Religio et Fides - 03 agosto 2025, 06:40

'L’essenziale', 2013 - Marco Mengoni

Lettura d'arte domenicale a cura di Don Paolo Quattrone

'L’essenziale', 2013 - Marco Mengoni

Tutte le letture ci conducono ad una riflessione: individuare l’essenziale, ciò che conta davvero e per cui vale la pena vivere. Nella prima, tratta da Qoelet, leggiamo: “vanità delle vanità: tutto è vanità… quale profitto viene all’uomo da tutta la sua fatica e dalle preoccupazioni del suo cuore, con cui si affanna sotto il sole?” Quante volte giunti a sera siamo stanchi, affannati, irritati e spesso dipende dal fatto che abbiamo tirato troppo la corda, non abbiamo avuto il coraggio di scegliere, di dire e di dirci dei no.

Ogni tanto occorre fermarci e domandarci, anche con l’aiuto di Dio, se è davvero necessario tutto ciò che facciamo, se forse non è il caso di rinunciare a qualcosa, di ritrovare le priorità, di fare sintesi. A proposito di stanchezza, mi piace spesso fare questo esempio: si può essere stanchi morti o stanchi vivi. Quando rientro a casa la sera dopo una giornata intensa come mi sento? È normale provare stanchezza, è segno che ci siamo impegnati ma vi sono occupazioni che, pur assorbendoci forze, ci danno anche soddisfazione, gioia e ci caricano. Al contrario vi sono situazioni che ci prosciugano e basta senza donarci nulla in cambio.

Del salmo 89 sottolineo questo passaggio nel quale si parla della vita e dello scorrere del tempo: “Mille anni, ai tuoi occhi, sono come il giorno di ieri che è passato, come un turno di veglia nella notte. Tu li sommergi: sono come un sogno al mattino, come l’erba che germoglia; al mattino fiorisce e germoglia, alla sera è falciata e secca. Insegnaci a contare i nostri giorni e acquisteremo un cuore saggio”. Parole che ci ricordano che il tempo vola, l’esistenza corre rapida e allora occorre chiedere a Dio di avere un cuore saggio cioè sapiente che sa distinguere ciò che dona davvero sapore alla nostra vita. Per individuare le priorità è sufficiente guardare a ciò che sono, al mio stato di vita. Sei genitore? Al primo posto c’è la cura della tua famiglia poi subito dopo il lavoro. Sei studente? Al primo posto c’è la scuola e poi tutto il resto.

Sei prete, sei un consacrato/a? Al primo posto ci sarà la tua relazione con Dio e con le persone a te affidate, c’è l’annunciare il Vangelo per ciò che sei, con le tue modalità e peculiarità. Sei sposato/a? Ancor prima dei tuoi figli al primo posto c’è il rapporto con il tuo lui o la tua lei. Spesso siamo sfasati, affannati, schizofrenici perché facciamo di tutto perdendo di vista il nostro specifico. Un cuore sapiente sa riconoscere il centro della propria vita e di conseguenza ciò che le conferisce sapore. Siamo davvero strani, sovente perdiamo di vista e trascuriamo la nostra vera essenza e così facendo ci svuotiamo ed ecco che poi andiamo a cercare cose, situazioni, svaghi più o meno sani per ritrovare un po' di sapore mentre basterebbe iniziare a vivere le priorità e specificità di ciascuno per ritrovare il gusto di ciò che sono e che faccio. Dalla seconda lettura san Paolo ci invita ad alzare lo sguardo: “Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù”.

Per individuare l’essenziale ci è di aiuto ricordare di tanto in tanto che non siamo eterni su questa terra ma lo saremo nell’aldilà e lì ci porteremo davvero l’essenziale, una semplice valigia con poche cose, le uniche che possiamo portare con noi e queste sono i gesti di bene e di amore che abbiamo saputo donare e accogliere. Tutto il resto rimane qui. È proprio ciò che ricorda Gesù dal brano di Vangelo dove afferma: “Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede”. Tra le forme d’arte vi è la musica ed è a lei che oggi attingo.

Vi propongo di ascoltare un brano di Marco Mengoni del 2013, L’essenziale. Vi sottolineo alcuni passaggi: “E mentre il mondo cade a pezzi io compongo nuovi spazi e desideri che appartengono anche a te che da sempre sei per me l'essenziale… Mentre il mondo cade a pezzi mi allontano dagli eccessi e dalle cattive abitudini, tornerò all'origine e torno a te, che sei per me l'essenziale”. Quando la vita sembra andare in frantumi o non riusciamo a tenerne insieme tutti i pezzi, sembra perdere sapore. E’ quindi il momento giusto per tornare all’essenziale, per ritrovare il cuore di ciò che siamo e delle nostre scelte di vita, è fare ordine, sintesi, è dirsi dei sì e dei no, è scegliere dove investire le energie, è riscoprire quali sono davvero le persone che contano ed è anche il momento per tornare a Dio. 

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Letture d’arte è un’idea nata dieci anni fa che don Quattrone ha realizzato e che sta portando avanti per il settimanale Il Corriere della Valle della Diocesi di Aosta. Si tratta del commento delle letture della domenica compiendo un viaggio nello sconfinato panorama della storia dell’arte. Ogni settimana accosta la Parola di Dio della domenica ad un’opera, spaziando in varie forme espressive quali la pittura, la scultura, l’installazione, la fotografia, l’architettura. Si tratta di un percorso che si muove nelle varie epoche, senza pregiudizi, scoprendo la forza e la bellezza non solo dell’arte antica ma anche di quella moderna e contemporanea. Questo cammino è iniziato quasi per gioco e sulla scia degli studi compiuti all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano dove Paolo Quattrone si è laureato nel 2008. La sfida è quella di riscoprire l’arte come canale privilegiato per rientrare in noi stessi, parlare di Dio e andare a Lui. Il pensiero di fondo che caratterizza questa esperienza è quello che un’opera d’arte è tale nel momento in cui riesce a farci andare oltre la superficie, oltre la realtà. L’artista, come sosteneva Kandinskij, è un sacerdote che ha la missione di aprirci una finestra verso l’oltre, per farci accorgere che esiste una dimensione spirituale, per aiutarci ad esplorare i sentieri dello spirito. Questo ha portato don Quattrone ad affermare senza ombra di dubbio che tutta l’arte è sacra. E’ un errore immenso distinguere tra arte sacra e profana! Esiste l’arte religiosa e non, ma non è il soggetto rappresentato che rende sacra o meno una pittura, una scultura, un brano musicale o un film ma è ciò che trasmette, l’energia, la forza che suscita nel cuore dello spettatore. Questa esperienza è possibile non soltanto ammirando opere a soggetto religioso ma anche contemplando quadri, sculture, installazioni che apparentemente sembrano non comunicare nulla di profondo. Un’opera d’arte è tale quando acquista una sua autonomia, una vita propria, quando riesce a far compiere all’osservatore riflessioni e percorsi che vanno oltre le intenzioni dell’autore. Accostare Parola di Dio e arte vuol dire far convivere due canali che hanno la finalità di farci andare oltre la superficie, che conducono l’uomo a pensare, a scoprire la dimensione spirituale della propria esistenza.  

don Paolo Quattrone-red.laprimalinea.it

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