Politica - 25 settembre 2025, 06:11

Elezioni; Fedora Arena, volto nuovo di FdI: ‘la mia Valle d’Aosta, più forte e più connessa’

Elezioni; Fedora Arena, volto nuovo di FdI: ‘la mia Valle d’Aosta, più forte e più connessa’

Fedora Arena arriva in Valle d’Aosta con un bagaglio che unisce radici calabresi e impegno politico: nata a Reggio Calabria nel 1971, con un’esperienza nel sociale e nella gestione turistica, Arena è candidata alle elezioni regionali con Fratelli d’Italia e vuole portare una visione nuova e concreta in una regione che, secondo lei, ha bisogno di progetti e coraggio. Qui racconte le priorità che intende portare all’attenzione pubblica e come intende conciliare le sue radici con il territorio valdostano che ora chiama 'casa'.

Laprimalinea.it: Lei è nata e cresciuta a Reggio Calabria in una famiglia profondamente legata alla politica. In che modo queste radici hanno influenzato la sua scelta di scendere in campo oggi, in Valle d’Aosta?

Fedora Arena: Mio padre, Nino Arena, era un appassionato della politica calabrese e non solo. Ricordo che casa mia era frequentata da onorevoli e dai rappresentanti dei partiti locali. Fin da ragazza mi sono interessata alle vicende pubbliche, ai grandi temi istituzionali, ma ancora di più ai piccoli interventi utili per migliorare la vita quotidiana di una famiglia o di un quartiere. Si mangiava “pane e politica” e in tv si guardavano sempre le tribune elettorali e i programmi di approfondimento politico. Da mio padre ho imparato a cercare soluzioni pratiche per rispondere ai problemi della gente. Già allora avvertivo la necessità di fare qualcosa e sono sempre più convinta che la buona politica abbia un valore universale, in Calabria, in Valle d’Aosta e in ogni angolo del mondo.

La sua vita professionale e personale l’ha portata a spostarsi lontano dalla sua città d’origine. Quali sono stati i passaggi che l’hanno condotta in Valle d’Aosta e come si è integrata nel tessuto sociale e culturale valdostano?

In realtà è stata una scelta d’amore. Ho conosciuto a Roma mio marito Enrico Romagnoli (nella foto sotto Fedora Arena insieme al marito) e dopo un breve periodo abbiamo deciso insieme che in Valle avremmo posto le radici per la nostra famiglia. All’inizio non è stato facile, Il clima, il cibo e anche la proverbiale diffidenza dei montanari. Ma, per chi come me, ha il coraggio necessario per prendere decisioni rivoluzionarie, entrare negli usi e costumi locali, è stata quasi una sfida, a tratti divertente. Oggi mi sento più valdostana dei valdostani, anche se molti ancora mi considerano “valdostrana”.

Perché ha deciso di candidarsi con Fratelli d’Italia e quali sono i valori del partito che sente più vicini al suo percorso?

Quando mi è stata offerta la candidatura ho deciso in pochi minuti. L’esempio di Giorgia Meloni è chiaro: le donne che guidano ogni giorno piccole imprese, chiamate “famiglie”, con fermezza, affetto e lungimiranza possono, e devono, fare altrettanto con la cosa pubblica. É giunto il momento di un approccio femminile, più pratico, alla politica. Per questo chiedo a tutte le donne di prendere posizione, di schierarsi con coraggio, di metterci la faccia. I valori da promuovere sono tanti, a cominciare dalla famiglia. Occorre anche parlare di Patria, o meglio di Patrie, al plurale. Noi valdostani amiamo la cosiddetta “Petite Patrie”, e poi c’è l’Italia e sopra ancora l’Europa. Tre Patrie che possono collaborare per il bene di tutti. Sogno una Valle d’Aosta forte in un’Italia forte in un’Europa forte. È troppo?

Quali sono i temi che intende portare avanti in Consiglio regionale, nel caso di elezione? Ci può indicare le sue tre priorità per i cittadini valdostani?

I mali della politica valdostana sono sotto gli occhi di tutti. Abbiamo amministratori di professione che da anni non hanno contatti con il mondo del lavoro e hanno perso il contatto con la realtà quotidiana delle persone; sono ormai autoreferenziali. Consiglio loro di andare a fare la spesa al mercato e parlare con la gente, oppure di farsi un po’ di coda al centro prelievi o passare nei reparti in ospedale. Consiglio di parlare con medici, infermieri e operatori sanitari che danno il meglio ogni giorno e vedono lievitare gli stipendi dei direttori e i loro colleghi partire sempre più numerosi per andare a lavorare in Svizzera. Consiglio di parlare con gli insegnanti stanchi e delusi e con i ragazzi che sognano un futuro che quasi certamente non sarà qui perché non sono state create le condizioni affinché si possano fermare in Valle d’Aosta. Un esempio? Qualche giorno fa ho parlato con alcuni commercianti di via Sant-Anselmo. “Ci crede che il sindaco in cinque anni non si è mai affacciato sulla porta del mio negozio – mi hanno detto in tanti – nemmeno per un saluto o per chiedere come andava?”.

Ecco la prima priorità è una politica realmente vicina ai cittadini. Occorre saper ascoltare per poi proporre soluzioni. La mia vuole essere una politica del confronto.

Poi la sanità e i servizi sociali. C’è ancora qualche vecchio politico che sostiene che siamo un’eccellenza, ma evidentemente è sano come un pesce oppure dispone di qualche corsia preferenziale. Provi a prenotare una visita specialistica o un piccolo intervento e poi ne riparliamo. Perché sono sempre di più i valdostani che scelgono di andare a Torino, a Milano o all’estero per i loro problemi di salute?

Nella mia precedente professione ho sviluppato un’esperienza nelle certificazioni di qualità, soprattutto in ambito sanitario; di fronte ad una organizzazione complessa mi chiedo sempre come si può migliorarne il sistema di gestione. Una sorta di deformazione professionale che mi spinge a rispondere a due quesiti principali: come raggiungere la soddisfazione del cliente e quali gli obiettivi di miglioramento continuo, così come dettato dalle norme ISO 9001.

E soprattutto dobbiamo guardare al nostro futuro, cioè ai nostri ragazzi. La Valle d’Aosta non è connessa e quindi non è attrattiva. Mancano connessioni digitali, la maggior parte dei paesi non è nemmeno raggiunta dalla fibra ottica. Mancano connessioni viarie, gli studenti universitari e i giovani lavoratori sono costretti ad un faticoso pendolarismo verso le città e le carenze dei mezzi pubblici sono sotto gli occhi di tutti. Mancano occasioni per connessioni personali: la politica deve dare risposte anche alla voglia dei ragazzi di ritrovarsi, di partecipare e di proporre. L’attrattività è data soprattutto dalle capacità di sostenere iniziative imprenditoriali. Abbiamo i mezzi per affiancare aziende innovative legate alla promozione del territorio e all’enogastronomia, ma anche per dare ai nostri “cervelli in fuga” gli strumenti per proporre start up in molti campi tecnologici e scientifici che spesso generano stabilità e occupazione. Sogno una piccola “Sylicon Valley” alla valdostana ricca di idee e di opportunità.

Essendo un volto nuovo della politica valdostana, come pensa di conquistare la fiducia degli elettori in un contesto dove il rapporto personale e diretto con i cittadini è spesso determinante?

Ho improntato tutta la mia campagna elettorale sul contatto diretto con le persone. Ho visitato famiglie, attività commerciali e imprenditori della nostra Valle. Ho ascoltato suggerimenti e istanze. Mi sono resa conto che le persone chiedono cose pratiche, a volte semplici, ma che possono cambiare la quotidianità di ognuno. Le idee talvolta sono talmente semplici e al tempo stesso geniali che ti chiedi come sia possibile che nessuno ci abbia già pensato. Ma, come già detto, quando perdi il contatto coi problemi quotidiani delle persone, diventa difficile trovare le soluzioni pratiche e risolutive, quelle che servono davvero. Sembra sempre che la soluzione debbano essere sofferte e complicate. Se i politici uscissero di più dai palazzi e andassero in mezzo alla gente a chiedere quali sono i reali bisogni, forse non saremmo arrivati a questo.

Il rapporto diretto è sicuramente determinante, ma va ricostruito sulle idee e non sul clientelismo e la sudditanza. La Valle d’Aosta deve essere una terra di donne e uomini liberi che vivono con fierezza del loro lavoro e che possano scegliere senza condizionamenti. Ecco cos’è per me la vera autonomia: la libertà di decidere il meglio per sé, per la propria famiglia, per la propria comunità.

red.laprimalinea.it

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