Mentre il Paese rallenta per la pausa estiva, nelle carceri del Nordovest continua l’emergenza sicurezza. L’ultimo grave episodio si è verificato ieri mattina nella Casa circondariale 'Lorusso e Cutugno' di Torino: un agente della polizia penitenziaria è stato brutalmente aggredito da un detenuto sottoposto al regime di sorveglianza particolare. Secondo quanto riferito dall’Organizzazione sindacale autonoma di polizia penitenziaria-Osapp (in basso un sit-in sindacale a Torino) l’aggressore, recluso all’11esima sezione del padiglione B, avrebbe attirato l’agente per poi strattonarlo, sbatterlo contro il cancello della cella, graffiarlo al collo e tentare persino di soffocarlo. Solo la prontezza di riflessi dello stesso operatore avrebbe evitato conseguenze peggiori.
L’agente, ferito, è stato trasportato d’urgenza al pronto soccorso dell’ospedale Maria Vittoria di Torino, da dove è stato dimesso con cinque giorni di prognosi salvo complicazioni. È il 31esimo agente ferito dall’inizio dell’anno nel carcere torinese e la 22esima aggressione registrata nella sola struttura.
"La situazione nelle carceri piemontesi e liguri è totalmente fuori controllo – dichiara il segretario generale dell’Osapp, Leo Beneduci –. Da Aosta a Sanremo, da Cuneo a Genova, il sistema penitenziario è al collasso".
Il sindacato denuncia l'"assordante silenzio delle istituzioni” e accusa l’Amministrazione penitenziaria di approssimazione nella gestione del personale e dei detenuti. "Il personale di polizia penitenziaria – continua Beneduci – lavora in condizioni disumane, senza mezzi, senza organico sufficiente e senza tutele, mentre i detenuti più pericolosi restano liberi di muoversi e, nel regime di Alta Sicurezza (carcerati appartenenti alla criminalità organizzata: mafia, 'ndrangheta, camorra) riescono persino a effettuare 30 telefonate al mese".
Un’ulteriore denuncia dell'Osapp riguarda l’inasprimento e il continuo aumento delle sanzioni disciplinari nei confronti del personale, anche per infrazioni minime, mentre la responsabilità per le gravi disfunzioni verrebbe di fatto scaricata su chi esegue gli ordini. Beneduci cita in particolare il caso della rivolta dell'1 agosto 2024 all’Istituto penale minorile Ferrante Aporti di Torino, per la quale alcuni agenti sarebbero stati sanzionati nonostante l’aver evitato "con coraggio e sprezzo del pericolo" una possibile evasione di massa.
"Nel distretto penitenziario del Piemonte-Liguria-Valle d'Aosta - prosegue il sindacalista - a fronte degli evidenti segni di instabilità organizzativa di carceri, in cui detenuti sottoposti al regime dell'Alta Sicurezza continuano a spadroneggiare, liberi di muoversi, accade che in luogo del necessario innalzamento dei livelli di attenzione ed allarme, si assista ad un durissimo inasprimento, anche per dissattenzioni irrilevanti, dei procedimenti disciplinari e delle relative sanzioni nei confronti del personale del Corpo e come se la responsabilità di ciò che di grave vi accade sia da attribuire a chi esegue gli ordini e non a chi li emana, spesso senza neanche verificarne la fattibilità".
"Rinnoviamo l’appello – conclude Beneduci – al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni affinché si intervenga con serietà e competenza per ristabilire sicurezza, legalità e condizioni di lavoro accettabili all’interno degli istituti penitenziari. Ad oggi, tutto questo non è ancora accaduto".