Cronaca - 27 giugno 2025, 07:54

Polizia penitenziaria allo stremo, l’Osapp annuncia 'mobilitazione durissima'

Beneduci: 'siamo al collasso ma chi ci ha ridotti così dovrà assumersi le proprie responsabilità'

Mezzi di soccorso entrano nel carcere di Brissogne la sera del 16 maggio scorso durante un episodio di rivolta messo in atto da alcuni detenuti

Mezzi di soccorso entrano nel carcere di Brissogne la sera del 16 maggio scorso durante un episodio di rivolta messo in atto da alcuni detenuti

Una mobilitazione "durissima, su tutti i piani compresi quelli istituzionale e legale" è quanto annuncia l’Osapp, il sindacato autonomo della Polizia Penitenziaria, denunciando una situazione ormai fuori controllo negli istituti di pena italiani e in particolare nel distretto che comprende Valle d'Aosta, Piemonte e Liguria.

A parlare è il segretario generale Osapp, Leo Beneduci: "Non siamo disperati, siamo arrabbiati. Chi ha ridotto la Polizia Penitenziaria in queste condizioni dovrà assumersi le proprie responsabilità, politiche e morali. Straordinari non pagati, carceri fuori controllo, personale del tutto abbandonato a se stesso tranne pochissimi privilegiati".

I numeri diffusi dal sindacato parlano da soli: nelle tre regioni si registra un disavanzo di oltre 589 anni di lavoro complessivi tra straordinari, riposi settimanali e congedi ordinari non fruiti. Un totale che equivale a circa 215.000 giornate lavorative, ignorate – secondo l’Osapp – dall’Amministrazione penitenziaria e dallo Stato.

Di queste, 116.000 ore di straordinario risultano mai retribuite, pari a 19.333 giornate, l’equivalente di 52 anni di lavoro obbligato e non pagato. Un dato che Beneduci attribuisce alla "pessima gestione dei precedenti vertici dell'amministrazione penitenziaria centrale – il Dap – alcuni dei quali tuttora presenti, indenni e lautamente retribuiti ai massimi livelli".

Ma la denuncia dell’Osapp non si ferma alla questione economica. A preoccupare è anche la condizione quotidiana in cui operano gli agenti: "La vergogna più grande riguarda la condizione lavorativa e umana del personale – incalza Beneduci – che oltre a non essere riconosciuto dalle istituzioni, viene quotidianamente aggredito, offeso e svilito da una popolazione detenuta che sfoga sugli agenti le colpe di un sistema allo sfascio".

Le condizioni di lavoro sono estreme: ambienti malsani, temperature roventi, carenze strutturali (a volte manca persino l'acqua corrente), organici ridotti all’osso e turni che possono arrivare a 12, 14, persino 16 ore giornaliere.

Un quadro di dissesto, secondo l’Osapp, che potrebbe presto avere ricadute anche fuori dalle mura carcerarie. "Quanto risulta del tutto incomprensibile alla politica – conclude Beneduci – è che il dissesto del sistema penitenziario, mai assurto agli attuali livelli, andrà presto a colpire la sicurezza e la civile convivenza dei comuni cittadini. Per tali ragioni, come sindacato, non possiamo restare a guardare immobili e in silenzio".

pa.ga.

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