca; si tratta di un potere di origine divina che si è sprigionato diffondendosi su tutta la storia, nel passato, nel presente e nel futuro nel momento della sua morte e resurrezione sconfiggendo così il male, il peccato e la morte con la forza dell’amore, del perdono e della vita eterna.

Gesù perciò non è un 'pezzo da museo', non è relegato nei libri di storia, confinato nei testi dei Vangeli, qualcuno che non ha più a che vedere con l’esistenza umana bensì esercita ancora oggi la sua signoria offrendo a tutti il suo amore, il suo perdono e la felicità eterna, vi è solo un limite: la nostra libertà di accogliere o meno ciò che ha da donarci. Gesù regna già dentro di noi, è insediato nel profondo di noi stessi ma occorre che lo lasciamo agire nel territorio della nostra esistenza che in concreto vuol dire: frequentarlo quotidianamente per godere della sua presenza, per sintonizzarci con quell’amore necessario per affrontare ogni giornata e per ribellarci alla tirannia del nostro io imparando ad uscire da noi stessi per amare; è accogliere il potere del suo perdono che ci può rialzare e stanare da qualsiasi situazione che sembra senza via d’uscita; è fidarci e lasciarci accompagnare da Lui nell’ora della morte per non cadere tra le grinfie e gli inganni del demonio ed entrare così nella vita eterna e nel paradiso; è farci prendere per mano da Lui così come ha fatto il malfattore buono che sulla croce si affida e gli dice: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”, scena evocata con grande intensità dal fiammingo Peter Paul Rubens (1577-1640) in Gesù in croce tra i due ladroni (1620).

L’artista è anticipatore della pittura barocca, affascinato dai grandi artisti ha compiuto numerosi viaggi in Italia per trovare ispirazione e questo lo porterà ad elaborare in modo nuovo lo spazio pittorico, conferendo movimento e vitalità ai soggetti come nell’opera in questione dove nella concitazione del momento drammatico balza all’occhio la differenza di postura dei due criminali rivelandone così l’animo: a destra il cattivo si ritrae da Cristo in segno di sdegno e di rifiuto mentre l’altro a sinistra si protende verso di Lui quasi ad abbracciarlo. Sta a noi la scelta: accogliere il potere dell’amore, del perdono, della vita e della salvezza che Gesù offre a tutti oppure ignorarlo e rifiutarlo. 

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Letture d’arte è un’idea nata dieci anni fa che don Quattrone ha realizzato e che sta portando avanti per il settimanale Il Corriere della Valle della Diocesi di Aosta. Si tratta del commento delle letture della domenica compiendo un viaggio nello sconfinato panorama della storia dell’arte. Ogni settimana accosta la Parola di Dio della domenica ad un’opera, spaziando in varie forme espressive quali la pittura, la scultura, l’installazione, la fotografia, l’architettura.

Si tratta di un percorso che si muove nelle varie epoche, senza pregiudizi, scoprendo la forza e la bellezza non solo dell’arte antica ma anche di quella moderna e contemporanea. Questo cammino è iniziato quasi per gioco e sulla scia degli studi compiuti all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano dove Paolo Quattrone si è laureato nel 2008. La sfida è quella di riscoprire l’arte come canale privilegiato per rientrare in noi stessi, parlare di Dio e andare a Lui.

Il pensiero di fondo che caratterizza questa esperienza è quello che un’opera d’arte è tale nel momento in cui riesce a farci andare oltre la superficie, oltre la realtà. L’artista, come sosteneva Kandinskij, è un sacerdote che ha la missione di aprirci una finestra verso l’oltre, per farci accorgere che esiste una dimensione spirituale, per aiutarci ad esplorare i sentieri dello spirito. Questo ha portato don Quattrone ad affermare senza ombra di dubbio che tutta l’arte è sacra. E’ un errore immenso distinguere tra arte sacra e profana! Esiste l’arte religiosa e non, ma non è il soggetto rappresentato che rende sacra o meno una pittura, una scultura, un brano musicale o un film ma è ciò che trasmette, l’energia, la forza che suscita nel cuore dello spettatore.

Questa esperienza è possibile non soltanto ammirando opere a soggetto religioso ma anche contemplando quadri, sculture, installazioni che apparentemente sembrano non comunicare nulla di profondo. Un’opera d’arte è tale quando acquista una sua autonomia, una vita propria, quando riesce a far compiere all’osservatore riflessioni e percorsi che vanno oltre le intenzioni dell’autore.

Accostare Parola di Dio e arte vuol dire far convivere due canali che hanno la finalità di farci andare oltre la superficie, che conducono l’uomo a pensare, a scoprire la dimensione spirituale della propria esistenza.  

don Paolo Quattrone-red.laprimalinea.it

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