Giornalista raffinato e scrittore sensibile, Cerdà ci regala una narrazione potente, capace di scuotere coscienze e risvegliare domande sopite. Il libro, uscito il 3 giugno di questo anno, si presenta come un mosaico di vite e frammenti: storie vere, archiviate nei silenzi dell’oblio, che Cerdà porta alla luce con un linguaggio asciutto ma profondamente empatico. Il rigore giornalistico che lo contraddistingue si sposa qui con una scrittura immersiva, che trascina il lettore nel cuore della Spagna franchista, tra i meccanismi della censura, le vittime della repressione e la costruzione sistematica della propaganda.
Ma la forza di Presenti non sta solo nella documentazione minuziosa: risiede soprattutto nella sua capacità di farci vedere come le dinamiche autoritarie e la distorsione della memoria storica siano tematiche ancora attuali, riconoscibili in molte pieghe della società contemporanea. Attraverso queste pagine, Cerdà ci costringe a chiederci: cosa significa davvero essere “presenti” di fronte alla storia? Essere presenti è rifiutare l'indifferenza, è non voltarsi dall’altra parte quando la verità viene cancellata. È riconoscere che il passato non è passato, ma continua a vibrare sotto la superficie dell’oggi, nelle ferite non rimarginate, nei vuoti lasciati da chi non ha mai potuto raccontare la propria versione dei fatti.
Il libro, spiazzante e commovente, mette in discussione le nostre certezze e ci invita a non restare spettatori passivi. È un monito ma anche una speranza; coltivare la memoria significa anche prendersi cura della libertà. Presenti non è solo un'opera letteraria. È un atto civile, un gesto di resistenza, un invito pressante ad ascoltare le voci che il tempo – o la paura – hanno tentato di zittire.