Attualità - 19 agosto 2025, 09:59

Ahmed Sh Abu Ajwa; il fotografo che racconta Gaza con la luce negli occhi

Ahmed Sh Abu Ajwa; il fotografo che racconta Gaza con la luce negli occhi

Nel cuore della Striscia di Gaza, dove il rumore delle esplosioni ha sostituito quello delle campane, vive e lavora Ahmed Sh Abu Ajwa, fotografo, narratore visivo e testimone instancabile di ciò che resiste. Ha 28 anni, ma la sua sensibilità sembra quella di chi ha vissuto cento vite. E forse è vero: in un luogo dove ogni giorno può essere l’ultimo, ogni scatto è una vita intera. Ahmed non ha studiato fotografia in accademie prestigiose. La sua scuola è stata la strada, il dolore, la speranza. Ha iniziato a scattare da adolescente, con una vecchia macchina fotografica regalatagli da uno zio. All’inizio erano immagini semplici come tramonti sul mare, bambini che giocavano tra le rovine, volti segnati ma fieri. Poi, col tempo, ha affinato il suo sguardo, trasformando la fotografia in uno strumento di resistenza culturale e umana.

Oggi collabora con diverse testate internazionali e ONG, ma non ha mai lasciato Gaza. “Potrei andarmene,” dice, “ma chi racconterebbe allora ciò che accade qui, giorno dopo giorno, senza filtri?” Le fotografie di Ahmed non cercano il sensazionalismo. Non mostrano il sangue, ma la vita che pulsa nonostante tutto. Ritrae madri che preparano il tè tra le macerie, bambini che disegnano il sole su muri sventrati, anziani che raccontano storie sotto cieli minacciosi. Ogni immagine è un atto di amore verso il suo popolo. Ogni scatto è una dichiarazione: “Esistiamo. E siamo più della nostra sofferenza.”

Il suo stile è sobrio, poetico, quasi cinematografico. Usa la luce naturale, predilige i toni caldi, e cerca sempre l’intimità dello sguardo. Non fotografa da lontano: si avvicina, parla, ascolta. E solo dopo scatta.

Nel 2023, Ahmed ha avuto la possibilità di esporre i suoi lavori in una mostra a Berlino. Per lui, è stato come respirare per la prima volta un’aria diversa. “Fuori da Gaza, ho capito quanto siamo invisibili,” ha raccontato. “La gente non sa. Non vede. E allora ho deciso che il mio lavoro non sarebbe solo arte, ma anche testimonianza.” Da allora, ha partecipato a diversi progetti internazionali, ma ha sempre scelto di tornare. Non per eroismo, ma per fedeltà a una missione: raccontare Gaza dall’interno, con gli occhi di chi ci vive. In un mondo che spesso riduce Gaza a una zona di guerra, Ahmed è capace di dimostrare la quotidianità che resiste.

In foto Ahmed Sh Abu Ajwa

Non c’è retorica nei suoi scatti, ma una delicatezza che commuove. Una bambina che legge sotto una lampada a batteria. Un uomo che ripara una bicicletta con pezzi di fortuna. Una coppia che si tiene per mano, mentre intorno tutto crolla: Ahmed non fotografa la guerra. Fotografa la vita che la sfida.

Le sue didascalie sono brevi, quasi sussurrate. Non spiegano, non giustificano. Lasciano spazio all’interpretazione, alla riflessione. “Non voglio dire cosa pensare,” spiega. “Voglio solo che si guardi. Che si senta. Che si capisca che dietro ogni immagine c’è una storia, una persona, un mondo.”

E mentre il mondo continua a voltarsi dall’altra parte, Ahmed continua a camminare. Con la sua macchina fotografica, con il suo sguardo gentile, con la convinzione che raccontare sia già un modo per cambiare.

Photo Credits Ahmed Sh Abu Ajwa

red.laprimalinea.it

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