“A pochi giorni dal referendum dell’8 e 9 giugno, chiediamo ai cittadini di fare la propria parte, affermando l’importanza del diritto di voto ed indicando la direzione verso la quale auspicano che vada il nostro Paese, perché – come afferma uno storico slogan di Cittadinanzattiva – “fare i cittadini è il modo migliore di esserlo”. E' quanto dichiara Laura Liberto, coordinatrice nazionale Giustizia per i diritti di Cittadinanzattiva, che aderisce sin dal primo momento al comitato promotore del referendum sulla cittadinanza.
"Crediamo che la partecipazione al voto possa essere una risposta importante rispetto ai tentativi di svilimento dello strumento referendario - afferma Liberto -alla scarsa informazione da parte dei mass media e agli inviti all'astensione, anche da parte di alte cariche dello Stato”.
“Nel corso della campagna referendaria - prosegue - abbiamo dato vita a una straordinaria mobilitazione dei nostri territori, realizzando oltre 60 iniziative pubbliche dal Nord al Sud del Paese, alle quali se ne aggiungeranno altre nei prossimi giorni. Una mobilitazione che riafferma il nostro impegno di anni sul tema della cittadinanza, della piena inclusione delle persone con background migratorio, promosso con la campagna 'Obiettivo cittadinanza' assieme al movimento degli Italiani senza cittadinanza e attraverso la nostra attività di tutela a supporto di centinaia di persone alla prese con il farraginoso e lunghissimo iter di accesso allo status di cittadino”.
Su 400 segnalazioni relative a domande di cittadinanza gestite nell'ultimo anno da Cittadinanzattiva attraverso la campagna 'Obiettivo cittadinanza', oltre la metà riguardano il tema della residenza. Un requisito che, di frequente, è difficile da dimostrare, anche perché spesso interrotto a causa di svariati intoppi burocratici, che aumentano e rendono indefiniti e lunghissimi i tempi per poter presentare la domanda e ottenere una risposta. Il quesito referendario interviene proprio su questo requisito, riducendo da 10 a cinque gli anni di residenza necessari per poter presentare la domanda di cittadinanza da parte di chi proviene da paesi extra UE.
La vittoria del SI’, quindi, comporterebbe una modifica significativa e concreta alla legge 91/92, aprirebbe la possibilità a centinaia di migliaia di persone - che in questo paese hanno la loro vita ed ai loro figli minori che nascono e crescono in Italia - di veder semplificato l'accesso allo status di cittadino.
“Nessun automatismo, nessuna cittadinanza facile - conclude Laura Liberto - perché tutti gli altri requisiti, dal reddito, alla conoscenza della lingua all'assenza di precedenti penali e di pericolosità sociale restano inalterati, si tratta semplicemente di riconoscere chi già è parte integrante di questa società. La vittoria del SI’ sarebbe quindi un primo importante passo con ricadute concrete sulla vita di persone che sono i nostri vicini di casa, i compagni di scuola dei nostri figli, i nostri colleghi di lavoro ed un segnale dei cittadini sul presente e il futuro di questo Paese e sulla necessità di proseguire avviando un percorso di riforma della legge 91”.