Cronaca - 10 settembre 2025, 14:51

Verso l'assegnazione dei 25.000 euro trovati nella scrivania del Presidente della Giunta

Nessuno li ha mai reclamati, nessuno li ha mai spiegati. Ora il caso di quelle 50 banconote da 500 euro che 'riposano' da sette anni in un conto corrente postale potrebbero finire davanti ai giudici contabili

Verso l'assegnazione dei 25.000 euro trovati nella scrivania del Presidente della Giunta

Da otto anni 'stazionano', dimenticati, in un conto corrente postale senza interessi. Cinquanta banconote viola da 500 euro, mai rivendicate da nessuno; presto saranno introitate dallo Stato. Ma mentre il denaro attende il suo destino, il fascicolo che lo riguarda potrebbe presto prendere un’altra strada: da Aosta a Roma, sul tavolo di un’istituzione giudiziaria che valuta l’ipotesi di un giudizio contabile. Secondo l’idea avanzata da qualcuno, per ora ignoto ma che ha messo le sue perplessità nero su bianco, quei soldi, quand’anche provenienti da un conto estero e mai reclamati da alcuno, essendo stati rinvenuti a Palazzo regionale ed espressamente nella scrivania del Presidente della Giunta, devono considerarsi “della Regione” e dunque, in qualche misura, soldi pubblici. Un paradosso che potrebbe aprire scenari inediti.

Un lungo viaggio

Quelle banconote furono ritrovate in modo del tutto casuale, stando a quanto emerso dalle indagini, il 22 giugno 2017, tre mesi dopo l’insediamento della nuova Giunta guidata da Pierluigi Marquis. Cinquanta pezzi da 500 euro, che risulteranno provenire da una banca in Germania e stampati dalla zecca tedesca, emersi da una busta nascosta dietro un cassetto dell'allora monumentale scrivania con le 'zampe di leone' (che fu cambiata quel giorno stesso, anzi fu proprio la circostanza della sostituzione del mobile a determinare il ritrovamento, sempre secondo quanto riferito dai testimoni).

Insieme al denaro, una foto che ritraeva Augusto Rollandin, alcuni simboli poi rivelatisi appartenere a un’associazione privata e non a logge massoniche, nonché una carta di credito scaduta, sempre intestata all’ex Presidente. Un assemblaggio assai singolare, rassomigliante più a una maldestra messinscena piuttosto che a un reale nascondiglio.

Fu lo stesso Marquis, non appena venuto a conoscenza dell'accaduto, a riferire subito alla polizia del ritrovamento, spiegando che la scoperta era stata fatta dal suo segretario particolare, Donatello Trevisan. L’inchiesta, affidata alla Digos e al pm Luca Ceccanti, ricostruì a ritroso, dai numeri di serie, la provenienza delle banconote: la filiale di un istituto di credito di una cittadina tedesca nota in Italia anche per fatti di criminalità organizzata.

Il risultato: un faldone di quasi mille pagine pieno di intercettazioni e verbali di interrogatorio, ma nessuna certezza definitiva su chi avesse messo quei soldi nella scrivania. Gli investigatori intravvidero possibili collegamenti con indagini su infiltrazioni criminali in Valle, ma senza prove dirette. Resta il fatto che i tagli da 500 euro, proprio quelli trovati a Palazzo, sono i più usati per trasferire manualmente denaro illecito da un Paese all’altro, ed è anche per questo che sono stati aboliti in Europa.

I protagonisti e le ombre

Attorno a quella vicenda si è consumata una tragedia. Trevisan, cattolico 'sociale', volontario, scout, uomo di famiglia, morì prematuramente una notte per problemi cardiaci, poche ore prima di potersi recare in procura per definire una volta per tutte la sua versione dei fatti, messa a confronto con le risultanze investigative. Una figura che molti considerano la vittima sacrificale di un gioco più grande di lui, così come lo stesso Marquis, scagionato dallo stesso pm con un'archiviazione netta dal reato di concorso in calunnia: "Una vicenda che mi ha visto vittima mio malgrado e che mi ha sconvolto la vita". Marco Viérin, inizialmente anch'egli coinvolto per dichiarazioni contraddittorie, uscì presto dall'indagine con un'archiviazione altrettanto definitiva.

E poi Augusto Rollandin, il primo a finire sotto accusa con l’ipotesi di corruzione (la scrivania dove furono ritrovati i soldi era stata usata da lui prima che da Marquis), ma ben presto escluso con formula piena dagli inquirenti, che lo videro in quella partita non come 'predatore', bensì come pesce pronto a finire inconsapevolmente nella rete. Una trappola a suo danno, quindi, per la Digos, quei soldi malnascosti.

Un’inchiesta mai realmente conclusa, che ha lasciato dietro di sé una domanda rimasta senza risposta: chi mise quei soldi nella scrivania del Presidente della Giunta e perché?

Una svolta contabile?

Otto anni dopo, la storia non è chiusa. Nonostante silenzi e archiviazioni, i 25.000 euro continuano a parlare. Oggi, sotto forma di un’ipotesi giuridica: se il denaro si trovava nella sede istituzionale massima della Regione, va considerato patrimonio pubblico? Se la tesi fosse accolta, si aprirebbe un giudizio contabile, con effetti potenzialmente clamorosi. Il paradosso: soldi mai reclamati da nessuno che, da enigma politico e giudiziario, potrebbero diventare, a tutti gli effetti, soldi dello Stato.

Epilogo provvisorio

Per ora restano fermi in un conto postale senza interessi, in attesa di essere incamerati dal Tesoro. Nessuno li ha mai reclamati, nessuno li ha mai spiegati. Ma otto anni dopo, quelle cinquanta banconote da 500 euro potrebbero tornare a chiedere conto: non più alla politica o alla procura ordinaria, ma alla giustizia contabile. 

pa.ga.

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