Dagli atti depositati al Tribunale del Riesame di Torino sull'inchiesta che ipotizza corruzione, riciclaggio e altri reati in ambito di alcuni appalti al Traforo del Monte Bianco emerge una verità chiara: la presidente della società di gestione Sitmb, Emily Rini, non partecipò mai a un accordo illecito con l'indagato Oreste Pizzetti, che pur si spinse, stando agli atti, a offrirle risibili e fantomatiche proposte di 'sostegno occupazionale' (di cui Rini non aveva e non ha alcun bisogno) e persino un'auto di servizio 'migliore' di quella fornitale. Anzi, respinse decisamente le sue pressioni e quelle giunte per via indiretta da un altro indagato, l'impresario di Courmayeur Pasquale Liporace, mantenendo un comportamento lineare e istituzionale.
Un quadro che smentisce in radice ogni ipotesi di disponibilità o di contiguità con gli indagati, restituendo invece l’immagine di una dirigente che seppe dire 'no'.
Il giudice per le indagini preliminari di Aosta, Davide Paladino, nella sua ordinanza del 3 luglio 2025, è netto: “Con riguardo agli incontri con Rini non sussiste un grave quadro indiziario a carico degli indagati, circa il fatto che essa facesse parte del presunto pactum sceleris.”
Un passaggio in linea con quanto emerso dalle indagini della procura e che chiude ogni spazio a dubbi: la presidente della Società Italiana Traforo Monte Bianco (Sitmb) non fu mai parte del patto corruttivo su cui si concentra l’indagine che coinvolge, oltre a Pizzetti e Liporace, altri sette indagati.
Le intercettazioni: disprezzo dopo il rifiuto
Le intercettazioni tra Pizzetti e Liporace, ma anche tra Pizzetti e la moglie, delineano una dinamica che conferma il quadro investigativo.
Quando i due capiscono che Emily Rini non si sarebbe prestata a tentativi di ottenere favori o avanzamenti di carriera per Pizzetti, la reazione è di rabbia e disprezzo.
In una telefonata del 26 novembre 2024, Pizzetti chiede a Liporace: “Ma la tipa (Emily Rini ndr) ti ha chiamato?”. L'impresario spiega: "No, no. Non mi ha telefonato proprio per niente...". Pizzetti sbotta: “Ma che cornuta… che disgraziata che è! Questa qua vuole bene solo a se stessa.” E Liporace replica: “È vero, condivido perfettamente”. Convinto, a buon torto, che una profferta di lavoro e altri privilegi potesse avere effetto sulla presidente Sitmb, Pizzetti dice al suo interlocutore: "Io devo fargli gola a questa, devo fargli vedere che il posto c’è, che ci sono anche i benefit...". Parole che testimoniano frustrazione, non certo complicità; Rini non accettò incontri riservati né si fece coinvolgere in manovre di interesse personale. E proprio questo atteggiamento le valse il disprezzo di chi contava di piegarla.
Pizzetti si lamentò anche con la moglie per non essere riuscito a “convincere” Emily Rini, arrivando a insultarla (“z......”) e a mostrarsi esasperato perché non risponde ai suoi tentativi. È uno dei passaggi più espliciti di rabbia e disprezzo.
Davanti agli inquirenti, la presidente di Sitmb ha spiegato di aver sempre mantenuto le distanze da Pizzetti: “Mi chiedeva di andare a pranzo o a cena, ma non sono mai andata. Non ho mai voluto approfondire, perché non avevo alcun potere in materia". E ancora: “Era insistente, un po’ fastidioso, ma non mi pareva pericoloso. Ho cercato di raffreddare i rapporti".
Dalle carte emerge dunque il profilo di una dirigente che ha difeso il ruolo pubblico della società che presiede e non si è lasciata intimidire.
Il disprezzo espresso nei suoi confronti dagli indagati - uomini inseriti, secondo gli inquirenti, in un circuito di promesse, favori e cedevolezze - è, paradossalmente, la conferma che la presidente di Sitmb non fu complice, ma bersaglio.