Il giornalista valdostano Stefano Sergi (La Stampa) con un post sul suo profilo FB ha commentato la decisione della Commissione nazionale Antimafia che ha giudicato 'impresentabile' Paolo Bernardi, candidato della Lega in Valle d’Aosta, sollevando il tema dei motivi di opportunità nella scelta dei candidati da parte di una forza politica ("che all'estero fanno cadere ministri beccati dopo 30 anni ad aver copiato un tema di maturità ma che in Italia sono sconosciuti alla politica di destra come di sinistra"). A rispondergli sul social è stato l’avvocato aostano Corrado Bellora, anch'egli candidato nella lista della Lega alle prossime elezioni regionali.
"In 35 anni di carriera forense – ha scritto Bellora – ho visto molti più assolti che condannati. Oserei azzardare una stima di 5 a 1, e non credo di andare molto lontano dalla realtà". Per questo, ha aggiunto, "prima di giudicare ho l’abitudine di aspettare i processi o, se preferisci, di lasciare giudicare chi lo fa di mestiere, invece di lasciarlo fare a dei dilettanti". E ancora: "Giusto per capirci, in base a questi criteri Enzo Tortora sarebbe stato 'impresentabile'. È civiltà, questa?".
Il giornalista ha ribattuto che il punto non sono le sentenze ma l’opportunità politica ("essere assolti significa non aver commesso un reato, punto. Ma di assolti che sarebbe stato inopportuno veder seduti in uno scranno istituzionale ne ho visti e ne vedo tonnellate"). Bellora, però, ha tenuto la linea, evocando l’articolo 27 della Costituzione: "La presunzione di innocenza esiste ancora" ma "le sentenze di innocenza sono un dettaglio, per forcaioli e populisti. Quello che conta è la gogna, possibilmente mediatica".
Tant'è, più che un confronto sui criteri di opportunità, l’intervento di Bellora è parso un’arringa difensiva in piena regola. Con la particolarità che l’avvocato, stavolta, 'assisteva' non un imputato in aula, ma un collega di lista.
La stima 'calcistica' del '5 a 1' indicata da Bellora è comunque diversa dai dati diffusi dal ministero della Giustizia, che evidenziano il 40% di condanne contro il 60% di assoluzioni.