Una mobilitazione "durissima, su tutti i piani compresi quelli istituzionale e legale" è quanto annuncia l’Osapp, il sindacato autonomo della Polizia Penitenziaria, denunciando una situazione ormai fuori controllo negli istituti di pena italiani e in particolare nel distretto che comprende Valle d'Aosta, Piemonte e Liguria.
A parlare è il segretario generale Osapp, Leo Beneduci: "Non siamo disperati, siamo arrabbiati. Chi ha ridotto la Polizia Penitenziaria in queste condizioni dovrà assumersi le proprie responsabilità, politiche e morali. Straordinari non pagati, carceri fuori controllo, personale del tutto abbandonato a se stesso tranne pochissimi privilegiati".
I numeri diffusi dal sindacato parlano da soli: nelle tre regioni si registra un disavanzo di oltre 589 anni di lavoro complessivi tra straordinari, riposi settimanali e congedi ordinari non fruiti. Un totale che equivale a circa 215.000 giornate lavorative, ignorate – secondo l’Osapp – dall’Amministrazione penitenziaria e dallo Stato.
Di queste, 116.000 ore di straordinario risultano mai retribuite, pari a 19.333 giornate, l’equivalente di 52 anni di lavoro obbligato e non pagato. Un dato che Beneduci attribuisce alla "pessima gestione dei precedenti vertici dell'amministrazione penitenziaria centrale – il Dap – alcuni dei quali tuttora presenti, indenni e lautamente retribuiti ai massimi livelli".
Ma la denuncia dell’Osapp non si ferma alla questione economica. A preoccupare è anche la condizione quotidiana in cui operano gli agenti: "La vergogna più grande riguarda la condizione lavorativa e umana del personale – incalza Beneduci – che oltre a non essere riconosciuto dalle istituzioni, viene quotidianamente aggredito, offeso e svilito da una popolazione detenuta che sfoga sugli agenti le colpe di un sistema allo sfascio".
Le condizioni di lavoro sono estreme: ambienti malsani, temperature roventi, carenze strutturali (a volte manca persino l'acqua corrente), organici ridotti all’osso e turni che possono arrivare a 12, 14, persino 16 ore giornaliere.
Un quadro di dissesto, secondo l’Osapp, che potrebbe presto avere ricadute anche fuori dalle mura carcerarie. "Quanto risulta del tutto incomprensibile alla politica – conclude Beneduci – è che il dissesto del sistema penitenziario, mai assurto agli attuali livelli, andrà presto a colpire la sicurezza e la civile convivenza dei comuni cittadini. Per tali ragioni, come sindacato, non possiamo restare a guardare immobili e in silenzio".