Nell’Union valdôtaine, in queste settimane di trattative e sospensioni, l’uomo da additare è l’assessore uscente all’Agricoltura e Risorse naturali, Marco Carrel, che non si piega alle liturgie di partito e che osa esprimere un pensiero autonomo.
Sulle pagine di qualche testata giornalistica Marco Carrel è stato dipinto come persona “inaffidabile”, reo di non avere accettato di fare confluire il Movimento Pour l’Autonomie nella coalizione unionista e, peggior ancora - a detta del Leone Rampante – di essersi astenuto in Giunta regionale sul piano vaccinale contro la Dermatite nodulare delle bovine. Un’eresia in tempi di obbedienza cieca. Eppure quella scelta è stata ampiamente motivata, spiegata, argomentata in Giunta dall’assessore Carrel.
Il problema non è la sostanza, ovvero il rispetto dell’opinione altrui. Vien da dire, semmai, che per l’Uv il problema sia “toglierselo dai piedi”. A quanto si dice tra voci di corridoio, la base dell’ Union Valdôtaine non vuole Carrel in Giunta. La verità, molto più semplice, è però che l’Union valdôtaine - è fatto risaputo che, come succede anche in altri movimenti e partiti, deve fare i conti con divisioni interne - non sa ancora che Giunta permettersi. Avere trovato in Marco Carrel il colpevole perfetto - come per tutti il colpevole perfetto è sempre stato il fondatore di Pour l’Autonomie - serve, forse, all’Union valdôtaine per nascondere il timore di dover mettere molto prossimamente sul piatto della bilancia la perdita per strada di alcune sue importanti pedine?
La partita vera si gioca, infatti, altrove: sul ricorso avverso l’attribuzione del seggio a Cristina Machet - da cui dipende se la maggioranza potrà contare su 19 seggi o dovrà accontentarsi di 18 seggi e, quindi, dovrà rivedere le proprie alleanze - e sulla sentenza della Corte dei Conti sui contributi alle rassegne zootecniche dell’Arev nel 2018, attesa nei prossimi giorni: in caso di condanna, pur in primo grado, per effetto della Legge Severino decadrebbero automaticamente e immediatamente quattro consiglieri unionisti ‘di peso’ e freschi di elezione, costringendo a rivedere completamente il quadro politico-amministravivo regionale.




