Integrazione e solidarietà - 14 settembre 2025, 07:48

La Flotilla non si ferma

La Flotilla non si ferma

In questi giorni la Global Sumud Flotilla sta suscitando attenzione internazionale per le azioni e le reazioni che l’accompagnano lungo il suo percorso: da una parte le accuse di attacchi contro le imbarcazioni; dall’altra, provvedimenti politici e tensioni nei territori occupati.

Il viaggio della Flotilla e gli incidenti in Tunisia

La Global Sumud Flotilla, composta da decine di imbarcazioni (tra 40 e 50) e circa 500-700 attivisti provenienti da oltre 40 paesi, è partita con l’obiettivo di rompere il blocco navale imposto da Israele su Gaza e consegnare aiuti umanitari. Il convoglio ha fatto tappa in Tunisia, da dove ha poi ripreso la navigazione verso la Striscia. Durante la permanenza al porto di Sidi Bou Said, vicino a Tunisi, la Flotilla ha denunciato due attacchi notturni con sospetti droni. Il primo, nella notte tra l’8 e il 9 settembre, ha colpito la Family Boat (battente bandiera portoghese), che ha riportato un incendio sul ponte principale e sotto coperta, senza provocare feriti. Nella notte successiva è stata invece presa di mira l’Alma, imbarcazione britannica anch’essa ormeggiata nello stesso porto: anche in questo caso non ci sono stati feriti e i danni sono stati contenuti.

Le autorità tunisine hanno negato la presenza di droni, ipotizzando cause interne come un incendio accidentale, ma hanno comunque parlato di “attacco premeditato” e aperto un’inchiesta. Gli organizzatori della Flotilla, dal canto loro, hanno ribadito che la missione proseguirà. L’obiettivo dichiarato resta quello di sfidare il blocco navale, aprire corridoi umanitari e denunciare la situazione umanitaria a Gaza.

Le azioni politiche: il caso della Spagna e le dichiarazioni di von der Leyen

Parallelamente agli sviluppi in mare, cresce in Europa la pressione politica nei confronti di Israele. Il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez ha annunciato un pacchetto di misure per “fermare il genocidio a Gaza”, usando per la prima volta questa definizione anche in un atto formale del suo governo. Il decreto prevede: un embargo totale sulle armi con Israele; il divieto di utilizzo dei porti e aeroporti spagnoli per il transito di materiale legato alla guerra, incluso il carburante; lo stop all’importazione di prodotti provenienti dagli insediamenti israeliani nei territori occupati; e il divieto di ingresso in Spagna per le persone considerate responsabili dei crimini contro la popolazione civile, compreso il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

Sánchez ha ribadito la condanna degli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023, ma ha distinto la difesa legittima di Israele da quelli che definisce atti ingiustificabili contro civili: ospedali bombardati, bambini lasciati morire di fame, famiglie intere sfollate.

Nel suo discorso sullo Stato dell’Unione, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato per la prima volta la sospensione del sostegno bilaterale a Israele. Dopo quasi due anni di conflitto e decine di migliaia di vittime civili a Gaza, Bruxelles ha deciso di adottare nuove misure restrittive.

 

Tra i provvedimenti annunciati figurano: la sospensione di tutti i fondi destinati a Israele, sanzioni mirate contro alcuni ministri del governo guidato da Benjamin Netanyahu e contro i coloni responsabili di violenze, oltre a una sospensione parziale dell’accordo di associazione tra Unione europea e Israele.

Il contesto più ampio: West Bank e accuse contro l’esercito israeliano

Sul terreno, la tensione resta altissima anche in Cisgiordania. Secondo denunce locali, l’esercito israeliano avrebbe rastrellato migliaia di palestinesi nel West Bank, costringendoli a camminare in fila verso il checkpoint militare di Khaduri dopo un’esplosione che aveva ferito due soldati. Seguono notizie di arresti indiscriminati in negozi, auto e abitazioni, con distruzione diffusa.

Si tratta di un episodio che si inserisce in un quadro più ampio di occupazione, espansione degli insediamenti e operazioni militari che continuano a essere segnalati come violazioni del diritto internazionale umanitario da organizzazioni e osservatori indipendenti.

red.laprimalinea.it

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