"Questo libro non porta messaggio politico nè giudizio morale alcuno. E' un'esplorazione in cui ci si può riconoscere e si possono riconoscere gli altri". Venerdì 20 maggio, nello spazio culturale Plus (ex Cittadella dei Giovani), il docente e scrittore aostano Pierluigi Vuillermin ha descritto così il suo nuovo volume 'Tre gatti. Un ragazzo' (CN, 2025), che conclude idealmente quella che l’autore definisce la sua “trilogia dell’orfanitudine”, aperta con 'Dopo Palanka' (Manni, 2012) e proseguita con 'Come una pietra che cade' (Mimesis, 2020).
Insegnante di filosofia e storia nei licei, Vuillermin vive e lavora ad Aosta e ancora una volta sceglie di ambientare le sue storie nell’immaginaria “città di A.”, luogo tanto surreale quanto familiare, già teatro delle sue precedenti opere. In questa cornice - ha spiegato dialogando con Stefano Tringali, titolare della libreria Aubert di Aosta - si muovono i protagonisti di quaranta racconti brevi: tre gatti – Bento, Sirio e Chat-Badà (due reali, il terzo immaginario) – e un ragazzo orfano, che cercano insieme di dare un senso alla perdita, alla solitudine e all’esistenza.
Con una scrittura sospesa tra la favola filosofica e l’osservazione ironica, 'Tre gatti. Un ragazzo' mette in scena “avventure minime”, spiega l'autore, incontri con personaggi noti e meno noti, parabole del quotidiano dove nulla è eroico e tutto è semplice, fragile, anche divertente e talvolta malinconico. "Le imprese dei tre gatti - ha ricordato l’autore – forse non meritano nemmeno di essere ricordate. Ma a volte, inseguire i sussurri di una voce interiore è già un buon motivo per raccontare e provare a farlo è certamente un ottimo esercizio di sopravvivenza".
Il pubblico di Plus ha apprezzato il tono lieve ma mai superficiale dell’incontro, che ha toccato i temi centrali del libro: il senso della mancanza, il bisogno di legami, la fragilità dell’identità. 'Tre gatti. Un ragazzo' è disponibile dal 6 giugno in libreria e sulle principali piattaforme online.
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