Religio et Fides - 08 giugno 2025, 07:00

'Ti accende!', 2025

Lettura d'arte domenicale a cura di Don Paolo Quattrone

'Ti accende!', 2025

Domenica scorsa, in occasione della solennità dell’Ascensione, ho sottolineato che Dio è infinito, lo è il suo campo d’azione e se stiamo attenti possiamo percepire nella realtà i segni concreti della sua presenza e del suo agire. La solennità di Pentecoste, con la quale si chiude il tempo di Pasqua, ci ricorda come Dio agisce. Lo fa attraverso lo Spirito Santo: Egli è la scintilla di vita che ha dato origine all’universo e a tutto ciò che ne è conseguito; è Colui che ha ispirato coloro che hanno redatto i testi della Bibbia.

Attraverso la sua opera Gesù si è fatto uomo e lo Spirito Santo anima la preghiera personale e comunitaria; è per mezzo suo che il pane ed il vino vengono consacrati e che riceviamo gli altri sacramenti; è grazie alla sua forza che tanti uomini e donne nel mondo cercando di costruire il bene e di mettere amore. Possiamo definire lo Spirito Santo come la componente creativa ed energica attraverso la quale la Trinità nel suo insieme e nel suo infinito amore agisce nella storia umana.

Nel brano di Vangelo Gesù definisce lo Spirito come il Paraclito che deriva dal greco παρα (parà) 'presso' e καλέω (kaleo) 'chiamo', è Colui che è chiamato 'vicino'. Dio che è infinito riesce a farsi vicino e agisce attraverso lo Spirito Santo. Per questa ragione che è importante invocarlo quotidianamente al fine di sentirci mai soli e sguarniti di risorse per affrontare la vita reale.

Il termine Spirito viene dall’ebraico רוח (ruah) che significa soffio o vento. La Trinità nel suo insieme non si può incasellare perché è infinto amore e in particolar modo lo Spirito Santo che, come il vento, non si può contenere e delimitare.

Come troviamo scritto nel Vangelo di Giovanni (Gv 3,8) Gesù dialogando con Nicodemo afferma: “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito".

La forza creatrice ed energica dello Spirito Santo viene descritta con efficacia nel brano della prima lettura ove sugli apostoli e Maria viene all'improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso e che riempie tutta la casa dove stavano. Appaiono su di loro delle lingue di fuoco e infine tutti cominciano a parlare in diverse lingue. Il vento impetuoso ci ricorda che lo Spirito Santo è energia divina da invocare per avere le forze necessarie nell’ affrontare le sfide quotidiane, nel cercare di amare e nella scelta tra il bene. Ci ricorda di perseverare nella fede e nelle scelte di vita. Le lingue di fuoco che si posano sugli apostoli e Maria ci rammentano che lo Spirito Santo è Colui che ci tiene accesi nella fede, nell’amore e nella speranza perché a volte ci spegniamo, ci scoraggiamo, ci infiacchiamo.

Ogni anno con i ragazzi della cresima ideiamo la maglietta che indosseranno il giorno della loro confermazione. Si tratta di giovani ragazzi che iniziano la prima superiore, di conseguenza è bello vederli vestiti in modo semplice ed informale senza tanti fronzoli o “elengantismi” eccessivi. L’immagine che abbiamo realizzato quest’anno vuole richiamare un’esplosione, una detonazione, degli sprizzi di colore danno l’idea dell’innesco di un evento generativo e creativo, una sorta di Big Bang divino e al centro vi è la scritta: ti accende!'. Parole naturalmente riferite allo Spirito Santo che è davvero Colui che dobbiamo imparare ad invocare ogni giorno e anche più volte per accenderci, per far scaturire in noi quella scintilla necessaria per poi metterci in moto per pregare, per amare, per impegnarci per il bene ed il bello, per donarci l’entusiasmo (parola molto bella che deriva dal greco εν (en) 'dentro' e θεός (zeos) 'dio' cioè avere Dio dentro).

Tornando al brano della prima lettura colpisce che tutti inizino a parlare in diverse lingue e mi piace pensare che lo Spirito Santo in noi compie meraviglie differenti, ogni persona è diversa e invocarlo ci aiuta a non divenire delle fotocopie bensì a vivere ciò che siamo e le nostre scelte in modo unico, personale ed originale; non esiste un’ideale di sposo/a, di genitore, di prete, di consacrato/a, di studente/ssa, di figlio/, di cristiano/a, di professionista.

Vi sono certamente delle responsabilità proprie in una scelta, di uno stato di vita però poi ognuno deve chiedere allo Spirito Santo di incarnarle ed intrepretarle nella realtà nella quale vive senza uniformarsi, senza appiattirsi, senza incasellarsi in modelli e forme che rischiano di renderci chiusi, spenti e rigidi.

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Letture d’arte è un’idea nata dieci anni fa che don Quattrone ha realizzato e che sta portando avanti per il settimanale Il Corriere della Valle della Diocesi di Aosta. Si tratta del commento delle letture della domenica compiendo un viaggio nello sconfinato panorama della storia dell’arte. Ogni settimana accosta la Parola di Dio della domenica ad un’opera, spaziando in varie forme espressive quali la pittura, la scultura, l’installazione, la fotografia, l’architettura. Si tratta di un percorso che si muove nelle varie epoche, senza pregiudizi, scoprendo la forza e la bellezza non solo dell’arte antica ma anche di quella moderna e contemporanea. Questo cammino è iniziato quasi per gioco e sulla scia degli studi compiuti all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano dove Paolo Quattrone si è laureato nel 2008. La sfida è quella di riscoprire l’arte come canale privilegiato per rientrare in noi stessi, parlare di Dio e andare a Lui. Il pensiero di fondo che caratterizza questa esperienza è quello che un’opera d’arte è tale nel momento in cui riesce a farci andare oltre la superficie, oltre la realtà. L’artista, come sosteneva Kandinskij, è un sacerdote che ha la missione di aprirci una finestra verso l’oltre, per farci accorgere che esiste una dimensione spirituale, per aiutarci ad esplorare i sentieri dello spirito. Questo ha portato don Quattrone ad affermare senza ombra di dubbio che tutta l’arte è sacra. E’ un errore immenso distinguere tra arte sacra e profana! Esiste l’arte religiosa e non, ma non è il soggetto rappresentato che rende sacra o meno una pittura, una scultura, un brano musicale o un film ma è ciò che trasmette, l’energia, la forza che suscita nel cuore dello spettatore. Questa esperienza è possibile non soltanto ammirando opere a soggetto religioso ma anche contemplando quadri, sculture, installazioni che apparentemente sembrano non comunicare nulla di profondo. Un’opera d’arte è tale quando acquista una sua autonomia, una vita propria, quando riesce a far compiere all’osservatore riflessioni e percorsi che vanno oltre le intenzioni dell’autore. Accostare Parola di Dio e arte vuol dire far convivere due canali che hanno la finalità di farci andare oltre la superficie, che conducono l’uomo a pensare, a scoprire la dimensione spirituale della propria esistenza.  

don Paolo Quattrone-red.laprimalinea.it

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