È uscito il 2 settembre scorso per Einaudi, 'L’immensa distrazione', il nuovo romanzo di Marcello Fois. Dopo aver esplorato la Sardegna e le radici della narrazione civile, lo scrittore torna al grande affresco familiare, questa volta ambientato in un’Emilia mitica e concreta, fatta di pianure, allevamenti e industrie.
Il protagonista è Ettore Manfredini, che si risveglia appena morto all’alba del 21 febbraio 2017, nella casa accanto al macello che ha segnato la sua esistenza. Da quel momento, inizia un viaggio a ritroso nella memoria, un corridoio di ricordi che attraversa la storia della sua famiglia e del Novecento italiano. Ettore, nato povero e cresciuto nel mattatoio kosher, diventa uno degli imprenditori più influenti della regione, ma il suo successo si fonda su una rete di silenzi, compromessi e menzogne. Attorno a lui ruotano figure memorabili: la madre Elda, spregiudicata e ambigua; Marida, la moglie salvata dalla deportazione; Carlo, il figlio incompreso; Enrica, mente dell’azienda; Ester, coinvolta nella lotta armata; e poi Elio, Edvige, Lucia… Ogni personaggio è un tassello di un mosaico che mescola il destino individuale con il grande disegno della Storia.
Fois costruisce una 'macchina della memoria' in cui il tempo si piega, si dilata, si concentra in dettagli minimi: una ciambella mangiata ottant’anni prima, una serranda guasta, due poltrone consumate. E una foto di due gemelli ad Auschwitz trovata per caso in un’enciclopedia, che diventa emblema di una verità rimossa.
Il romanzo è una riflessione sulla vita come distrazione dalla morte, come suggerisce il titolo. Con passo da narratore ottocentesco e uno stile che alterna lirismo e precisione storica, Fois ci invita a guardare dentro le pieghe della memoria, dove si nasconde ciò che siamo stati davvero.





